Bagheria, il comune più popoloso del circondario di Palermo, è chiamata “città delle ville” perché nel corso del XVIII secolo molte famiglie dell'aristocrazia palermitana stabilirono qui la propria residenza estiva e fecero a gara per costruire il palazzo migliore, più bello e pregiato sul piano architettonico. Il fiorire di questi edifici, di ispirazione barocca, ha conformato la città storica. Oggi alcune di quelle ville sono in precarie condizioni e altre hanno cambiato uso: per esempio Villa Cattolica è divenuta sede della collezione d'arte dedicata al pittore Renato Guttuso e la Certosa di Villa Butera ospita il Museo del Giocattolo.
L'espansione urbana è avvenuta in modo progressivo, in particolare a partire dagli ultimi anni dell'800 quando al comune di Bagheria fu unita la borgata marinara di Aspra. E alla città delle ville si sono via via aggiunti quartieri residenziali, che nelle parti più periferiche sono di carattere popolare e di edilizia pubblica.
Attualmente la città conta nove parrocchie e due di esse, San Giovanni Bosco e la Trasfigurazione, non hanno ancora una chiesa propria. La prima di queste due, San Giovanni Bosco, sulla carta è stata istituita nel 1986 per servire quattro zone cittadine: contrada Monaco, Dante, Fiat e villa Cattolica. Ma solo dall'anno 2000, allo scopo di dare assistenza religiosa al rione popolare di contrada Monaco, nella parrocchia s'è cominciato a celebrare la Messa domenicale in un'aula messa provvisoriamente a disposizione dalla scuola elementare Don Giuseppe Puglisi. Ne è conseguita la necessità di dare continuità all'opera pastorale, e a tale scopo sono stati affittati due magazzini seminterrati in via Dante Alighieri: uno è adibito ad aula liturgica e l'altro ad ambiente di servizio.
Il numero di parrocchiani ha continuato ad aumentare e oggi conta circa settemila persone; vi sono molte giovani famiglie con figli e la tendenza è a una continua crescita. In tali condizioni l'urgenza di erigere un apposito complesso edilizio si è fatta di anno in anno più pressante. Finalmente nel settembre 2019, grazie alla collaborazione tra Arcidiocesi e Conferenza Episcopale Italiana, la parrocchia è stata in grado di acquisire un terreno ove realizzare l'agognato nuovo complesso: un lotto sito tra le vie Bagnara e Monaco I, non distante dal luogo ove si trovano i locali attualmente usati in via Dante.
La preparazione e il concorso
Una volta deciso di adottare lo strumento del concorso nazionale allo scopo di individuare il volto architettonico del nuovo centro, per impostarlo al meglio s'è aperto un ampio dialogo nella comunità parrocchiale articolato in incontri e conferenze svolti anche attraverso una pagina online, www.percorsoceibagheria.it . Questa, rimasta attiva sino alla conclusione dell'iter concorsuale, ha informato sul succedersi degli avvenimenti e ha resi disponibili diversi documenti sulle fondamentali tematiche liturgiche, teologiche, architettoniche, artistiche. Dalla primavera del 2020 sono state organizzate passeggiate nella zona dove sarebbe sorto il nuovo complesso; si sono tenuti incontri con esperti quali p. Giacomo Costa SJ e Paolo Fogliazzo per approfondire i contenuti dell'enciclica “Laudato si'”, poiché la nuova edificazione avrebbe dovuto porsi come esempio di sostenibilità ambientale; tematiche di carattere liturgico e architettonico sono state affrontate dal Direttore dell'ufficio liturgico diocesano, Don Giosuè Lo Bue insieme con l'Arch Francesca Daprà e con l'Arch. Antonio Cellura; sono stati vagliati approcci e utilizzi possibili dell'arte contemporanea; sono stati coinvolti anche i bambini che hanno preparato disegni per esporre la loro idea di chiesa.
Tutte queste attività hanno portato a diramare, il 25 novembre 2020, l'avviso di manifestazione di interesse invitando gruppi di progettazione a candidarsi per accedere al concorso, e a pubblicare, il 30 novembre 2020, il Documento Preliminare alla Progettazione (DPP).
Nel DPP tra l'altro si chiede questo: che nei locali parrocchiali possano trovar posto i gruppi Caritas, Agape, Laboratorio terza età, Mani al cielo, Confraternita Maria Madre della Tenerezza, Scout, e che vi si possano svolgere Lectiones divinae e laboratori artigianali, oltre alle usuali attività pastorali; che, oltre alla canonica, vi sia anche una Locanda del Samaritano per alloggiare in via temporanea due famiglie in stato di necessità; che i materiali scelti siano ecosostenibili e che la luce naturale abbia un ruolo fondamentale, sia sul piano funzionale, sia sul piano simbolico (una necessità particolarmente sentita dal momento che la comunità da anni celebra in un seminterrato); che vi sia un campanile facilmente accessibile; che vi siano spazi per giochi; che nella chiesa sia evidente il percorso dal portale all'altare e che il popolo possa raccgliersi attorno a quest'ultimo, specificando che è preferibile prevedere “banchi da n. 5 o n. 6 posti, escludendo postazioni singole o di minori dimensioni”; che dal sagrato tutti gli ambieti siano facilmente accessibili e che il nuovo complesso sia ben visibile dalle due vie parallele entro le quali si colloca “in modo da anteporre alla frammentarietà e disarticolazione del tessuto urbano un segno architettonico di unità”; che gli spazi esterni riecheggino il Giardino della Resurrezione.
Le fasi del concorso
Rispondendo all'invito diramato dall'Arcidiocesi, hanno presentato la propria candidatura 108 gruppi di progettazione, con coordinatori provenienti in prevalenza dalla Sicilia (per il 32 percento) ma anche da: Lazio (il 14 percento), Lombardia (13 percento), Campania (9 percento), Calabria e Toscana (6 percento), Emilia Romagna (4 percento). Tra questi ne sono stati selezionati sedici, per i quali il 21 gennaio 2021 si è svolta la riunione informativa con sopralluogo (per via telematica), con la partecipazione dell'arcivescovo Mons. Corrado Lorefice, del direttore dell’Ufficio Nazionale BCE Don Valerio Pennasso, dell'incaricato diocesano per l'edilizia di culto Don Raimondo Abbandoni, del parroco Don Francesco Galioto, dell’animatore delle attività partecipative della comunità Arch. Davide Fusari e del responsabile del procedimento Ing. Alessio Ribaudo. Tutti i gruppi selezionati hanno presentato la loro proposta progettuale entro la data prefissata: 14 maggio 2021.
Successivamente è stata individuata la Giuria esaminatrice, della cui composizione ha dato notizia l'arcivescovo di Palermo, con decreto in data 21 aprile 2021. Le conclusioni cui è giunta la Giuria sono state comunicate dall'Arcidiocesi il 10 giugno 2021: il progetto prescelto è stato quello del gruppo coordinato da Domenico Tripodi, dell'Ordine degli Architetti di Milano; inoltre è stata assegnata una menzione per il “riuscito tentativo di lavorare su temi e figure proprie della storia dell'architettura siciliana e nello specifico palermitana” al gruppo coordinato da Edoardo Milesi dell'Ordine degli Architetti di Bergamo e un'altra menzione è stata assegnata, per l'originale “interpretazione del rivestimento in maiolica della volta di copertura, tipico delle cupole dell'architettura siciliana” al progetto del gruppo coordinato da Christian Rocchi dell'Ordine degli Architetti di Roma.
Il sito
Il lotto acquistato dalla Parrocchia ha forma di parallelogramma quasi regolare con un'estensione di circa 3 mila mq.
A est confina con via Bagnera, una via ampia, costeggiata da pini, e la zona urbana che attraversa è di edilizia privata di tipo misto, con residenze e spazi commerciali. A ovest dà su via Monaco I che, di ampiezza ridotta e scarsa intensità di traffico, delimita la zona della città dove prevalgono fabbricati di edilizia pubblica. Attualmente il lotto è attraversato da un passaggio pedonale che si pone come segno di raccordo tra quelle due zone. Non lontani vi sono diversi parcheggi liberi.
Il progetto vincitore
La proposta elaborata dal gruppo vincitore, coordinato dall'Arch. Domenico Tripodi – composto inoltre da: Prof. Arch. Fabio Capanni (progettista), Prof. Giorgio Bonaccorso (liturgista), M° Mikayel Ohanjanyan (artista) e Arch. Pietro Nimis (artista) – ha interpretato in modo puntuale le indicazioni del DPP.
Lo spazio del sagrato ne è il baricentro e si presenta aperto verso via Bagnera ed è definito a sinistra (lato sud) dal volume col salone parrocchiale, e a destra (lato nord) dal preminente volume della chiesa. Questa è ben contraddistinta non solo dalle sue dimensioni ma anche dalla figura del tetto a due spioventi e dal campanile che vi si accosta sul fianco destro, discretamente elevandosi al di sopra di tutto il complesso.
Risulta evidente l'originale soluzione del duplice portale della chiesa, articolato secondo due direzioni ortogonali: la porta principale si apre in asse col percorso centrale che all'interno riconduce all'altare, e un'altra porta, attigua e ortogonale alla prima, introduce alla cappella dedicata a san Giovanni Bosco.
Il raccordo con l'altra parte del quartiere, su via Monaco I, è ottenuto grazie a un'ampia apertura sul terzo lato del sagrato (verso ovest), in cui si mantiene il passaggio segnato dal sentiero che oggi attraversa il lotto: in pratica quel camminamento è assunto come uno dei motivi ispiratori del progetto.
Una differenza cromatica e materica scandisce in alzato i due livelli che distinguono tutti i fabbricati: nella parte bassa il rivestimento esterno è in pietra locale (Pietra d'Aspra, un tufo calcareo di color ocra), mentre nella parte superiore le superfici sono intonacate con colore chiaro.
La facciata del campanile verso strada e altre porzioni della parte superiore del complesso che guardano verso il sagrato, presentano un grigliato in mattoni elaborato con gusto non lontano da quello dell'ornamentazione araba, ben conosciuta nella storia dell'isola: ma qui il disegno ripetuto è quello della croce greca. In questo modo il luogo risulta nettamente qualificato, grazie alla tradizionale copertura a doppia falda della chiesa sulla cui facciata svetta la croce, grazie alle ampie porzioni di pareti disseminate di tagli a croce, e grazie alla ben visibile presenza del campanile.
Insieme con la reiterazione dei segni, quel che rende eloquente il complesso è il disegno che ne fa una “domus ecclesiae” per i nostri giorni. Come è scritto nel progetto: “Nella semplicità delle sue parti, è lo spazio stesso, nel suo articolarsi in un discorso continuo ma variegato, a evocare la realtà che trascende la fisicità. È casa nell’accogliere, con le sue molteplici aperture. È chiesa nell’elevare, nella celebrazione. È tabernacolo nel diffondere ovunque una luminosità che protegge. Una sola luce, tanti luoghi; una sola ispirazione, tanti momenti in cui si esplicita in forme e modalità differenti; una comunità, tante azioni in cui si ritrova: nel celebrare, nel contemplare, nel dialogare, nell’esercitare la carità, nel confrontarsi al proprio interno e col resto della città”.
La facciata della chiesa è composta da due settori protesi ai lati così da formare un abbraccio e un invito a entrare. Una fenditura centrale ne segna la metà e coincide col colmo del tetto. Dal sagrato si entra attraverso il duplice ingresso: procedendo in via assiale si giunge all'altare, dirigendosi a sinistra si accede all'ambito, illuminato da una vetrata laterale a tutta altezza, dove sta l'effigie di san Giovanni Bosco.
Sulla destra dell'ingresso sono poste le penitenzierie. I banchi nell'aula sono disposti in sei settori convergenti verso l'altare e la parete di fondo è divisa in due settori sfalsati, così da lasciare spazio a una vetrata che, disposta sul sul prolungamento dell'asse centrale della chiesa, dà luce all'icona della Madonna, collocata su un piedistallo a sinistra del presbiterio. Accanto a questa si trova il coro e quindi, all'estremità sinistra dell'aula, la cappella eucaristica, col tabernacolo ben visibile sin dall'entrata della chiesa. Sul lato opposto, alla destra della parete di fondo, sta lo spazio del fonte battesimale, dotato anche di ingresso proprio e posto sotto il volume del campanile.
Un'ampia apertura circolare sulla falda destra della copertura, cioè verso est, illumina la pedana d'altare.
Anche la cappella eucaristica, pur totalmente aperta verso l'aula celebrativa, è dotata di un ingresso proprio. Questo la mette in comunicazione diretta con la sacrestia e col seguito di locali ubicati al piano terra: l'ufficio del parroco e poi le aule per i gruppi. Il braccio del complesso che corre lungo via Monaco I si interrompe per lasciare il passaggio che unisce il centro parrocchiale alla parte ovest della città, e riprende più avanti con altri locali destinati ai gruppi parrocchiali e con la “Locanda del Samaritano”, a sua volta dotata di ingresso proprio. Sul lato sud, un atrio separa questi locali dal volume che contiene il salone parrocchiale, e in continuità con l'atrio è lasciato uno spazio disponibile per i giochi dei bambini.
Se la chiesa è il volume maggiore ed eminente del complesso, è anche l'unico il cui spazio si sviluppa a tutta altezza. Tutte le altre parti dispongono di un secondo, superiore livello la cui continuità non è interrotta da varchi.
Sopra la zona della sagrestia è ubicata la canonica e, proseguendo lungo il corridoio che, guardando verso il sagrato unisce tutti gli ambiti del piano superiore, si incontrano i diversi locali destinati al catechismo e alle altre attività parrocchiali, sino a giungere a un terrazzo aperto, posto sopra il salone parrocchiale. Ovviamente il sagrato è disponibile per officiare all'occorrenza celebrazioni all'aperto.
Un aspetto qualificante di tale progetto è l'essere pensato per essere realizzato in parte, in argilla cruda, un'antichissima tecnica costruttiva rimasta in vigore in diverse regioni del mondo e del nostro Paese.
All'interno della chiesa, i poli liturgici sono costituiti da semplici elementi in marmo chiaro le cui superfici sono attraversate da fenditure tra loro collegate da cavi di acciaio: ciò che è disperso si raccoglie e saldamente ritrova unità nel segno della croce. Il tabernacolo invece si presenta come un cubo dalle facce dorate, attraversate da leggere onde circolari che, tra loro intersecandosi, mettono in risalto la croce centrale.
La figura del Crocefisso interpreta l'uomo dei dolori col colore brunito della superficie ma questa, riflettendo i raggi del vicino lucernario, si pone anche come presagio di risurrezione.
Nel complesso si tratta di un progetto dalle linee semplici, ben riconoscibili, raccolto attorno al sagrato, dotato di un'attenta distribuzione degli spazi, elaborato in modo tale da sfruttare al meglio materiali e soluzioni architettoniche e ingegneristiche al fine di moderare le temperature interne. minimizzando l'uso di strumentazioni tecniche: l'argilla cruda infatti è un materiale traspirante, purifica l'aria e permette la regolazione naturale del clima interno. La distribuzione delle aperture è studiata in modo tale da permettere la migliore circolazione dell'aria e da accogliere la luce naturale al fine di mettere in evidenza i poli liturgici nella chiesa.
Progetto menzionato
Una menzione è stata attribuita al progetto elaborato dal gruppo coordinato dall'Arch. Edoardo Milesi – composto inoltre da: Ing. Alessandro Nani (progettista), Dr. Graziano Guerini (progettista), Ing. Giovanni Zappa (progettista), Don Roberto Tagliaferri (liturgista), M° Luca Cavalca (artista). Questo riecheggia la figura di una delle più note chiese storiche arabo normanne di Palermo: San Cataldo, col suo volume regolare sormontato da cupole semisferiche rosse.
La soluzione prospettata si articola in una composizione non molto dissimile, nella distribuzione degli ambienti, dal progetto vincitore, per quanto il passaggio verso via Monaco I qui risulti di dimensioni ridotte. La chiesa è interpretata come un volume a base quadrata sopra il quale la cupola è interpretata come “lanterna” dalla quale spiove luce nell'aula celebrativa.
Dalla relazione tra la forma quadrata della base e l'elemento circolare centrale consegue l'organizzazione di tutto lo spazio interno dell'aula, conformato secondo rapporti aurei: si generano così le volte che lo definiscono in alto (favorendo anche il ricambio naturale dell'aria) e la disposizione avvolgente delle panche.
All'esterno il volume della chiesa presenta superfici su cui sono ordinatamente disposte, nella parte bassa finestrelle quadrate e nella parte alta elementi sporgenti di simili dimensioni.
Il sagrato si conclude, nel lato opposto a quello delimitato dalla chiesa, con una leggera discesa che conduce al salone parrocchiale, posto al piano interrato.
Progetto menzionato
Un'altra menzione è stata attribuita al progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Christian Rocchi – composto anche da: Arch. Valeria Caramagno (progettista), Arch. Giampiero Lilli (progettista), Arch. Francesco Stapane (progettista), Dott. Aurelio Garcia Macias (liturgista), M° Piero Casentini (artista) e M° Iacopo Lilli (artista). Tale progetto prevede una chiesa con ingresso principale non dal sagrato ma su via Bagnera.
Caratteristica eminente è la grande copertura a onda rivestita in piastrelle di ceramica che riprende le coloriture dei giardini tradizionali di Bagheria. La copertura culmina in coincidenza col centro dell'aula celebrativa e si distende come un grande manto su tutti i locali del centro parrocchiale, che risultano così uniti tra loro per quanto al livello del suolo siano separati da varchi e passaggi. L'aula celebrativa è un poco rialzata rispetto al piano stradale e, sotto di essa, seminterrato si trova il salone parrocchiale al quale si accede tramite una scalinata esterna sul lato nord (alla destra della chiesa).
Tale ambiente è affiancato da un canale sotterraneo che, continuando nel campanile, funge da torre del vento per attivare la circolazione naturale dell'aria e il raffrescamento degli spazi interni.
La grande copertura permette la presenza di alcune parti a loggiato e sulla piazza, sul lato sud del complesso, si dispongono alcune palme.
Gli altri progetti partecipanti
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Jacopo Benedetti prevede un ambiente introverso, definito sul perimetro dagli ambienti con i servizi parrocchiali e da due spazi aperti e ribassati sui lati nord e sud: da quest'ultimo si accede al salone parrocchiale, che è interrato. Al sagrato si accede tramite due varchi, dalle due vie parallele. La chiesa, a base quadrata, risulta ben distinta e distanziata rispetto alle vicine strade.
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Carmelo Caprì propone un'aula celebrativa a base ellittica, attorniata da edifici più bassi in cui sono ospitate le altre funzioni parrocchiali. Le coperture di questi ultimi sono tutte a verde, così da favorire il controllo naturale del microclima del sito e da rendere alla tarra lo spazio per le piante che l'edificio vi sottrae.
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Andrea Castellani disegna una chiesa che origina da una pedana d'altare rotonda e si distende in avanti in un volume irregolare che presenta una duplice facciata, con ingresso principale lungo via Bagnera ma orientato in modo tale da rivolgersi anche verso il baricentro del complesso, in tal modo definendo anche lo slargo del sagrato.
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Sergio Catalano individua una soluzione architettonica di stampo mediterraneo caratterizzata da superfici bianche. La chiesa ha una base a semicerchio che permette una disposizione quasi completamente avvolgente dei fedeli attorno all'altare, il quale è sovrastato da un lucernario di dimensioni simili a quelle della pedana presbiteriale.
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Benedetta Fontana ricorre alla forma archetipica della chiesa rivisitata con criteri contemporanei, e pone il campanile come elemento qualificante verso via Bagnera, mentre l'ingresso principale alla chiesa, che è disposta diagonalmente sul lotto, guarda verso l'altro lato. Il campanile è inteso anche quale elemento atto a favorire la circolazione dell'aria nell'aula.
Il progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Donatella Forconi si basa sull'idea di un unico corpo di fabbrica raccolto attorno a un patio centrale. L'edificio è circondato da spazi verdi e la chiesa, posta al livello superiore così come il sagrato, ha base rettangolare, è sormontata da una cupola di forma ellittica ed è dotata di matroneo. Figurazioni parietali ne animano gli esterni.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Antonietta Incognito ricorda la figura della tenda: la chiesa ha una base quadrata ma sale con una copertura che verso il sagrato presenta un andamento morbidamente ricurvo. Costolature in legno a vista ne sottolineano la forma e ritmano lo spazio, così come fanno le colonne del porticato che la fronteggia. Il sagrato si prolunga in un varco che mette in collegamento le due parti del quartiere.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Alfredo Ingletti immagina un complesso unitario e dotato di pareti esterne rivestite in pietra. Il lato verso via Bagnera presenta un sistema di tagli nei paramenti murari tali da comporre l'immagine della croce. L'interno della chiesa è caratterizzato da una serie di elementi conici che dall'alto convogliano la luce, in varia intensità, sui diversi poli liturgici.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Francesco Lipari propone una chiesa a base ellittica lungo la cui parete perimetrale si alternano nicchie e slarghi atti a individuare i diversi luoghi liturgici. Un porticato retto da leggeri piedritti collega tutti gli edifici del complesso, raccolti attorno a un patio fiorito. L'insieme così formato risulta abitato da un diffuso chiarore.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Lorenzo Netti reinterpreta la figura storicamente radicata della chiesa con copertura a due spioventi, preponendovi un elaborato disegno di facciata composto da un insieme di travature che reggono le campane davanti a una parete quasi interamente vetrata. Lo stesso sistema di travature si estende a raccordare le altre parti del complesso.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Giuseppe Pellitteri ha progettato una chiesa conformata a Communioraum: base ellittica con altare e ambone che si fronteggiano mentre l'assemblea è raccolta attorno all'asse centrale. Al volume della chiesa che sale da questa impostazione di base si accostano elementi che ne articolano il perimetro. Il campanile si sviluppa con andamento elicoidale.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Sandro Pittini si è rifatto alle immagini delle chiese storiche siciliane e alla tradizione dei giardini arabi. E sulla chiesa, contraddistinta da un ampio portale a volta, dispone una copertura a verde, che insieme con la strategica collocazione delle aperture permette il controllo passivo del clima interno. Verdi sono anche le coperture delle altre parti del complesso.
Il gruppo coordinato dall'Arch. Paolo Zermani ha sviluppato un unico edificio con pianta a “U” rivolta verso via Bagnera. L'ala a sud è preceduta dal campanile e contiene l'aula celebrativa che sul fianco sinistro vede allineati battistero, penitenzieria, cappella eucaristica, coro la cui presenza risalta all'esterno in una serie di rigonfiamenti. Il rivestimento esterno in pietra rende pregnante la coerenza dell'insieme.
Leonardo Servadio