L'aumento più cospicuo dei residenti è avvenuto nel corso degli ultimi trent'anni, in virtù dell'accresciuta attività artigianale – Alba Adriatica è rinomata per la pelletteria – e del turismo, favorito dal territorio pianeggiante ricco d'acqua e dotato di ampie spiagge sabbiose. La conseguente espansione urbana in questo periodo ha interessato una zona ubicata tra due zone urbanizzate, formatesi nella prima metà del '900: l'una, a nord, si raccolse attorno alla stazione ferroviaria che fu costruita per servire Tortoreto e l'altra, più a sud, è derivata dall'estendersi lungo il mare del centro storico di Tortoreto. Da quello sviluppo urbano novecentesco, che aveva assunto il nome di Tortoreto Stazione, è nata Alba Adriatica, costituendosi in Comune autonomo nel 1956.
Le costruzioni residenziali più nuove sono sorte nell'area mediana tra le zone settentrionale e meridionale della città. Ma questa sinora è rimasta priva di un vero e proprio centro urbano, riconoscibile per tale.
La zona nord della città, così come anche la sua più recente espansione urbana, ricadono sotto la parrocchia di Sant'Eufemia, la cui chiesa, capace di 160 posti, fu costruita nel 1934 in vicinanza della stazione, quando la città contava in tutto 2500 abitanti. Oggi la maggior parte dei residenti (6.100 su un totale di 12.400 circa) appartengono a questa parrocchia, e nella parte più a sud del territorio comunale vi sono altre due parrocchie: Immacolata e Santa Maria in Villa Fiore.
Le dimensioni della chiesa di Sant'Eufemia da anni sono divenute insufficienti, e tanto più lo sono durante i mesi estivi, quando la popolazione che gravita su Alba Adriatica arriva a un totale di oltre 50 mila persone. Per tutto questo, da tempo si sentiva la necessità di una più grande, nuova e significativa struttura architettonica, dotata, sia di un'aula liturgica atta a ospitare tutti i fedeli che sogliono partecipare alle celebrazioni, sia di quegli spazi di servizio (canonica, uffici, aule...) mancanti alla chiesa attuale.
Il nuovo complesso dedicato a San Paolo VI risponderà, sia alle accresciute necessità pastorali della parrocchia, sia al bisogno di conferire al recente sviluppo urbano un luogo ben riconoscibile e capace di essere riferimento sociale per tutti i cittadini.
La città e il territorio
Il centro urbano di antica tradizione è quello di Tortoreto. Di origini preistoriche, si è sviluppato in epoca medievale su una collina che guarda l'Adriatico da una distanza di poche centinaia di metri e conserva testimonianze architettoniche rilevanti, quali una villa romana del II secolo, il torrione dell'orologio risalente al IX secolo e diverse chiese di epoca romanica, rinascimentale e barocca. L'espansione sorta attorno alla stazione ferroviaria si denominava “Tortoreto Stazione”, prima che si costituisse Alba Adriatica come Comune autonomo. Il confine nord del territorio comunale di questa città è segnato dal Vibrata, il torrente che dà nome all'ampia valle in cui si estende questo, come tutti i Comuni che lo attorniano, e che sono: Martinsicuro, Colonnella e Corropoli a nord, ancora Corropoli a ovest, Tortoreto a sud, l'Adriatico a est.
La preparazione e il concorso
Le indicazioni date nel Documento Preliminare alla Progettazione (DPP) elaborato dalla Diocesi di Teramo-Atri mettono in rilievo come nei mesi estivi, da oltre vent'anni le Messe domenicali siano perlopiù celebrate all'aperto nel parco messo a disposizione dall'Amministrazione locale, detto Bambinopoli. Tale consuetudine suggerisce che anche nel nuovo complesso parrocchiale oggetto del Concorso vi siano spazi adatti per mantenere l'usanza di celebrare all'aperto, quando il clima lo consente.
La necessità di definire un nuovo centro urbano, suggerisce inoltre che il nuovo edificio pastorale debba essere atto a permettere “lo sviluppo di relazioni sociali che oggi non hanno un luogo collettivo ove porre le basi per una virtuosa condivisione”. Per conseguenza, particolare importanza è richiesta per lo studio del sagrato e della piazza di pertinenza: spazi che saranno occasione dell'incontro tra la chiesa e la città.
Il Concorso è stato convocato all'inizio del 2020 e l'irrompere della pandemia Covid-19 ha inciso sulle scadenze previste, dilatandole un poco nel tempo, e sulle modalità di svolgimento: per la prima volta l'incontro per il sopralluogo e per la presa di contatto tra committenti e progettisti, al quale sono sempre invitati i gruppi selezionati, è avvenuto online e non in situ. Ha avuto luogo l'11 giugno 2020 e vi sono stati invitati i quindici gruppi selezionati tra i 160 che si erano candidati, è stato presieduto dal vescovo S.E.R. Mons. Lorenzo Leuzzi e ha visto la partecipazione anche del direttore dell'Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l'Edilizia di Culto della CEI, Don Valerio Pennasso, dell'incaricato diocesano per l'edilizia di culto Don Stefano De Rubeis, del parroco Don Stefano Galeazzi e del responsabile del procedimento Ing. Antonio Masci.
Il 12 novembre 2020 si è concluso l'iter concorsuale: sui 15 gruppi selezionati, 14 avevano presentato un progetto e tra questi la Giuria ha scelto quale vincitore quello coordinato dall'architetto Fabrizio Rossi Prodi decidendo inoltre di segnalare con menzione anche il gruppo coordinato dall'architetto Alessandro Bellini.
Il DPP richiedeva progetti che avessero il loro momento germinale nell'ambiente interno alla chiesa e che fossero dotati di sobrietà, qualità architettonica, discrezione nell'inserimento urbano, riconoscibilità, coerenza tra edificio e opere artistiche. È significativo, ed esemplare della congruenza tra le richieste del Committente e le risposte dei progettisti, che molti degli elaborati presentati, e in particolare i due prescelti, mostrino schemi distributivi tra loro simili.
Il sito
L'intorno urbano entro il quale sorgerà il nuovo complesso parrocchiale è sorto di recente: vi sono edifici residenziali di discreta qualità, alti perlopiù sui 3-5 piani, distanziati tra loro e inframmezzati da aree a verde che nell'insieme danno un senso di ordine e di libertà di movimento: non c'è quell'affastellarsi di corpi di fabbrica eterogenei che si riscontra in tanti tessuti urbani del secondo dopoguerra.
La striscia di terreno tra via Olimpica e via Gorizia sulla quale sorgerà il nuovo centro parrocchiale.
Il lotto, concesso dal Comune in diritto di superficie per 99 anni, si trova su una striscia verde fiancheggiata a nord da via Olimpica e a sud da via Gorizia. Inoltrandosi su tale striscia da via Duca D'Aosta, che la delimita a ovest, e proseguendo verso est, ovvero verso il mare, si incontrano anzitutto il parco comunale, quindi il lotto su cui sorgerà il centro parrocchiale e di seguito altre zone a verde inframmezzate da alcuni edifici. La vicinanza di diversi parcheggi permette di non dover ricavare ambiti dedicati a questa funzione nel terreno di pertinenza della chiesa.
Il progetto vincitore
Il gruppo Coordinato dall'architetto Fabrizio Rossi Prodi, composto anche dal liturgista Don Roberto Gulino e dagli artisti Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis, ha scelto di ubicare la chiesa sul lato nord del lotto, in prossimità della via Olimpica, col portone rivolto verso il parco comunale, cioè a ovest, e pertanto con l'abside rivolta verso est.
La figura dell'abside, rivista e dilatata in ampiezza, è stata assunta come ispiratrice di tutto l'insieme, con la sua capacità di esprimere accoglienza, abbraccio materno e fraterno, protezione ed elevazione assieme. Infatti non solo l'abside principale interna alla chiesa avvolge l'altare e lo propone all'assemblea quale momento focale dello spazio, ma tutto il complesso è conformato come una grande abside e disseminato da diversi altri momenti absidali.
Parallelo al corpo della chiesa, accanto alla via Gorizia si dispone il salone polifunzionale, completato sul retro da alcune aule, entro un volume parallelo al primo e, nel rispetto dei rapporti gerarchici, più basso di questo; i due volumi sono raccordati sul lato est da un corpo intermedio contenente al piano basso i locali di servizio (sagrestia, ufficio del parroco) e al piano superiore la canonica e, in coincidenza col salone parrocchiale, anche una sala riunioni e un'aula per il catechismo. Così la pianta del complesso ha forma di una U che abbraccia uno spazio aperto, al centro del quale è posto l'altare per le celebrazioni all'aperto.
Ma ovviamente tale spazio è usufruibile anche per altri eventi quali per esempio rappresentazioni teatrali o cinematografiche all'aperto. E, trovandosi intercluso tra i due corpi di chiesa e salone, sopra di esso è previsto che si dispongano aeree schermature per ombreggiare quando il sole dardeggia d'estate.
I raccordi tra i tre volumi non danno luogo a spigoli, ma presentano superfici convesse che accentuano la continuità dell'insieme e, ancora, richiamano la forma absidale. Non solo: lo spigolo sinistro del salone parrocchiale, che guarda verso la chiesa, è tagliato ad ansa formando così un'altra absidiola esterna.
Il volume della chiesa è ben riconoscibile poiché riprende la tipica configurazione storica grazie alla copertura a due falde e all'alto portale in posizione mediana nella facciata. La quale segue alla base un andamento leggermente concavo (un'altra abside!) e nel suo sviluppo verticale risulta leggermente inclinata in avanti: anche in questo esprime il gesto dell'accoglienza, dell'inchino riverente, della protezione. La facciata è rivestita in blocchetti modulari che, nel suo andamento leggermente concavo e inclinato, la animano di riflessi di luci e ombre, ricordando le superfici a scandole, simili alle scaglie dei pesci: ciascuna di esse è rigida, ma nell'insieme sono in grado di seguire il movimento di una morbida curvatura.
Il campanile e la croce sono disposti sul limite esterno del sagrato e ai suoi lati: annunciano il luogo della chiesa con chiarezza ma allo stesso tempo con discrezione.
Sul lato nord, verso via Olimpica, dal volume della chiesa sporge un rigonfiamento: è la cappella eucaristica protesa entro uno specchio d'acqua che affianca il lato dell'edificio in tutta la lunghezza e si protende in un rivolo al lato del sagrato sino alla croce, dalla quale sgorga. Lo specchio d'acqua richiama il battistero, ubicato all'interno della chiesa a sinistra dell'ingresso.
Lo spazio interno dell'aula ecclesiale, a base rettangolare, è animato dal susseguirsi lungo il perimetro di anse segnate dal protendersi verso l'interno di setti verticali: il modello dell'abside dell'altare viene ripreso tutto intorno. Anche la parete della grande abside sale inclinata, come quella della facciata: ma se questa si china in avanti, quella segue un andamento opposto e si svasa verso l'alto, a mo' di corolla, per lasciare filtrare la luce naturale che discende in rivoli lungo i blocchetti-scandole della parete contro la quale si staglia il Crocifisso.
Questo, come anche le altre sculture, è ricavato da modelli in gesso di forma classica che vengono rielaborati tramite un originale sistema: dalla figura si ricava una serie di sezioni verticali lungo il profilo delle quali si intagliano lame di travertino che sono poi accostate tra loro così da riprodurre la forma della scultura di partenza. La cui forma risulta ben apprezzabile, mentre da vicino rivela la sua composizione in settori verticali accostati. È un tipo di lavorazione possibile grazie all'uso del computer e dà un tono di contemporaneità alle figure, peraltro di aspetto tradizionale.
La copertura del corpo dell'aula reca pannelli fotovoltaici mentre la copertura del corpo della canonica è rivestito con ghiaia. Lo scopo è di ottenere il maggiore risparmio energetico possibile, con sistemi passivi e attivi.
Due strade pedonali (ovviamente usabili anche da veicoli in caso di necessità) ortogonali alle due vie Olimpica e Gorizia definiscono a ovest e a est il terreno di pertinenza della chiesa.
Il progetto segnalato con menzione
Il gruppo coordinato dall'architetto Alessandro Bellini, con don Gianni Cavagnoli liturgista, composto anche dagli architetti Sossio De Vita, Tino Grisi, Raffaele Sarrubbo, Emanuele Cavallini e dagli artisti Willy Verginer, Giorgio Tentolini, Fabio Lombardi, ha proposto un progetto la cui composizione generale segue una disposizione simile a quella del progetto vincitore.
Si distingue però, per esempio, nella scelta delle superfici che sono tutte perfettamente piane, per l'inserimento del campanile come prolungamento laterale della facciata, per le linee squadrate che accentuano il tono “razionale” dell'insieme.
I due corpi della chiesa e dei servizi parrocchiali sono separati da un'area libera dove sta lo spazio all'aria aperta in cui è possibile celebrare, protetto da due paretine verticali, anteriore e posteriore, con quest'ultima conformata verso l'interno ad ansa rivolta verso la chiesa.
Rilevante è la scelta di uno spazio a claustro, aperto verso l'alto, sul lato nord della chiesa, dietro al campanile: come un chiostrino o un “paradiso” collegato allo spazio del battistero dove si trovano una vasca a livello del pavimento, nel caso il rito si celebri con l'immersione del catecumeno, e una bacinella che sorge su un piedistallo ottagonale per la celebrazione con l'aspersione.
Tra “paradiso” e spazio battesimale c'è la porta dei catecumeni: luogo significativo, che ricorda l'antica usanza di consentire a chi non era ancora battezzato di assistere ai riti nella zona del nartece, mentre solo chi era già stato iniziato poteva partecipare pienamente al rito nella chiesa.
Le superfici piane e l'ortogonalità delle pareti danno un senso di ordine, lindore e chiarezza a tutto l'insieme. Sulla parete di fondo della chiesa una serie di aperture rotonde formano il disegno di una spiga, evidente sia all'interno, sia all'esterno.
Lo spazio per l'assemblea è dilatato su un settore rettangolare a fronte all'altare e le sedute proposte sono singole ma accostabili a mo' di panca: una soluzione che consente plasticità nella disposizione dell'assemblea. L'altare si erge ben visibile al centro del presbiterio, e vi si accosta sul lato sinistro (in cornu evangelii) un imponente ambone: un edificio nell'edificio, non privo di complessità strutturale. E, dietro a questo, sempre sulla pedana presbiterale è collocato il coro.
Notevole la scelta di aprire un'alta finestra sul lato sud dell'aula, nella quale in serigrafia compare la figura di un angelo. Mentre sulla parete che sovrasta il battistero, serigrafato sulla superficie campeggia la figura del “battesimo di Cristo”.
Gli altri partecipanti
Il gruppo coordinato da Eugenio Cipollone, dell'Ordine Architetti di Roma, ha seguito una distribuzione simile a quella dei primi due progetti e ha scelto di elaborare in facciata una svasatura incentrata nel portale della chiesa, nella parte bassa. Alla figura squadrata dell'esterno corrisponde nella copertura all'interno un sistema di nervature lignee intrecciate che disegnano uno spazio voltato con lucernario zenitale centrale. Così ai profili ortogonali si uniscono elementi a forma di arco che movimentano l'insieme.
Il gruppo coordinato da Alfonso Coppola, dell'Ordine degli Architetti di Salerno, prevede anch'esso una distribuzione simile degli ambienti: due corpi per chiesa e servizi e tra loro uno spazio aperto. La facciata concava della chiesa è tagliata a mezzo da un piano orizzontale che ombreggia l'ingresso al di sopra del quale campeggia un rosone. All'interno le pareti sono ondulate, ed elementi arborei si disegnano sulla bianca parete di fondo traforata da una grande croce e illuminata da un lucernario.
Il gruppo coordinato da Marco D'Annuntiis, dell'Ordine degli Architetti di Teramo, ha scelto di disporre il corpo della chiesa accanto alla via Gorizia e di proporre altri due corpi ortogonali al primo, per il salone e le altre opere parrocchiali, così la lasciare tra essi un cortile interno. Caratteristica del progetto è di ingabbiare tutto in una trama ortogonale che scandisce gli spazi e diviene supporto per schermature, piante verdi, pannelli, come anche per lucernari, aperture, elementi liturgici e artistici.
Il gruppo coordinato da Felice De Silva, dell'Ordine degli Architetti di Napoli, propone una chiesa dell'alto volume squadrato, con la facciata svasata caratterizzata da un portale verticale asimmetrico, e i servizi parrocchiali disposti in una serie di volumi più bassi che abbracciano una corte attorniata da un porticato. All'interno dell'aula, il fianco nord, col battistero, e la porzione mediana della parete di fondo, sono composti da una trama di mattoni alternati a spazi aperti, così da permettere alla luce di filtrare in filigrana.
Il gruppo coordinato da Paolo Fiorillo, dell'Ordine degli Architetti di Cosenza, ha disegnato una chiesa a pianta circolare che si eleva a tamburo in prossimità di via Gorizia, mentre le opere parrocchiali stanno in un corpo separato il cui spigolo più vicino alla chiesa è stondato. Il movimento circolare che informa l'insieme dà adito a sviluppi a spirale che informano la copertura interna e originano varie aperture verticali che avvolgono il tamburo definendo il battistero, la cappella, la sagrestia, gli uffici parrocchiali.
Il gruppo coordinato da Matteo Fiorini, dell'Ordine degli Architetti di Mantova, ha ideato un organismo dilatato secondo un disegno in pianta a pentagono irregolare con un piano continuo di copertura che, qui aggettando, lì dando adito a passaggi coperti, abbraccia il sagrato e un cortile. Lo spazio della chiesa è in parte coperto dallo stesso piano continuo nella zona dell'accesso, del battistero e della cappella, ma al di sopra di questo si eleva un più alto volume che sovrasta l'assemblea e all'esterno svetta con evidenza.
Il gruppo coordinato da Francesco Isidori, dell'Ordine degli Architetti di Roma, ha deciso di disporre la chiesa precisamente lungo la direzione ovest-est, che risulta leggermente obliqua rispetto agli assi viari vicini. Il profilo a due falde, a mo' di tenda, è reso in un linguaggio contemporaneo grazie al notevole sviluppo verticale e al fatto che la falda destra si solleva consentendo, tramite un sistema di pareti mobili, un'ampia apertura verso il giardino laterale, sul quale potrà disporsi parte dell'assemblea nei mesi estivi.
Il gruppo coordinato da Giampiero Lilli, dell'Ordine degli Architetti di Roma, immagina una chiesa a pianta circolare che sul prospetto principale, verso ovest, presenta un portico a mo' di nartece e verso est si accosta a un edificio lineare che ospita canonica, servizi parrocchiali, aula grande dilungandosi verso sud. La copertura della chiesa si eleva nella parte mediana evidenziando la direzionalità dello spazio e dando luogo a diverse aperture di luce. L'assemblea è disposta secondo uno schema cruciforme, con sedute singole.
Il gruppo coordinato da Antonella Mari, dell'Ordine degli Architetti di Bari, ha elaborato una chiesa a pianta ellittica con l'asse maggiore ortogonale alle due vie di transito laterali. Verso ovest il sagrato è dominato del campanile e l'ingresso alla chiesa si apre verso nord-ovest così che l'assemblea nella chiesa si dispone secondo una linea che idealmente la collega alla parrocchia di Sant'Eufemia. Le altre funzioni parrocchiali sono ospitate ognuna in un edificio dedicato, tutti conformati secondo incontri e incroci di curve.
Il gruppo coordinato da Lorenzo Melandri, dell'Ordine degli Architetti di Ravenna, ha studiato una chiesa in pianta conformata a “Tau” disposta sull'asse ovest-est. Il braccio nord della croce ospita battistero e cappella del Santissimo, il braccio sud è riservato al coro. Sopra la chiesa si eleva un volume ellittico sul perimetro traforato da molteplici croci. Tale volume definisce in basso lo spazio dell'assemblea e all'esterno diviene elemento caratterizzante. Al lato, il chiostro è circondato dagli altri edifici del complesso parrocchiale.
Il gruppo coordinato da Edoardo Milesi, dell'Ordine degli Architetti di Bergamo, ha concepito una chiesa disposta lungo l'asse che va da via Olimpica a via Gorizia, da nord a sud, coperta con volta a botte e affiancata a destra dall'edificio con le opere parrocchiali. Di fronte alla facciata su uno specchio d'acqua si eleva una grande croce e la facciata stessa è costituita da un telaio reggente un paramento di radi mattoni alternati a vuoti, girando attorno al quale si accede allo spazio battesimale precedente l'ingresso vero e proprio.
Il gruppo coordinato da Vincenzino Zaccagno, dell'Ordine degli Ingegneri dell'Aquila, ha optato per una chiesa a pianta circolare il cui volume è preceduto da un porticato che sulla destra riconduce al salone parrocchiale e alle altre aule. Dietro la chiesa, due più piccoli volumi ospitano la canonica e gli uffici, definendo tra loro lo spazio di un chiostro. All'interno della chiesa un colonnato individua il luogo dell'assemblea liturgica mentre ai lati sporgono i volumi del battistero e della cappella eucaristica.
Leonardo Servadio