Tra il 2001 al 2018 la popolazione di Fiano Romano è passata da poco meno di 8 mila abitanti a quasi 16 mila: una crescita la cui rapidità mai era stata esperimentata prima in questa città della diocesi di Civita Castellana, da secoli orbitante nel campo gravitazionale dell'Urbe ma orgogliosa del suo passato florido e delle sue radici etrusche. È zona di campagna, vicina alla sponda destra del Tevere, dove la pianura comincia a elevarsi nei rilievi dell'Appennino centrale.
L'espansione urbana di questi ultimi venti-trent'anni è avvenuta in particolare lungo l'asse della via Tiberina, che s'inoltra verso Roma in direzione sud-sudovest. È qui che si sono allineati centri commerciali attorno ai quali si attiva un cospicuo andirivieni mentre poco più lontano, a est, verso il Tevere, si sono distribuiti nuovi quartieri residenziali. Così quella che era campagna s'è via via riempita di edifici e di persone.
Il centro storico di Fiano, che con le sue antiche costruzioni (la chiesa di Santo Stefano Nuovo e il castello Orsini) rimanda alle ambientazioni del XV secolo, è rimasto quasi isolato nel suo splendore architettonico a fronte del dilagare delle recenti edificazioni.
Per questo da tempo si sentiva la necessità di un nuovo centro parrocchiale: che sia vicino a dove abitano i nuovi cittadini, che porti un segno di umanità e di sensibilità artistica nell'ambito dei brani urbani sovrappostisi ai campi negli ultimi decenni, con ritmi travolgenti. E tale sentimento era condiviso, sia dalle Autorità religiose, sia da quelle civili.
Non è un caso che lo stesso Sindaco, Ottorino Ferilli, abbia attivamente contribuito ad aprire il percorso che sta portando verso la costruzione del nuovo centro parrocchiale. Questo sarà ubicato proprio lungo la via Tiberina, su un ampio terreno non lontano da dove si trovano le installazioni commerciali e il campo sportivo.
La preparazione e il concorso
Dopo mesi di incontri coordinati da don Tiziano Paoletti, parroco di Santo Stefano Protomartire, nel corso dei quali la popolazione, i responsabili della Diocesi e gli amministratori pubblici hanno presentato idee, proposte, suggerimenti, è stato stilato il Documento preliminare alla progettazione (DPP) ed è stata diramata la notizia che la Diocesi era interessata a vagliare le "manifestazioni di interesse" di tutti i Gruppi di lavoro che intendessero partecipare al Concorso per l'erezione del nuovo complesso.
Il DPP specificava che il nuovo complesso, che sarà intitolato a Cristo Nostra Pasqua, dovrà essere capace di promuovere "azioni che aprano i cristiani alla vita di tutta la comunità civile e umana", nel segno di un dialogo ampio, a tutto campo. Dovrà essere un "centro aggregativo per tutti" anche in considerazione della mancanza di altre strutture capaci di assolvere a tale compito oggi nel territorio. Sul piano più strettamente urbanistico si richiedeva che il nuovo insediamento aiutasse a ricucire le fratture esistenti tra centro storico e la zona di espansione urbana caratterizzata da villini e impianti industriali.
Ecco dunque che ancora una volta la Chiesa si rende promotrice di iniziative intese a recuperare il volto umano in aree sfigurate dall'incedere disordinato dell'espansionismo urbano motivato da brame economiche.
Il termine entro il quale le "manifestazioni di interesse" dovevano pervenire alla Diocesi è stato fissato per 30 novembre 2018.
Da quel momento gli eventi si sono succeduti con puntuale regolarità, evidenzia l'architetto Vincenzo Pellegrino, consulente della Diocesi di Civita Castellana. Oltre cento gruppi (composti come di consueto da progettisti, architetti e/o ingegneri, un liturgista e uno o più artisti) hanno manifestato entro il termine stabilito il proprio interesse: ne sono stati selezionati dodici in ragione della loro qualificazione, preparazione, sensibilità.
Quindi questi dodici gruppi sono stati invitati a compiere un percorso atto a conoscere la realtà della diocesi, della città e del sito specifico, per presentare infine un progetto attraverso tre grandi tavole, da consegnarsi in forma anonima.
Esaminati i dodici progetti, la Giuria, nominata dal Vescovo della Diocesi di Civita Castellana Mons. Romano Rossi, il 24 giugno 2019 ha stilato una classifica sulla base del punteggio assegnato da ogni giurato a ciascun singolo progetto, in relazione a una serie definita di caratteristiche qualificanti (rapporto con l'intorno urbano, riconoscibilità, impianto liturgico, ecc.).
I tre primi classificati sono stati i gruppi dell'architetto Alberto Barone, dell'architetto Massimo Lepore (Tamassociati) e dell'architetto Enrico Beomonte (Engeko S.c.a.r.l.).
Il sito
Il lotto su cui sorgerà il nuovo centro parrocchiale ha forma di pentagono irregolare e si apre sul lato ovest del rettilineo della via Tiberina vicino a dove questa, provenendo dal centro di Fiano Romano e inoltrandosi a sud verso Roma, si dirama con ampia svolta nella via S. Lorenzo.
Il luogo di maggiore espansione urbana si trova dalla parte opposta della via Tiberina, verso est.
A nord e a sud del lotto vi sono altre aree residenziali e insediamenti commerciali. A ovest del lotto vi sono alcuni campi agricoli.
Data tale situazione, perlopiù i progetti presentati prevedono la collocazione di uno spiazzo-sagrato verso il nord, cioè verso il centro storico di Fiano, e cortine alberate verso la strada, così da staccare il centro parrocchiale dalla strada trafficata.
Il progetto vincitore
Il progetto che ha ricevuto il punteggio più alto, presentato dal gruppo di Alberto Barone, prevede di perimetrare tutto il lotto con file di alte piante.
Immaginando che il progetto sia già realizzato, lo si può descrivere in questo modo: chi giunge dal centro storico di Fiano procedendo sulla via Tiberina si trova sulla destra un breve spiazzo a prato oltre il quale si apre uno slargo a giardino. Quindi sulla sinistra (ovvero verso sud) vede un lungo portico lineare: la facciata della chiesa è caratterizzata dall'insieme composto da quel portico, che svolge la funzione di nartece, e dal volume della chiesa. Questo ha base ovoidale ed emerge alto nel suo tamburo attraversato da fenditure verticali e sormontato da una copertura che nella forma a paraboloide riecheggia il profilo della cupola ma con linee inconsuete, movimentate, morbide e organiche.
Alle spalle della chiesa e un poco sulla sua destra si vede il campanile, slanciato verso il cielo, posto al centro del complesso parrocchiale.
Ancora più oltre sta il campo sportivo.
Gli edifici del centro parrocchiale risultano collegati da un sistema di pensiline e i due corpi che ospitano i servizi parrocchiali (auditorium e aule per il catechismo) sono disposti in linea, l'uno dopo l'altro, sulla destra dell'edificio della chiesa.
Sulla sinistra della chiesa, e preceduto dalla medesima pensilina piana che copre il sagrato, si trova il parallelepipedo che ospita la sacrestia. Quindi, dietro a questo volume e accanto all'area presbiterale, sta la cappella eucaristica.
Il battistero è collocato in un ambiente ad ansa sulla destra dell'atrio di ingresso alla chiesa.
Il piano su cui si ergono tutti questi edifici risulta rialzato rispetto al livello dello spiazzo a prato: una differenza di quota che di per sé aggiunge rilevanza al costruito rispetto agli elementi naturali che lo precedono.
Tuttavia la "grafica" del progetto ricerca non la distanza, ma il connubio tra natura e edificio. Per esempio: la parete di fondo della chiesa presenta grandi disegni che ricordano spighe di grano e tralci di vite, ma in modo stilizzato così che la forma è resa attraverso la ricerca della sua essenzialità.
E la croce latina che domina in alto lo spazio dell'altare è inserita in un cerchio attraversato da una raggiera incentrata sul punto di intersezione tra asta e bracci orizzontali, così che l'insieme ricorda la figura di una foglia.
Anche nel battistero vi sono tracce in forma di spighe stilizzate che percorrono le pareti e si dilungano sulla copertura. Il campanile stesso, che compare maestoso in fondo al camminamento rettilineo tra la chiesa e i servizi parrocchiali, presenta in facciata un disegno a linee intersecate che riecheggia simili motivi. Queste presenze artistiche sono intrinseche all'architettura: non elemento aggiunto, sono un suo aspetto sostanziale.
Si tratta di un'opera che parla anzitutto il linguaggio dell'accoglienza: lo si ravvisa per esempio nella profusione di elementi avvolgenti. Mentre il dilatarsi di pensiline piane comunica un senso di protezione e di serenità.
Il secondo classificato
Il progetto secondo classificato, dell'architetto Massimo Lepore (Tamassociati), presenta sul piano planimetrico una distribuzione simile a quella del primo classificato. Ma qui si evidenzia il modulo ricorrente della croce, così nell'impianto generale come nel dettaglio.
Un pergolato lineare si accosta alla facciata e la supera sui due lati, raccordandosi al camminamento ortogonale che percorre sulla destra il fianco della chiesa, per giungere più avanti a un chiostro ubicato dietro questo, oltre il quale sta l'edificio coi servizi parrocchiali.
All'estremità di sinistra (verso ovest) il pergolato continua "a nastro" e sale in verticale divenendo il fianco del campanile e quindi la copertura di questo, che dal lato opposto è retta dall'asta di una croce. In forma di croce è anche la fenditura che attraversa la paretina verticale con cui termina il pergolato all'estremità opposta, verso est.La facciata della chiesa, una superficie piana e splendente di tonalità auree, è dominata da una cellula che risalta in avanti, le cui trasparenze rimandano alla presenza del crocefisso che, all'interno, campeggia sulla parete di fondo dell'aula.
Il disegno del complesso si fonda sullo sviluppo delle linee ortogonali, per esaltare di queste gli incroci. In questo modo nel linguaggio architettonico del razionalismo si recupera un'espressività simbolica di notevole efficacia.
Il terzo classificato
Il progetto terzo classificato, dell'architetto Enrico Beomonte (Engeko S.c.a.r.l.) propone due edifici che filtrano il passaggio dallo spazio profano a quello della chiesa: un porticato lineare che sul lato nord (verso la città) separa un parcheggio dallo spiazzo antistante alla chiesa (e vicino all'estremità ovest di tale porticato si erge solitario il campanile); un lungo volume in forma di parallelepipedo che sul lato est del terreno raccoglie i servizi parrocchiali, raccordato da un passaggio coperto verso il volume della chiesa, posto al centro del lotto.
Un "percorso d'acqua" segna il sagrato ed entra nella chiesa in prossimità del lato destro della facciata che qui presenta una rientranza evidenziata da una vetrata verticale e prosegue quindi entro la chiesa per giungere al battistero, posto a lato del presbiterio. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre parti da due serie di colonne. Sulla destra, al di là del "percorso d'acqua" stanno penitenzierie, coro e battistero; nella navata mediana l'assemblea si dispone a fronte dell'altare; nella parte sinistra si apre la cappella feriale.
Sopra l'area dell'altare una piramide tronca a base triangolare (che emerge visibile all'esterno) grazie all'apertura zenitale convoglia la luminosità del giorno sul cuore della chiesa e consente di attivare la circolazione interna dell'aria.
È un progetto dal disegno semplice ma articolato in tagli e rientranze che evidenziano il differenziarsi dei luoghi.
Gli altri progetti partecipanti
Notevole è la qualità di tutti gli altri progetti presentati:
Il progetto del gruppo guidato da Bellini elabora un'architettura raccolta nella compattezza di un quadrilatero la cui trasparenza è esaltata dai diversi chiostri che vi si aprono.
Il progetto del gruppo guidato da Castelletti unisce campanile e facciata, esaltando la potenzialità offerta dalla scelta di sviluppare l'aula della chiesa sulla diagonale del rettangolo di base.
Il progetto del gruppo guidato da Cusumano segue un approccio minimalista e propone per la chiesa una pianta secondo linee organiche con pareti caratterizzate da un sistema di ondulazioni verticali.
Il progetto del gruppo guidato da Fiammingo cerca di recuperare espressioni dotate di capacità monumentale pur elaborando un linguaggio dal sapore high-tech.
Il progetto del gruppo guidato dallo studio Insula presenta una chiesa con aula molto dilatata e dotata di una copertura a volta ribassata che appare come una tenda tesa tra le pareti perimetrali.
Il progetto del gruppo guidato da Lambertucci mira a recuperare il senso di un insieme urbano, con diversi edifici bassi che attorniano il volume maggiore della chiesa.
Il progetto del gruppo guidato da Mariani assume il disegno a linee orizzontali quale caratteristico della facciata e presenta un chiostro attorno al quale raccogliere le opere parrocchiali.
Il progetto del gruppo guidato da Milesi propone di trattare a bosco parte del lotto così che la chiesa si presenti come intrinseca al mondo della natura e brillante nei riflessi di luce delle sue pareti.
Leonardo Servadio