C’è un’ampia insenatura che si dilunga a sud di Taormina guardando verso lo Ionio occidentale e si conclude nell’abbraccio di capo Schisò che, protendendosi nel mare, forma un’ansa: un porto naturale. Lì approdarono le navi degli antichi Greci che nell’VIII secolo a.C. fecero di quel sito la prima, o una delle prime, tra le loro colonie in Sicilia e lo chiamarono Naxos, come la maggiore delle isole Cicladi. Il suo intimo legame coi viaggi per mare è continuato nel tempo ed è testimoniato dalla sua chiesa madre, il cui titolo di Santa Maria della Raccomandata si riferisce al fatto che i marinai vi si recavano per raccomandarsi alle sue cure materne prima di imbarcarsi.
Luogo dai magnifici panorami, nell’età contemporanea è stato chiamato Giardini sinché nel 1978, quando alle tradizionali attività agricole e artigianali pian piano subentrava l’attività turistica, il Comune ha voluto riprendere anche il nome originario. Di qui il toponimo di Giardini Naxos per questa cittadina di circa novemila abitanti che nei mesi estivi arriva a ospitare oltre quarantamila persone: le attività legate alle vacanze e al turismo costituiscono oggi il perno dell’economia locale. E l’espansione del tessuto urbano verso sud, oltre capo Schisò, nel quartiere Rimini dalle spiagge dorate, è quella più recente e in buona parte si compone di strutture ricettive e di seconde case.
È qui che si è sentita la necessità di un nuovo centro parrocchiale, nel territorio oggi di pertinenza della parrocchia di San Pancrazio. Il nuovo centro sarà dedicato a Sant'Annibale Maria Di Francia e sarà capace non solo di servire la comunità dei residenti ma anche quella più ampia dei villeggianti.
La preparazione e il concorso
L’avvio dell’iter inteso a far sorgere la nuova chiesa è avvenuto nel gennaio del 2020, poco prima che si manifestasse l’emergenza per la pandemia del Covid-19: di qui che dopo le prime riunioni tra i Responsabili della Curia arcivescovile di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela e della parrocchia di San Pancrazio, nel cui territorio si trova il terreno prescelto per erigere il nuovo centro, i preparativi volti a coinvolgere la Comunità parrocchiale siano avvenuti non in presenza, ma tramite comunicazioni in Internet.
La prima iniziativa assunta, assai originale e significativa, è stata chiamata “pillole formative”: si tratta di messaggi registrati della durata di pochi minuti in cui diversi esperti si alternano per offrire spiegazioni, tanto sintetiche quanto chiare, su diversi aspetti fondanti della comunità cristiana, delle celebrazioni e dei luoghi in cui queste avvengono. Queste “pillole” sono state messe a disposizione nel sito web dell’Arcidiocesi così che i parrocchiani potessero ascoltarne, riascoltarle e prepararsi al dialogo volto a definire le richieste che sarebbero state poste ai progettisti che avrebbero partecipato al concorso per il nuovo centro pastorale.
Queste registrazioni, tuttora disponibili online, sono uno dei frutti maturi dell’esperienza accumulata nel tempo dalle tante Diocesi italiane che hanno organizzato concorsi negli anni passati col coordinamento dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della Conferenza Episcopale Italiana. Introdotti dal Parroco di San Pancrazio, Don Gianluca Monte, nelle “pillole” parlano Don Salvatore Barretta (sul concetto di comunità e sulla devozione eucaristica nel rapporto spazio-fede), Don Maurizio di Rienzo (sul rapporto tra la liturgia e lo spazio in cui essa avviene), l’Ing. Marco Riso (sull’organizzazione dei poli liturgici in rapporto allo spazio della chiesa) e di Don Liborio Palmeri (sul programma iconografico e il senso dell’arte e dell’architettura nelle chiese).
Ecco che un periodo denso di ostacoli quale quello della pandemia è divenuto occasione per consentire con relativa facilità a esperti che vivono in luoghi disparati (Roma, Gaeta, Trapani) di comunicare coi fedeli di Giardini Naxos.
Sul percorso così impostato, l’ing Marco Riso, dell’Ufficio BCE della CEI, ha accompagnato la comunità parrocchiale, insieme col direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, don Giuseppe Lonia e con l’arch. Giuseppe Di Vita, animando gruppi di lavoro che hanno incluso persone di ogni fascia di età, finalizzati a individuare quali fossero le necessità effettive della comunità e come il nuovo edificio potesse rispondervi, in che modo il nuovo edificio dovesse porsi rispetto al contesto anche in relazione alle tradizioni e alla storia del territorio, come la comunità si prefigurasse l’organizzazione liturgica della nuova chiesa, quali linguaggi espressivi preferisse per le opere d’arte.
I gruppi di lavoro hanno seguito l’approccio chiamato GOPP (Goal Oriented Project Planning), inteso a impostare la progettazione partecipativa, ovvero che siano i destinatari dell’edificio a individuare le linee guida entro le quali dovranno muoversi i progettisti.
Come è spiegato nella cronaca (il “Diario”) del percorso seguito: “La metodologia utilizzata fa largo utilizzo delle tecniche di visualizzazione: si utilizzano grandi fogli di carta affiancati su una parete e i partecipanti, seduti a semicerchio, lavorano, dall’analisi dei problemi alla proposta di soluzioni, con dei cartoncini colorati nei quali possono scrivere i loro suggerimenti. Tali idee, una volta inserite sulla parete, possono essere visualizzate da tutto il gruppo che può spostarle o aggregarle secondo le esigenze. L’utilizzo di tale tecnica [...] è particolarmente efficace per analizzare i problemi, suggerire proposte, evidenziare rischi ed elaborare soluzioni in tempi relativamente ristretti.”
E queste sono le richieste formulate a conclusione del percorso formativo e consultivo:
Le fasi del concorso
La fase preliminare al concorso si è conclusa nel dicembre 2020, quando nell’incontro “Io ero con lui come architetto”, svoltosi nella parrocchia di San Pancrazio, sono stati presentati i risultati del percorso formativo e consultivo della comunità. Vi hanno preso parte S.E. Monsignor Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, Don Valerio Pennasso, allora direttore dell'Ufficio Nazionale BCE della CEI, il parroco Don Gianluca Monte, l'Ing. Marco Riso dell'Ufficio Nazionale BCE della CEI, e il Dott. Giorgio Stracuzzi, sindaco di Giardini Naxos.
Il concorso vero e proprio è cominciato con la pubblicazione nel dicembre 2021 dell’avviso di manifestazione di interesse. Entro la data stabilita (4 gennaio 2022) settantanove gruppi si sono candidati e tra questi ne sono stati selezionati sedici.
Di questi, quindici hanno effettivamente inviato la loro proposta progettuale.
Il 4 luglio 2022 sono stati resi noti i risultati dei lavori della Giuria: vincitore è stato proclamato il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Alberto Cusumano, dell’Ordine degli Architetti di Palermo con la seguente motivazione: “per l'originalità del concept progettuale; per l'equilibrata organizzazione distributiva nei rapporti tra spazialità interna ed esterna; per il ricercato rapporto tra il disegno architettonico dell'aula celebrativa rispetto al valore ministeriale dei singoli poli liturgici; per la tecnologia strutturale proposta che garantisce la richiesta durabilità del materiale nel tempo”. Secondo si è classificato il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Edoardo Milesi dell’Ordine degli Architetti di Bergamo; terzo si è classificato il progetto del gruppo di lavoro coordinato dall’Arch. Calogero Giglia, dell’Ordine degli Architetti di Agrigento.
Il sito
Il quartiere Recanati abbraccia la parte sud-occidentale del Comune di Giardini Naxos, si compone in prevalenza di edilizia recente di villette e bassi condomini, e vi sono anche diversi terreni agricoli.
Il lotto destinato alla nuova parrocchia confina a nord con la strada statale che unisce Messina a Catania (e a sua volta è fiancheggiata dalla ferrovia oltre alla quale vi sono terreni agricoli), e a sud col viale Apollo Archegeta che costeggia terreni agricoli e conduce verso il complesso polivalente chiamato Palanaxos e la zona residenziale che si distende lungo la costa. Un camminamento lo attraversa da nord a sud unendo la strada extraurbana al viale urbano.
A est e ovest del lotto si trovano bassi edifici abitativi e a sud-est c’è un parcheggio ove sostano anche autobus e camper. Un problema che presenta il terreno disponibile, per via della sua forma irregolare, è che lo spazio verso nord, che dà sulla strada statale, è ampio mentre relativamente angusta è la striscia che si prolunga verso sud sino a lambire il viale urbano: ma è proprio da qui che in prevalenza giungeranno le persone che si recheranno al centro parrocchiale.
Il progetto vincitore
La proposta elaborata dal gruppo coordinato dall’Arch. Alberto Cusumano, e composto anche dall'Arch. Cristina Calì, dall'Arch. Marco Alesi, dall'esperto in liturgia Andrea Dall'Amico e dall'artista Igor Scalisi Palminteri, ricerca una monumentalità consona alla storia del sito e al suo ambiente naturale. Per questo assume il motivo della sedimentazione come tema portante dell’intera composizione sia sul piano architettonico sia sul piano artistico. I volumi che compongono il nuovo centro parrocchiale hanno tutti un andamento a curvatura e questo contribuisce a conferire al loro insieme una conformazione organica. Le pareti esterne e interne sono realizzate tramite successive gettate di calcestruzzo così da dare l’idea dell’asperità della terra e da conservare il senso della stratificazione, che rimanda al passaggio delle epoche e alla crescita nel tempo degli organismi.
Nell’insieme si compone così un’immagine architettonica corposa, che riecheggia la firmitas vitruviana e interpreta la verità dell’incarnazione: come ha scritto Tertulliano, “Caro salutis est cardo”, “la carne è il cardine della salvezza”.
Il sagrato è disposto sul lato settentrionale del lotto e da questo il volume della chiesa si erge imponente con un portale che fende a mezzo la facciata, a tutta altezza disegnandovi una strombatura la quale continua nel movimento avvolgente di tutte le pareti, che non sono mai concluse da angoli retti. Il portale è caratterizzato da una trama leggera in cui si staglia una croce dorata.
Lo spazio ove si riunisce l’assemblea è segnato all’esterno dalla porzione più elevata del volume della chiesa, che invece nella parte inferiore si dilata in diversi ampliamenti che ospitano la cappella eucaristica (sul lato sinistro), la cappella di S. Annibale Maria di Francia (sul lato destro) e in prossimità dell’area absidale contengono gli ambienti di servizio (sagrestia, ufficio e archivio parrocchiale, deposito).
Nella chiesa la luce giunge in prevalenza dall’alto e le poche bucature della parete perimetrale sono disposte in modo tale da accentuare la presenza dei alcuni poli liturgici della custodia eucaristica e del battistero. Le aperture superiori consentono di regolare il transito dell’aria e della luce per ottenere all’interno le migliori condizioni ambientali in modo “passivo”, senza consumo di energia.
Nell’aula ecclesiale si impone l’ampia abside che avvolge lo spazio dell’altare: è questo il centro da cui prende avvio tutto lo spazio. Le pareti laterali ne slanciano in avanti il movimento e si presentano come due braccia che accolgono l’assemblea.
I poli liturgici sono composti secondo il medesimo principio ispiratore dell’architettura: stratificazioni che richiamano il sedimentare della terra. Le immagini della Madonna e del Santo titolare sono strettamente figurative mentre il crocifisso richiama le opere medievali.
Il battistero si trova immediatamente sulla destra di chi entra dal portone principale; sulla sinistra si trovano l’immagine di Maria e i confessionali.
Il campanile, che campeggia nella piazza a lato della chiesa, ha in pianta un disegno approssimativamente trilaterale privo di angoli, simile a quello della chiesa e si eleva un poco al di sopra del volume di questa.
Nella porzione del lotto che si dilunga verso est, un più basso volume – le cui pareti presentano superfici identiche a quelle della chiesa e del campanile – ospita su due livelli le opere parrocchiali, le aule per la catechesi e i locali per l’abitazione del parroco e dei coadiutori. Questo volume è dilatato un due porzioni che avanzano verso la piazza.
Alle spalle di questo volume si trova un altro spazio aperto, nella parte più a est del quale è ubicato un campo sportivo.
La composizione delle pareti a strati sovrapposti e il fatto che là ove avrebbero potuto trovarsi spigoli e angoli si trovano invece ampie convessità e concavità, dona coerenza e continuità a tutti gli ambiti di questo centro parrocchiale. In particolare la composizione stratificata delle pareti rende le loro superfici simili a quelle della terra, e richiama l’argilla dalla quale secondo il racconto biblico è stata creata l’umanità.
Progetto secondo classificato
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Edoardo Milesi e composto anche dall'Ing. Alessandro Nani, dall'Ing. Giovanni Zappa, dal P.I. Graziano Guerini, dall'esperto in liturgia sac. Roberto Tagliaferri e dagli artisti Michelangelo Galliani e Elvis Spadoni riprende il tema biblico della tenda.
Una soluzione formale che consente all’architettura di rivolgersi all’intorno senza privilegiare una prospettiva rispetto ad altre, così da permettere al nuovo centro parrocchiale di proporsi come luogo di riferimento e centro gravitazionale per chiunque giunga da qualsiasi direzione. L’articolata copertura così elaborata consente non solo di caratterizzare con chiarezza la chiesa, ma anche di ombreggiare le pareti e di favorire la circolazione dell’aria all’interno.
Inconsueta è la collocazione della sagrestia in prossimità dell’ingresso invece che accano alla zona dell’altare: una soluzione che favorisce la processione di introito ed evidenzia le dinamiche insite nello spazio liturgico.
È una architettura che parla il linguaggio della leggerezza, ravvisabile anche nelle proposte artistiche, senza con questo sminuire l’importanza dell’edificio.
I locali del ministero pastorale sono distaccati, anche sul piano formale, dalla chiesa ma vi sono presenze arboree che, punteggiando il sagrato e abitando camminamenti, facciate e coperture, avvicinano tutti gli spazi in una comune familiarità con la natura.
Progetto terzo classificato
Una particolare sottolineatura della centralità che si desidera portare al quartiere con la nuova parrocchia si ravvisa nel progetto del gruppo coordinato dall'Arch Calogero Giglia e composto anche dall'Arch. Giuseppe Guerrera, dall'Arch. Giuseppe Conti, dall'esperto in liturgia sac. Giuseppe La Giusa e dall'artista Michele Canzoneri. La chiesa si erge come un tamburo ellittico sopra un piano orizzontale che, dilatandosi all’intorno, raccorda tutti gli elementi che conformano il centro parrocchiale: il campanile che domina il sagrato verso la strada statale a nord-ovest e i locali del ministero pastorale che si dispongono paralleli alla direttrice della strada comunale.
Se questi ultimi presentano sul fronte verso la strada un andamento lineare, la caratteristica fondamentale di tutto il complesso è data dalla sinuosità delle forme avvolgenti: il sagrato è disegnato da una serie di cerchi che si dilatano dal campanile, la facciata principale si apre nel grande abbraccio definito da una porzione della circonferenza del cerchio maggiore dal quale originano camminamenti che si accostano ai lati del volume dell’aula liturgica definendo sul lato verso est la grande ansa della piazza giardino.
Sul lato sud, verso il viale comunale, lo spazio tra i due corpi che ospitano a ovest la sagrestia e la casa canonica, e a est le aule e il salone parrocchiale, forma il varco che accoglie chi giunge al centro parrocchiale.
All’interno dell’aula i movimenti di avvolgente sinuosità sono ripresi da un velario che cala dall’alto evidenziato da un profilo aureo e contribuisce a evidenziare la distinzione dei diversi luoghi liturgici nel momento stesso in cui li raccorda entro la grande aula.
Gli altri progetti partecipanti
Il gruppo coordinato dall’Ing. Aldo Barbieri ha studiato un organismo che si dispone lungo il camminamento che raccorda le due strade a nord e a sud del complesso parrocchiale, con la pedana dell’altare posta al centro del lato ovest dell’aula liturgica. In questo modo, i due accessi, dal sagrato a nord e dal viale comunale a sud, acquisiscono una simile rilevanza. Due ampie aperture laterali consentono all’occorrenza di disporre sedute anche all’esterno dell’aula liturgica per celebrazioni particolarmente numerose.
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall’Arch. Alessandro Bellini si ispira alla figura della chiesa fortificata normanna. La facciata verso il sagrato è caratterizzata da un portale a tutta altezza. Il sagrato è dominato da un’imponente croce. La parte del complesso verso il viale comunale, con le opere parrocchiali, risulta evidenziata dalla presenza del campanile. In questo modo le due polarità (sagrato a nord e campanile a sud) acquisiscono eguale rilevanza in un complesso sobrio, ben radicato nella storia, evidente nell’intorno.
Il tema dell’orientamento incardina il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Alessandro Braghieri. La pianta dell’aula liturgica è un rettangolo di proporzioni auree, con l’altare posto a metà del lato lungo rivolto a est. Tale positura risulta sghemba rispetto alle direttrici su cui sono disposti sia il camminamento che attraversa il lotto, sia tutti gli edifici vicini: secondo quest’ultimo allineamento, al rettangolo di base è sovrapposto un quadrato così che un lato di questo intersechi il lato lungo del rettangolo in coincidenza con l’altare: e qui si erge anche il campanile. In questa e nelle altre intersezioni tra le due figure geometriche di base si dispongono le aperture di luce dell’aula liturgica.
Il progetto sottoposto dal gruppo coordinato dall’Arch. Mario Santo Paolo Caruso raccoglie gli edifici del centro parrocchiale verso il lato meridionale del lotto, in prossimità del viale. Questo consente di prendere le distanze dalla trafficata strada statale e di lasciare un ampio spazio per la piazza-sagrato che precede la facciata principale della chiesa. Il lastricato della piazza converge verso il portale della chiesa lasciando ai lati alcune superfici a prato. Il volume della chiesa è ispirato dall’immagine della tenda ma è costruito con superfici che richiamano la solidità della pietra.
Il problema di disporre di uno spazio ampio verso la strada statale, e di uno spazio più angusto sul lato sud, verso il viale da cui giungeranno in prevalenza i parrocchiani, è risolto nel progetto elaborato dal gruppo coordinato dall’Arch. Marco Contini, disponendo due campanili: uno verso la piazza sagrato che guarda verso nord, e l’altro in prossimità del viale. Il volume della chiesa è pensato come un tamburo a pianta ellittica; il volume delle opere parrocchiali è invece di forma cilindrica: dialogano tra loro ben distinguendosi da tutto quanto le attornia.
La figura dell’ellisse è stata assunta nel progetto del gruppo coordinato dall’Ing. Maurizio Erbicella per rievocare il chicco che, se muore, “produce molto frutto” (Gv 12, 24): il volume dell’aula liturgica ha questa forma e si erge al di sopra della copertura piana sotto la quale si dispongono la cappella eucaristica, la sagrestia, l’ufficio parrocchiale e altri ambienti di servizio. Questo consente anche una collocazione quasi centrale dell’altare nell’aula, mentre sede del presidente e ambone si fronteggiano sull’asse minore dell’ellisse.
Il sagrato e la facciata sono come un singolo e complesso organismo nella proposta elaborata dal gruppo coordinato dall’Arch. Gioele Farruggia. Il sistema architettonico si sviluppa dal movimento rotatorio suggerito dal grande cerchio che definisce il sagrato. Setti verticali proseguono il movimento avvolgente nel disegno della croce, nello scarto in cui si inserisce il portale, nella squillante presenza del campanile. Simili movimenti avvolgenti si ritrovano all’interno dell’aula celebrativa, e in piano e in alzato individuano i luoghi liturgici.
L’immagine tradizionale della chiesa con copertura a due falde cui si avvicina la figura slanciata del campanile è stata scelta dal gruppo coordinato dall’Arch. Benedetta Fontana per conferire al centro parrocchiale la qualità della familiarità. L’intreccio dei volumi sul piano orizzontale introduce nel disegno la cifra dell’attualità e riflette l’articolarsi dello spazio interno dell’aula: ma qui l’assemblea non è disposta secondo lo schema usuale delle basiliche, bensì con andamento avvolgente verso l’altare ubicato sul lato orientale.
Due corpi di fabbrica si distendono, l’uno sulla direttrice nord-sud, l’altro da est verso ovest nel progetto presentato dal gruppo coordinato dall’arch. Antonella Mari. Il primo, di dimensioni maggiori, ha un rivestimento esterno scuro ed entrambi si innalzano nel luogo in cui si accostano tra loro. Il primo dei due ospita l’aula liturgica e culmina nel campanile; l’altro, dalle superfici chiare, ospita i servizi parrocchiali. Si realizza così una netta separazione ma anche una evidente collaborazione tra le due parti del centro parrocchiale.
Il richiamo agli elementi tipici del profilo della chiesa ha ispirato l’opera presentata dal gruppo coordinato dall’Arch. Roberto Paoli. Ecco dunque un’interpretazione in chiave contemporanea della copertura a capanna, del portale ad arco, del nartece, del campanile, dell’abside ben visibile anche all’esterno. Il corpo della chiesa si presenta arretrato sul sagrato. La grande apertura ad arco introduce a uno spazio coperto previo all’ingresso nella chiesa. L’abside è disposta verso ovest, a destra di chi entra nello spazio liturgico.
Una serie di pareti ricurve caratterizza la forma della chiesa studiata dal gruppo coordinato dal l’Arch. Fabrizio Rossi Prodi. All’interno queste corrispondono a tre svasature che, su ciascuno dei due lati, riprendono la forma della parete di fondo definendo ambiti separati dalla navata tramite vetrate trasparenti: sorta di cappelle laterali in cui l’ornamento è costituito da una florida vegetazione. Ospitano anche le statue della Vergine e del Santo titolare, e sulle vetrate trasparenti si allineano le formelle della via crucis.
Il gruppo coordinato dall’Arch. Ada Toni ha elaborato con particolare attenzione lo spazio che per primo incontra chi giunge dal viale urbano. Un camminamento coperto unisce la facciata posteriore della chiesa ai volumi del ministero pastorale e delimita una piazza dominata dal campanile (che funge anche da “torre del vento” atta a facilitare la ventilazione interna dell’aula liturgica). Sull’altro fronte, verso nord, la facciata principale è caratterizzata da un portale strombato i cui archi riprendono la policromia presente sulle facciate dell’altare.
Leonardo Servadio