Dell'antica, romana Suessa resta l'ampio teatro, il cui restauro è terminato solo nel 2003, col vicino criptoportico, i cui lavori di recupero sono stati conclusi nel 2014, e diversi altri elementi sparsi nel tessuto urbano. Sessa Aurunca già nel nome, derivato da Colonia Julia Felix Classica Suessa, evoca la sua discendenza dall'insediamento dei popoli preromani che abitavano i rilievi prossimi al vulcano spento di Roccamonfina che oggi domina il vasto parco regionale a cui dà il nome.
Ma, più che dalla vetta del vulcano – che coi suoi oltre mille metri di altitudine è tra i più importanti in Italia – e più che dall'augusta discendenza dai popoli che occupavano questa zona ubicata al nord-ovest della Campania, al confine col Lazio, la città e la sua storia sono riflesse e raccontate dalla cattedrale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, la cui caratteristica architettura romanica è nobilitata dal portico che precede la facciata, realizzato in parte con materiali di recupero.
La cattedrale e la sua storia
Riferisce il Documento Preliminare alla Progettazione (DPP): “La fondazione della Basilica Cattedrale è fatta risalire al 14 giugno del 1113”, la consacrazione avvenne nel 1183 ed è probabile che il completamento dell'edificazione sia successivo. La forma della Basilica richiama, in dimensioni ridotte, quella della chiesa della non lontana abbazia di Montecassino: un porticato si appoggia contro la facciata che si eleva culminando in un timpano triangolare. Tre sono gli archi del portico, tre le porte di accesso (quella centrale, maggiore delle due laterali, corrisponde all'arco ogivale che spicca a mezzo nel portico), tre le navate scandite da archi a tutto sesto e concluse da tre absidi. Diffusi nella struttura romanica sono gli elementi recuperati da edifici preesistenti, di epoca romana.
Tra le tante modificazioni subite nel tempo si segnalano l'introduzione della cappella del Santissimo Sacramento, realizzata a destra (lato sud) del presbiterio attorno alla metà del secolo XV, e il di poco successivo restauro della zona presbiterale che era stata danneggiata da un terremoto.
Di grande rilevanza sono le opere compiute durante l'episcopato di Francesco Caracciolo d'Altamura (1728-1757) che hanno portato alla sopraelevazione del coro, al rifacimento del presbiterio e all'elaborazione di volte barocche decorate a stucco in sostituzione del soffitto seicentesco a cassettoni. Anche l'abside maggiore è stata in quel periodo ristrutturata secondo modalità barocche, con profusione di marmi e sculture.
Nel 1782 è stata posta al centro del catino absidale la tavola della Madonna del Popolo, opera di Marco Cardisco risalente al 1530 ca.
La riconfigurazione in stile barocco è stata portata avanti anche nel corso dell'800, col completamento degli ornati a stucco sulle pareti e col rifacimento delle pavimentazioni delle navate laterali.
Nel 1929 la Cattedrale è stata elevata alla dignità di Basilica Minore da papa Pio XI.
Nel corso dei primi anni postconciliari il desiderio di recuperare la schiettezza delle origini ha portato all'eliminazione degli ornamenti barocchi dal presbiterio e, in parte, dalle navate laterali, così che ora sono solo le volte a rappresentare quello stile che si sovrappose al romanico.
La pavimentazione originaria della navata maggiore si conserva intatta, coi suoi mosaici policromi di grande bellezza.
L'elemento di maggiore spicco dello spazio liturgico tuttavia è l'ambone. Realizzato nella prima metà del secolo XIII, è posto tra la quinta e la sesta colonna alla destra della navata centrale ed è composto da una cassa rettangolare con podio sporgente sul fronte, retta da sei colonne poggianti su sculture basali, delle quali quattro riproducono la figura di leoni e due riproducono la figura di leopardi.
Densi di significati simbolici sono tutti gli elementi che compongo questo straordinario ambone, quali le fenici e i pavoni – che richiamano la resurrezione e la vita eterna – riprodotti sui plutei della cassa, tutti composti con motivi geometrici realizzati in paste vitree policrome.
Accanto all'ambone sta un monumentale portacero pasquale, la cui base è decorata a bassorilievo con figurazioni che richiamano le Storie di Giona. (cfr https://beweb.chiesacattolica.it/percorsitematici/la-cattedrale-di-sessa-aurunca-monumento-di-arte-e-fede/lambone-ed-il-candelabro-per-il-cero-pasquale/ )
Le ragioni del concorso
Malgrado i tentativi compiuti dopo il Concilio, sinora non si è trovata una sistemazione capace di contemperare le attuali necessità liturgiche col portato storico della Cattedrale. L'urgenza di un ripensamento della situazione interna si sente tanto più oggi, quando la coscienza della riforma liturgica è maturata col tempo e tra l'altro va crescendo, accanto alle tradizionali attività economiche della zona (agricoltura e pastorizia), l'importanza dei flussi turistici attivati sia dalla felice situazione del sito, sulle pendici collinari e in prossimità dei sistemi di trasporto che collegano Roma a Napoli, sia dall'interesse per le emergenze archeologiche e architettoniche, a partire appunto dalla Cattedrale. Come ha scritto il Vescovo, S.E. Mons. Orazio Francesco Piazza: “La cultura e il contesto del nostro tempo hanno bisogno di opere capaci di comunicare, nel coacervo di tantissimi linguaggi e segni, nuove sensibilità per mediare la fede: è importante realizzare forme come veri segni dello Spirito, ipostasi del nostro tempo”.
I passi preliminari
A seguito della pubblicazione, avvenuta nel 1995 e nel 2017, di altre esperienze di adeguamenti in Campania, si è aperto anche a Sessa Aurunca un dialogo sull'opportunità di intervenire sulla Cattedrale, seguendo le modalità del concorso nazionale.
I fedeli sono stati coinvolti in diverse iniziative lanciate dall'Ufficio diocesano dei Beni Culturali Ecclesiastici, volte a far conoscere la storia della Basilica, tra l'altro con la pubblicazione di un opuscolo al quale hanno collaborato esperti in diverse discipline. Questo ha dato adito a numerose attività che dal 2014 in poi hanno incluso: giornate di studio promosse dall'Ufficio liturgico sull'ars celebrandi, incontri pubblici e dialoghi sulla valorizzazione degli edifici di culto, incontri di formazione per operatori liturgici, pastorali e turistici.
La condizioni e le richieste poste dalla Diocesi
L'adeguamento attuale è inteso a rivedere i seguenti luoghi liturgici: Altare, Cattedra episcopale, Sede del presidente non vescovo, la Croce e la Via Crucis. Si richiede che siano nuovi inserimenti capaci di dialogare tra loro e con il contesto storico-artistico, in particolare con l'Ambone.
E si evidenzia che i materiali dei nuovi inserimenti dovranno porsi armonicamente nell'ambiente luministico attuale, che verrà mantenuto.
Infine si richiede che il progetto di adeguamento sia corredato dal programma per la sua corretta manutenzione nel tempo.
Il concorso
La Cattedrale di Sessa Aurunca è stata accettata nella prima edizione, risalente al 2018, dei concorsi nazionali per gli adeguamenti liturgici delle Cattedrali. Quindi è stato compilato il DPP grazie al lavoro congiunto degli Uffici diocesani Liturgico, dei Beni Culturali ed Edilizia di Culto, delle Comunicazioni Sociali, con la partecipazione del Progetto Policoro e di altri collaboratori della Curia. Infine la pubblicazione del bando è avvenuta nel luglio 2021 secondo le modalità consuete per queste iniziative condotte sotto l'egida della Conferenza Episcopale Italiana.
La scadenza per far pervenire le proposte è stata fissata per il 20 settembre dello stesso anno e, tra i venti gruppi candidatisi, diciannove sono stati ritenuti idonei alla partecipazione. Di questi, quindici hanno fatto pervenire per tempo la prima tavola di progetto. A metà del gennaio 2022 tra questi la Giuria della prima fase ha selezionato i sei finalisti che sono stati invitati al sopralluogo, avvenuto il 5 febbraio 2022.
Gli ulteriori elaborati di questi finalisti sono stati discussi nei giorni 29 e 30 aprile 2022 dalla Giuria della seconda fase del Concorso, presieduta al Vescovo, S.E.R. Mons. Orazio Francesco Piazza.
Dopo un'ampia disamina svolta in relazione ai punti qualificanti illustrati nel Bando – ovvero: a) inserimento nel contesto architettonico; b) impianto liturgico e celebrativo; c) profilo artistico, estetico e formale; d) aspetti impiantistici, funzionalità e materiali, accessibilità; e) manutenzione e gestione; f) costi – è stato individuato come vincitore il progetto del gruppo coordinato da Andrea Vaccari, dell'Ordine degli Architetti di Pavia e composto anche dall'architetto Carlo Bergamaschi, dalla liturgista Silvia Tarantelli, dall'artista Luca Cavalca, con la collaborazione di Eugenio Cinollo, Fabio Di Santo, Roberto Frigerio e Elisa Perina.
Queste le motivazioni: l’idea progettuale proposta dal gruppo vincitore riconsegna con particolare significato teologico ed artistico la centralità dell’Altare e la rilevanza della Cattedra nell’impianto liturgico della Cattedrale con specifico riguardo al senso religioso e culturale della Chiesa locale di Sessa Aurunca. L’intuizione del progetto è nell’aver coniugato la dinamica sacramentale della Parola e dell’evento eucaristico nell’elemento di trasfigurazione attraverso il Mistero Pasquale. La discontinuità morfologica non nega, anzi, valorizza la continuità espressiva dei vari poli liturgici, testimoniando tale legame con un valore architettonico innovativo e rispettoso della dignità storica del monumento nel quale gli elementi progettati si inseriscono.
La Giuria ha deciso inoltre di assegnare una menzione al progetto del gruppo coordinato da Giorgia Colombo dell'Ordine degli Architetti di Roma e composto anche dagli ingegneri Andrea Tonazzini e Michele Grazzini, dal liturgista Gianandrea Di Donna e dagli artisti Gianlorenzo Gasperini e Olmo Francesco Gasperini.
Queste le motivazioni: per la capacità di inserirsi in maniera rispettosa nel contesto e per l’armonia che emerge dal disegno, dal materiale e dalle lavorazioni degli elementi proposti.
Il progetto vincitore
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Andrea Vaccari ha preso le mosse dalla figura eminente dell'Ambone storico. Nella relazione di progetto si nota che, poiché le proporzioni di questo rispettano la sezione aurea, “da esso sono tratte per ogni altro elemento le proporzioni (auree), le forme, le scelte cromatiche (rosso e oro) e il simbolo della luce”.
I materiali per la composizione dei diversi poli sono stati scelti in modo tale da favorire il raccordo con lo spazio esistente.
Altare, cattedra e sedi del Presidente non vescovo, dei concelebranti e dei ministranti abitano lo spazio definito dall'architettura duecentesca, posandovisi con leggerezza grazie alla loro composizione in onice, una pietra amica della luce.
Per la croce è stata scelta la ceramica bianca e per il leggio e la Via Crucis è stato scelto il vetro per comporre pannelli collegati tramite sottili distanziatori in bronzo alla parete laterale: sono presenze aeree, caratterizzate da importanti tracce cromatiche intese a dialogare con le volte barocche.
L'altare è ubicato al centro del presbiterio e sullo sfondo del catino absidale. Ma, a differenza di quello attuale che si presenta greve per cromia e per forma, quello nuovo è un parallelepipedo le cui linee ben definite risaltano grazie allo splendore opalino dell'onice, esaltato da una spaccatura che attraversa orizzontalmente le quattro facciate riprendendo le cromie auree e rosse che si ritrovano anche sulla sovrastante Croce.
Questa, in ceramica bianca, è composta da due rettangoli dalle proporzioni – nonché dalle cromie – auree. Su di essa si distingue la figura del Crocifisso associato a una fenditura verticale che richiama quella orizzontale dell'altare.
Una simile frattura-fenditura attraversa anche lo schienale della Cattedra, distinta da identiche cromie che a loro volta richiamano alcune di quelle più evidenti nelle tessere dei plutei dell'Ambone. La forma dello schienale, culminante a semicerchio, è intesa a collegarsi agli archi che scandiscono le campate della navata. A darvi maggiore rilevanza, la Cattedra è posta su una pedana anch'essa in onice, dalla quale si distacca grazie al fatto che la sua base è di dimensioni minori, tal che alla vista si presenta come sollevata rispetto al piano di appoggio. Ai suoi lati, due sedute per i ministranti sono bassi parallelepipedi in onice. Sia in queste, sia nella Cattedra, come anche nella sede del presidente non vescovo che è posta dirimpetto alla Cattedra, il piano di seduta è in legno.
L'intervento prevede anche la collocazione di un nuovo leggio in vetro, anch'esso contraddistinto dai colori oro e rosso, sul podio che sporge sulla facciata principale dell'ambone.
La Via Crucis è disposta lungo la parete di destra, alle spalle dell'Ambone. E ogni stazione è composta dalla sovrapposizione di due lastre, una in vetro soffiato acidato “fino a ottenere un solo segno rosso” come spiega la tavola di progetto, e l'altra dipinta a mano con predominanza del color oro.
Questo nuovo intervento si distingue nettamente nello spazio storico, grazie alle linee di precisa geometria dei suoi elementi principali che abitano il piano orizzontale del presbiterio (Altare, Cattedra e altre sedute) e grazie alla presentazione artistica dal sapore eminentemente contemporaneo degli altri elementi che sono disposte alle quote superiori: la Croce, il Leggio e la Via Crucis.
Nel complesso si tratta di un intervento ben visibile ma non greve: non teso a imporsi nello spazio liturgico esistente, bensì a posarsi delicatamente accompagnato dai riflessi luminosi che giocano sulle superfici chiare, animate da tracce di colore che cercano un raccordo coi significati liturgici.
In questo modo il nuovo adeguamento non invade lo spazio della Cattedrale, ma lo completa con segni consoni con la cultura del nostro tempo e secondo modalità coerenti con la riforma conciliare.
Gli elementi proposti dal progetto vincitore si pongono col garbo della misura e della discrezione.
Il progetto menzionato
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Giorgia Colombo ricorre al travertino come materiale prevalente per Altare e Cattedra, in questo raccordandosi a parti della Cattedrale composte con lo stesso materiale. In particolare l'altare è proposto con una mensa in travertino retta da colonne angolari in marmo di Carrara, poste su una base di identico materiale. Le facciate dell'altare sono composte da quattro pannelli in travertino sulle cui superfici si dispone una trama regolare di inserti aurei.
La Cattedra è proposta con simile sistema: sorge da una base in marmo di Carrara ed è composta da lastre di travertino; sullo schienale presenta una serie di inserti aurei identici a quelli dell'altare.
Le sedute per gli altri ministri e per il Presidente non vescovo sono di fattura più semplice e in legno di rovere.
La croce, coi bracci di identica lunghezza, è in legno dorato e presenta la figura di Cristo sul fronte e della Vergine sul retro, in dialogo con la storica pala della Madonna del Popolo.
Le formelle della Via Crucis sono in marmo di Carrara scolpite a bassorilievo.
Gli altri progetti
Il progetto del gruppo coordinato da Giuseppe Cosentino, dell'Ordine degli Architetti di Firenze e composto anche dall'architetto Martina Calcinai, dal liturgista Enrico Grassini e dall'artista Lavinia Antichi, propone l’Altare composto da un basamento in marmo rosso su cui è posto un blocco squadrato di onice. Anche la Cattedra è disposta su un basamento in marmo rosso e si caratterizza per la forma che richiama quelle tipiche dell'antichità greco-bizantina.
Il progetto del gruppo coordinato da Marco Molon, dell'Ordine degli Architetti di Verona e composto anche dall'architetto Irene Segala, dalla liturgista Giuliva Di Berardino e dagli artisti Hermann Josef Rungaldier e Giuliano Gaigher, propone di elaborare le superfici del presbiterio in modo tale da far risaltare i poli liturgici opacizzando il pavimento tramite microsabbiatura mentre l'Altare e gli altri elementi sono composti con parti chiare o in vetro così da evidenziarsi splendendo di luce riflessa.
Il progetto del gruppo coordinato da Silvia Negroni, dell'Ordine degli Architetti di Roma e composto anche dagli architetti Tommaso Ferracuti e Emanuele Gambuti, dalla liturgista Carmen Rossomando e dall'artita José Augusto de Oliveira Godoy, propone Altare e Cattedra in marmo chiaro striato posti su una base più scura, e un abbondante uso del rame per la Croce e la Via Crucis nonché per la sede del presidente non vescovo, che immagina rivolta diagonalmente verso il popolo.
Il progetto del gruppo coordinato da Francesco Polci, dell'Ordine degli Architetti di Arezzo e composto anche dall'architetto Antonio Salvi, dal liturgista Leonisio Masereka e dall'artista Girolamo Ciulla propone l'uso del marmo di Botticino per comoprre un altare cubico di 90 cm di lato sulla cui facciata posteriore risalta la nicchia in ottone per le reliquie. Anche la Cattedra, elevata sopra un podio, è in marmo di Botticino con le pareti verticali rastremate: simile la fattura della seduta del Presidente non vescovo, ma di dimensioni minori.
Leonardo Servadio