Delle diverse strutture di cui dispone la Conferenza Episcopale Italiana a Roma, il Centro di servizi ecclesiali di Via Aurelia 796 è il più ampio e articolato: ospita la Fondazione di Religione “Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena” il cui scopo per statuto è di “promuovere, organizzare e sostenere la pastorale religiosa nelle sue varie forme, con particolare riguardo al coordinamento dei comuni interessi apostolici dell'Episcopato Italiano” e nei due edifici che compongono il complesso si trovano tra l'altro impianti televisivi e radiofonici, gli uffici della Fondazione Missio e della Caritas Italiana, oltre a residenze e un asilo nido. In uno dei due corpi di fabbrica, quello con pianta a “L” che incontra alla sua destra chi accede al sito da via Aurelia, al livello interrato si trova un auditorium dotato di oltre 300 posti, preceduto da un ampio foyer.
Contiguo a questi ambienti, e ubicato sotto al vasto cortile che si apre tra i due edifici accogliendo aiole, parcheggi, vialetti carrabili e camminamenti, c'è un locale pensato per essere cappella, ma non ancora completato.
La sua ubicazione è ben segnalata da un setto verticale che si erge in forma triangolare reggendo presso il vertice una campana e, accanto a questa, una croce. Tale setto è parallelo al vialetto che costeggia il braccio dell'edificio in cui si trova l'auditorium e dal suo lato un piano scende obliquo coprendo parte dello spazio della cappella e permettendo di illuminarne l'interno grazie a un'apertura, anch'essa triangolare, protetta dalla sua pendenza.
Alla cappella si accede dagli spazi dell'auditorium e del foyer entro l'edificio, e dal cortile scendendo la scala che costeggia il setto murario.
Ma al suo interno le pareti spoglie, le superfici grezze e un muro in mattoni a vista con andamento ad abside mostrano che non è finita: è una cappella “in potenza”, non “in atto”. Di qui la decisione della Fondazione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena di convocare un concorso di idee per l'allestimento dello spazio liturgico, così che la cappella “possa rappresentare, per le persone presenti nel Centro, un punto di riferimento per le celebrazioni e la preghiera personale”, come recitano le linee di indirizzo stilate per orientare i partecipanti al concorso.
La preparazione e il concorso
La Fondazione ha scelto di avvalersi del supporto dell'Ufficio Nazionale per i beni culturali e l'edilizia di culto della CEI e di seguirne le usuali procedure. L'avviso di manifestazione di interesse è stato pubblicato nel febbraio 2021 e tra i 41 gruppi di progettazione che si sono candidati, ne sono stati selezionati 20.
Il sopralluogo “virtuale” del sito, al quale hanno partecipato tutti i gruppi selezionati, è avvenuto il 15 aprile 2021 e vi hanno svolto interventi informativi S.E. Mons. Stefano Russo, che oltre a essere Segretario generale della CEI è anche il Presidente della Fondazione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena; Don Valerio Pennasso, Direttore dell'Ufficio nazionale BCE; Don Mario Castellano, Direttore dell'Ufficio Liturgico nazionale; Mons. Liborio Palmeri, Direttore del Museo d'arte contemporanea San Rocco di Trapani; l'Ing. Andrea Zappacosta, esperto di strutture e impianti dell'Ufficio Nazionale BCE; il Dr. Giuseppe Vitale della Segreteria del concorso.
Nelle linee di indirizzo distribuite ai partecipanti al concorso si chiede anzitutto che i progetti siano atti a definire “un luogo altamente qualificato sotto il profilo architettonico e artistico in modo da «[...] offrire alla Chiesa che celebra i misteri della fede, in particolare l’Eucaristia, lo spazio più adatto all’adeguato svolgimento della sua azione liturgica. [...]» (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 41)”. E, tra l'altro, che prevedano “la riorganizzazione dell’atrio, in modo che lo spazio possa connotarsi come 'eloquente introduzione' alla cappella” e un’apertura vetrata con caratteristiche antincendio verso il foyer “per permettere un’eventuale estensione dello spazio celebrativo”.
Trattandosi di concorso di idee, è stato previsto un compenso per vincitore e segnalati, e un riconoscimento per tutti i partecipanti selezionati, ma non v'è impegno cogente alla realizzazione del progetto vincitore.
La conclusione del concorso
La Giuria, nominata a fine maggio, è stata composta, oltre che da S.E. Mons. Stefano Russo, da Don Valerio Pennasso, da Don Mario Castellano, dall'Ing Andrea Zappacosta e da Mons Liborio Palmeri, anche da: Diac. Dott. Mauro Salvatore, economo della CEI; Ing. Valerio Rennola, rappresentante dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero; Don Francesco Soddu, rappresentante della Caritas Italiana; Don Pietro Angelo Muroni, membro della Consulta Nazionale per la pastorale liturgica; Arch. Alessandro Campera, membro della Consulta Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto; Arch. Ada Toni, esperta di architettura per il tema a concorso.
Entro il termine stabilito, il 15 luglio 2021, tutti i venti gruppi hanno presentato gli elaborati richiesti. I progetti pervenuti sono stati raccolti e vagliati dalla Giuria in forma anonima e solo dopo la scelta del vincitore e di due segnalati sono state aperte le buste con l'indicazione dei nomi. La decisione della Giuria è stata resa nota il 30 luglio.
Vincitore è risultato il gruppo coordinato dall'architetto Felice De Silva e composto dall'architetto Manuela Antoniciello, dal liturgista don Marco Valentini e dall'artista Egidio Iovanna.
Una menzione per la proposta progettuale che valorizza “il dialogo con il contesto architettonico esterno esistente, dando forma ai valori simbolici che connotano lo spazio liturgico” è stata assegnata al gruppo coordinato dell'architetto Francesco Polci e composto dall'architetto Antonio Salvi, dall'architetto Filippo Pecorai, dall'architetto Marco Arrigoni, dall'ingegnere Niccolò Galluzzi, dal liturgista Leonsio Masereka e dall'artista Girolamo Ciulla.
Un'altra menzione per “la capacità concettuale e la forza espressiva con cui nelle opere d'arte viene riletta e interpretata la grande tradizione dell'arte sacra cristiana” è stata assegnata al progetto del gruppo coordinato dall'architetto Alessandro Braghieri e composto dal liturgista don Matteo Firpo e dall'artista Fabrizio Dieci.
Il sito
La Via Aurelia nuova si dilunga verso occidente inoltrandosi nell'abitato, lì estesosi in particolare nella seconda metà del '900: è una grande e trafficata arteria accanto alla quale, in questa zona periferica, si susseguono edifici abitativi non elevati in altezza, inframmezzati da sedi di Ordini religiosi, istituti scolastici, qualche centro commerciale, alcuni grossi alberghi. La sede stradale è ampia e la sua condizione di “non luogo” acquisisce un protagonismo tanto maggiore, in quanto sono rare al suo intorno le architetture significative, mentre l'abitato si dirada nel procedere verso le zone periurbane ove si fanno progressivamente più evidenti gli spiazzi della campagna. Protagonista è il traffico veicolare e il suo quasi incessante viavai.
Procedendo su questa strada, dal centro urbano verso l'esterno della città, al numero 796 una croce di bianco metallo – quella che segnava il luogo in cui si è svolto il Convegno Ecclesiale di Firenze nel 2015 – invita a un momento di pausa: evidenzia una piazza circolare dalla quale una leggera salita consente l'accesso al Centro di servizi ecclesiali. Questo si presenta come un'oasi di pace, e nel suo ampio cortile il setto triangolare si mostra come un segno piccolo rispetto ai vicini edifici, ma dotato di forza comunicativa.
Il progetto vincitore
La proposta progettuale elaborata dal gruppo coordinato da Felice De Silva prevede uno spazio liturgico organizzato secondo lo schema del Communioraum, con ambone e altare che si fronteggiano. La parete in mattoni ad andamento ricurvo, che nello stato di fatto occulta lo spigolo destro della cappella, viene eliminata così che lo spazio resta a pianta quadrangolare.
Il corridoio di ingresso che origina dal disimpegno in cui convergono sia i due percorsi interni all'edificio ove si trova l'auditorium, sia la scala che scende dallo spazio aperto, è nobilitato dalla presenza della statua della Vergine. Questa è disposta in modo tale da essere vista subito da chi getti l'occhio nell'entrata, e fa da cerniera tra il percorso di accesso e lo spazio della cappella. Entrando in questa, risalta il tabernacolo sul prospetto di fondo, accanto all'altare, mentre lungo il fianco, immaginato in mattoni a vista, e lungo la parete fronteggiante l'altare sono disposte le stazioni della via crucis.
In alto, al di sopra dell'altare si trova la grande vetrata triangolare: guarda verso mezzogiorno, ma a un'altezza tale da impedire che il sole disturbi chi sta nell'assemblea, peraltro disposta, secondo la modalità del coro monastico, in due settori che si fronteggiano da una e dall'altra parte dell'asse centrale su cui si allineano ambone e altare.
Dietro quest'ultimo una vetrata a tutta altezza prende luce dal patio: è una vetrata azzurra intessuta di motivi in oro. “La si può leggere come l'acqua del battesimo che porta l'oro dell'Eucaristia” spiegano i progettisti. E, sospeso in alto, il crocifisso che sovrasta l'altare resta evidenziato dal gioco di luce attivato dalla finestra triangolare superiore e dalla vetrata della parete di fondo.
Alla sinistra di quest'ultima, due elementi scultorei di differente altezza, che rappresentano san Francesco e santa Caterina, si rivolgono verso l'altare così come dall'altro lato fa la statua della Vergine: in questo modo l'insieme delle tensioni generate da queste presenze si addensa nel cuore liturgico dello spazio.
Altare e ambone sono due blocchi bicromi in pietra poggianti su basi di dimensioni ridotte e non visibili, così da permettere che il loro volume appaia leggermente sopraelevato sulla pavimentazione.
Le sedute sono leggere strutture in legno, e da queste la sede del presidente si distingue per le dimensioni maggiori dello schienale e per la presenza dei braccioli.
Come richiesto dalle linee di indirizzo, la parete verso il foyer è totalmente apribile.
Il disegno nel complesso è di grande semplicità: l'eleganza si manifesta nelle proporzioni dell'insieme e nella disposizione accurata dei poli liturgici. È un esercizio di economia spaziale volta a esaltare il significato degli elementi in relazione, sia al luogo da essi occupato, sia alla loro forma e consistenza materica.
È uno spazio ordinato e silente: attende di essere abitato dall'azione liturgica mentre la rimemora nell'ordinata distribuzione di luoghi ed elementi.
Il progetto segnalato con “menzione”
L'idea formulata dal gruppo coordinato da Francesco Polci prevede di sostituire il setto verticale attuale con un parallelepipedo in cristallo opalino posto in modo tale da sovrastare lo spazio dell'altare e all'interno di un'area recintata da un muretto conformato a panca, che ricalca all'esterno il perimetro interno della cappella. Così il progetto si propone di stabilire una connessione diretta tra ambiente ipogeo e lo spazio soprastante nel cortile.
Tale perimetro esterno è attorniato da uno spazio a giardino nel quale un cippo reggente la campana indica il percorso di accesso alla cappella.
All'interno, lo spazio liturgico è disposto lungo l'asse est-ovest, così che la parete apribile verso il foyer risulta essere quella opposta alla parete di fondo. E su quest'ultima, inondata dalla luminosità che scende dal volume semitrasparente soprastante, domina un grande crocifisso in legno di castagno.
La copertura ribassata ai lati definisce due navatelle che affiancano lo spazio centrale, mentre una pedana esalta lo spazio dell'altare.
Altare e ambone sono in travertino, e i solchi che ne animano le superfici vi conferiscono un tono chiaroscurale.
Progetto segnalato con “menzione”
Il gruppo coordinato da Alessandro Braghieri accoglie la forma avvolgente della paretina interna esistente per proporre una semiabside dietro alla quale sta la sacrestia.
Una parete trasparente guarda verso il patio in cui campeggia un nodoso ulivo ben visibile dalla cappella.
Di fronte a questa parete trasparente, un blocco di pietra appena dirozzato regge in alto il tabernacolo, così che le panche antistanti possano ospitare non solo alcuni tra coloro che partecipano all'assemblea eucaristica, ma anche chi desidera sostare in adorazione. Accanto a queste si trova anche la seduta del presidente. Sulla parete laterale, da due pannelli in marmo emergono figurazioni che alludono a santa Caterina e san Francesco: mani con le stimmate, mani che reggono un libro, un volto incorniciato da un velo. E al suolo, accanto a queste presenze, come anche accanto a quella che rimanda alla Vergine, sono incise parole che rimandano alle loro azioni: “Ecco, sono la serva del Signore...”, “Altissimo, onnipotente, bon Signore..”, “Chi possiede l'amore di Dio vi trova tanta gioia...”.
Due serie di strisce luminose sul soffitto, disposte diagonalmente ritmano la progressione verso l'altare, anch'esso un blocco in marmo appena dirozzato: ponderoso, massiccio, dominante.
Crocifisso e elementi liturgici sono in bronzo patinato verde; particolarmente significativo appare l'ambone che si eleva sulla pedana marmorea come un foglio piegato in modo da fornire un piano di appoggio: è posto accanto alla parete apribile verso il foyer.
Gli altri progetti partecipanti
Il gruppo coordinato dall'architetto Antonio Acocella ha colto la presenza della vetrata-lucernario triangolare come occasione per conformare la copertura della cappella secondo un sistema di linee ascendenti verso questa presa di luce, la cui positura segna il luogo dell'altare.
Il gruppo coordinato dall'architetto Gianluca Andreoletti ha scelto di racchiudere lo spazio della cappella tra due pareti ad andamento ricurvo, così da accentuare il senso di raccoglimento che vi si esperisce. Un elemento a periscopio sulla copertura individua il luogo dell'altare.
Il gruppo coordinato dall'ingegnere Aldo Barbieri decide di completare il movimento avvolgente suggerito dalla parete ad ansa, disponendo l'assemblea secondo sezioni di cerchio. Propone inoltre all'esterno di elevare più alta la croce, al culmine di una serie ascendente di barre verticali.
Il gruppo coordinato dall'architetto Stefano Boeri prevede di completare in alto la figura dell'abside disegnando nella copertura un cerchio a mo' di cupola, e di elaborare lo spazio esterno, sia nel patio, sia nella copertura, con una sistemazione a rigoglioso giardino.
Il gruppo coordinato dall'architetto Marco Castelletti propone di caratterizzare l'esterno con una presa di luce in forma di cono schiacciato e di definire lo spazio interno contornandolo, in omaggio alla tradizione romana, con un cilindro in tufo dotato di panca perimetrale.
Il gruppo coordinato dall'ingegnere Gianluca Centurani ha immaginato di disporre all'esterno un setto murario ortogonale a quello esistente, traforato in forma di croce e attraversato da una serie di finestrelle che lasciano spiovere all'interno un grappolo di fasci luminosi.
Il gruppo coordinato dall'architetto Christian Ciucciarelli incardina lo spazio sul segno della croce: una traccia in acciaio a pavimento conduce diagonalmente dall'entrata verso il luogo dell'altare, alle spalle del quale continua verticale, attraversata da un braccio orizzontale.
Il gruppo coordinato dall'architetto Giorgio Comoglio valorizza all'esterno la vetrata con figurazioni astratte dense di colore e dispone l'assemblea su un'ellissi incentrata su un altare e un ambone in marmo bianco scolpiti in modo tale da apparire parzialmente grezzi.
Il gruppo coordinato dall'architetto Christian Gasparini caratterizza l'esterno con un'imponente campana. All'interno l'altare è posto verso il patio, ch'è colorato in rosso vivo e preceduto da una grande croce. Due spazi laterali ospitano tabernacolo e figura della Vergine.
Il gruppo coordinato dall'architetto Giulio Girasante si distingue per la copertura interna il cui disegno geodetico conforma una volta celeste tempestata da stelle il cui color oro si ritrova anche nelle tracce che attraversano altare, ambone e sede del presidente.
Il gruppo coordinato dall'architetto Francesca Leto dispone all'esterno un'edicola che in un lato protegge una bianca croce e nell'altro regge una serie di fili pendenti con elementi su cui vibra la luce che a cascata si diffonde nell'intorno, caratterizzato da campiture fortemente cromatiche.
Il gruppo coordinato dall'architetto Maurizio Martinuzzi propone un lucernario in forma di mezzaluna, all'esterno segnalato e protetto da una paretina verticale, oltre al ridisegno della presa di luce attuale, secondo linee sinuose che si ripresentano anche all'interno della cappella.
Il gruppo coordinato dall'architetto Silvia Negroni esplora in pianta il rapporto tra il quadrato e il cerchio, evidenziando quest'ultima forma sia nel disegno della copertura, attraverso il sommarsi e intersecarsi di linee curve, sia nella disposizione dell'assemblea.
Il gruppo coordinato dall'architetto Samuele Quagliotto accentua il rapporto tra lo spazio della cappella e il foyer, ponendo questo a espansione assiale di quella, e distende una grande opera artistica a soggetto mariano sulla vetrata che separa la cappella dal patio.
Il gruppo coordinato dall'ingegnere Rocco Rosi allinea sede, ambone e altare sull'asse centrale della cappella, mentre il tabernacolo è posto a lato, su un asse parallelo, da banda opposta rispetto alle porte apribili verso il foyer. Dall'azzurro intenso delle pareti emergono figurazioni auree.
Il gruppo coordinato dall'architetto Andrea Vaccari immagina uno specchio d'acqua sulla copertura della cappella, e sulle sue pareti interne prevede calligrafie artistiche a bassorilievo evocanti le parole dei santi titolari “Tu sei il Bene, Tu sei Amore...”, “O eterna Bellezza, o eterna Sapienza...”.
Il gruppo coordinato dall'architetto Massimiliano Valdinoci suggerisce di riprendere lo spiovente laterale vetrato all'esterno, sul quale colloca una immagine mariana, con un elemento triangolare simmetrico e, all'interno, di disporre altare e ambone l'uno di fronte all'altro.
Leonardo Servadio