La frazione di Casarea costituisce una propaggine del Comune di Casalnuovo che s'inoltra nella campagna verso oriente, nella vasta spianata dell'entroterra napoletano. Poco più a nord c'è Pomigliano d'Arco coi suoi grandi impianti industriali e tra questo e Casarea passano i binari della ferrovia ad alta velocità, il cui più vicino luogo di riferimento è l'avveniristica, nuova stazione ubicata nel Comune di Afragola, confinante a nord-ovest con Casalnuovo.
La grande espansione urbana di questa zona è avvenuta tra gli anni Ottanta del Novecento e la svolta del millennio, trainata non solo dal fatto che questo è un luogo di importante tradizione industriale e artigianale, ma anche da vaste operazioni di speculazione immobiliare attivate a volte ai margini della legalità soprattutto a seguito del terremoto che ha interessato la regione nel novembre 1980. In quel ventennio il numero di abitanti di Casarea è più che raddoppiato, giungendo a quasi 50 mila residenti, e molteplici sono stati gli abusi edilizi che, una volta scoperti, hanno portato al commissariamento dell'Amministrazione comunale tra il 2007 e il 2009.
«Anche per dare un segno di discontinuità con quelle pratiche degenerative – riferisce l'Ing. Carmine Gravino, responsabile dell'Ufficio tecnico dell'Arcidiocesi di Napoli – abbiamo voluto organizzare il concorso, svoltosi nel 2018, per dotare Casarea di un nuovo centro parrocchiale, in modo trasparente, limpido, che abbia un valore esemplare».
A Casarea sinora si celebra in Santa Maria delle Grazie, sorta come cappella gentilizia nell'800 ma troppo angusta per la popolazione attuale che segue con partecipazione gli eventi liturgici e tiene viva la tradizione devozionale.
La preparazione e il concorso
«Preparare questo concorso – ricorda Gravino – è stata una grande e importante esperienza umana. Si sono intrecciati dialoghi con le Autorità locali e con la comunità, abbiamo fatto circolare questionari e richiesto suggerimenti, organizzato incontri con architetti e storici dell'arte per informare in merito alla costruzione delle chiese ai nostri giorni, e col liturgista, Don Salvatore Esposito, direttore della Pastorale liturgica dell'Arcidiocesi, per dar conto della Riforma del Concilio e dei suoi effetti sullo spazio per il culto. È stata per tutti un'opportunità di crescita e in particolare per la comunità un'occasione per riconoscersi nel percorso che porta alla realizzazione del nuovo centro parrocchiale».
Partito con la pubblicazione della lettera di invito alla manifestazione di interesse firmata da Mons. Salvatore Angerami, Vescovo ausiliare di Napoli e proseguito con la selezione dei dodici Studi invitati (Corvino e Multari, Pica Ciamarra, Gambardella Architetti, Alberto Izzo & Partners, Gnosis Progetti, Centola Associati, Interplan², Studio b5, Giorgio Melesi, Enzo Eusebi & Partners, Labics Studio, Antonio Marchese) la preparazione al concorso ha avuto un momento di particolare interesse nel sopralluogo del 22 giugno 2018, con la partecipazione di diversi esponenti di ciascuno dei gruppi di progettazione: «La comunità – rammenta Gravino – ha invitato tutti a un banchetto conviviale, ed è stato un momento di proficuo scambio».
Il 18 e 19 ottobre 2018 la Giuria nominata dal Vescovo ha stabilito che vincitore del concorso fosse Alberto Izzo & Partners; il secondo premio è stato assegnato a Enzo Eusebi & Partners e il terzo premio è andato a Giorgio Melesi; inoltre si è deciso di attribuire una “menzione” al progetto presentato da Labics Studio.
Il sito
Il nuovo centro parrocchiale sorgerà su un'area a forma trapezoidale messa a disposizione dal Comune alla confluenza della Traversa IV di Via Casarea (sulla quale a circa centocinquanta metri di distanza si trova la cappella esistente) con la Via Case Nuove, che separa l'abitato dalla campagna. Sinora adibita in parte a parcheggio, l'area sorge ai margini dell'abitato e, guardando verso nord, sulla vasta spianta si vede il recente, lungo, lineare impianto della ferrovia veloce, mentre verso sud-est il panorama è dominato dall'imponente cono montuoso del Vesuvio. È una zona che appartiene all'Arcidiocesi di Napoli, ma prossima al confine con le altre due Diocesi di Nola e di Acerra.
Poiché Casarea manca di spazi pubblici e comunitari, il nuovo centro parrocchiale diverrà la sua principale “piazza”: i suoi spazi aperti saranno luogo di incontro a disposizione di tutti i cittadini.
Il progetto vincitore
Si distingue per l'essenzialità e, a un tempo, per la solidità dell'insieme in cui all'esterno risaltano le superfici ricoperte in pietra gialla.
La sequenza degli spazi e degli ambienti studiata da Alberto Izzo & Partners è quella che logicamente suggerisce il sito (ed è analoga a quella seguita anche dagli altri progetti classificati): il sagrato si apre sulla Traversa IV di Via Casarea, sulla quale prospetta la chiesa che in tal modo si pone in contatto visivo con la cappella storica, la cui facciata, posta lungo la stessa via, guarda nella direzione del lotto sul quale sarà realizzata la nuova chiesa. Sul lato nord della nuova chiesa, ovvero verso la campagna, si dispongono le parti dedicate ai servizi parrocchiali, che occupano anche la parte verso est, sul retro della chiesa.
Vi sono due volumi squadrati che emergono al di sopra di una quota segnata da una rientranza, come una fascia marcapiano: questa distingue un più basso volume che in pianta si presenta con una forma a “S” e, partendo dal lato di sinistra (verso nord) della facciata principale, costeggia il volume della chiesa e lo aggira quindi sul retro per proseguire poi abbracciando il secondo volume sul lato sud e quindi sul lato ovest.
Dei due volumi emergenti, il primo, di maggiori dimensioni, ospita la chiesa, il secondo contiene il salone parrocchiale. Il più basso edificio, che a mo' di serpente costeggia e abbraccia i due volumi tra i quali si insinua, ospita anzitutto una serie di aule parrocchiali; quindi, sul retro della chiesa si trovano la segreteria parrocchiale e i locali della sacrestia e, di seguito, nella parte che abbraccia il secondo più basso volume, stanno lo studio del parroco e i locali della casa canonica.
Tra i due volumi emergenti della chiesa e del salone, e il più basso edificio dei servizi parrocchiali, si aprono due chiostri rettangolari. Sul lato verso la campagna è disposto il parcheggio e sul retro del complesso si trova il campo sportivo.
Si tratta di un insieme architettonico in cui risalta l'ordine compositivo. E la linearità dell'insieme acquisisce capacità espressiva e si dota di significato evidente grazie a una serie di elementi dalla forte capacità caratterizzante: l'ampio portale che domina la facciata principale, la croce che campeggia in alto sul sul lato destro del prospetto, e una fenditura verticale che sulla sinistra lascia intravedere un piano inclinato, come memoria dei tetti a falda tradizionali, sopra il quale risalta il concerto delle campane. Si tratta di un campanile “in negativo” che si evidenzia come vuoto, non come volume costruito, ma proprio per questo è capace di porsi con un chiaro valore di segno: con leggerezza ariosa diventa una finestra di luce che indica la direzione del cielo.
All'interno, l'aula liturgica si presenta come un quadrato dalle dimensioni leggermente più piccole e ruotato verso la sinistra di chi entra: in questo modo si generano diversi ambienti tra i due quadrati di base, dei quali quello esterno è di maggiori dimensioni, che consentono di individualizzare i luoghi liturgici. In due di tali ambienti, separati e chiusi, trovano posto due scale: da un lato, sulla destra di chi entra, quella che dà accesso all'organo posto sopra il portone principale e, in posizione diametralmente opposta, quella che consente di accedere alla copertura per la necessaria manutenzione. Si tratta di una soluzione ingegnosa e utile, che facilita l'opera di mantenimento dell'edificio.
La rotazione dell'asse principale della chiesa consente anche di ricavare uno spazio coperto all'ingresso, a mo' di nartece, che rende più evidente, cospicuo, importante il passaggio della soglia che separa lo spazio esterno dal luogo riservato al culto.
La pareti laterali all'interno della chiesa sono rivestite in marmo scuro nella parte bassa e più in alto sono intonacate chiare e hanno un andamento leggermente inclinato, in tal modo accentuando la dimensione verticale dello spazio e configurandolo un poco come un abbraccio che cala dall'alto.
Così, la semplicità compositiva si avvale di pochi strumenti, quali la leggera rotazione dell'asse principale della chiesa o le variazioni cromatiche all'interno, per dinamizzare lo spazio e per ricavare ambiti che evidenziano i poli liturgici: a partire dal tabernacolo, ben visibile sulla destra di chi accede, ben distinto dai luoghi dell'altare, della sede e dell'ambone.
Come nell'antico stile romanico, non sono necessari gesti enfatici per ottenere spazi eloquenti.
Il secondo classificato
Anche il progetto di Enzo Eusebi & Partners si dipana secondo una simile successione di spazi: vi sono due edifici a base quadrata, il primo contenente la chiesa, e il secondo con il salone e gli altri servizi parrocchiali oltre alla canonica.
Il volume della chiesa assume un poco le fattezze della tenda: si eleva in due diedri diagonalmente contrapposti mentre si abbassa sino a toccare il suolo agli altri due spigoli. La copertura ha andamento a paraboloide derivante dalla superficie rigata che congiunge le due coppie di spigoli, elevati e abbassati.
Così la facciata principale appare come triangolare e la copertura interna si alza e abbassa con movenza continua, esaltata da un'apertura di luce lungo tutto il margine, che consente di evidenziare la disposizione dei poli liturgici, rendendo a una particolare visibilità quello del tabernacolo.
L'edificio delle opere parrocchiali ha due livelli: il salone parrocchiale sta in basso mentre al livello superiore si trovano le aule per il catechismo, gli altri servizi e la canonica. Questo secondo livello si estende su una superficie maggiore e, a mo' di loggiato, copre in parte lo spiazzo tra il corpo delle opere e la chiesa.
Il terzo classificato
Anche Giorgio Melesi ha scelto il linguaggio della semplicità. La chiesa si eleva su di una base quadrata e in facciata si presenta col profilo della capanna a due falde, ricondotto alla sua essenzialità e tagliato obliquamente nella parte posteriore.
È un volume geometrico puro, rivestito da una superficie continua, sulle facciate e sulla copertura, di colore leggermente dorato e forato secondo una trama di quadrati geometricamente disposti. Le opere parrocchiali stanno sulla sinistra e sul retro del corpo della chiesa, secondo un andamento lineare e su due livelli, con passaggi coperti al livello basso, dove si trova il salone parrocchiale, mentre le aule e la canonica stanno al livello superiore.
La chiesa all'interno presenta una seconda copertura a volta che si eleva in forma di ferro di cavallo alla base, evidenziata con un colore ben marcato, e dotata di un oculo sopra l'altare.
Tale copertura interna giunge sino alla pavimentazione sulla destra ma resta aperta in basso sull'altro lato e accanto al presbiterio. In questo modo si pone come manto che avvolge l'assemblea e disegna lo spazio di un camminamento perimetrale che si allarga verso la sagrestia, sulla sinistra dell'aula.
Leonardo Servadio