Non semplicemente una nuova chiesa: un'occasione per dar nuovo slancio alla città. Locri, che spesso è vista riduttivamente sotto un'angolatura peggiorativa, ha in realtà una comunità cattolica vivace, giovane e in continua crescita, ricca di aspettative e di futuro. Se negli anni passati molti se ne sono andati dalla città, la Diocesi di Locri-Gerace desidera invece incoraggiare le persone a restare perché, pur se il lavoro scarseggia e diffuse sono disoccupazione e sottoccupazione, viva è la speranza e notevoli le potenzialità del luogo, ricco di bellezze naturali e di storia (il sito archeologico di Locri Epizefiri, l'ultima colonia greca fondata in suolo calabro, è di primaria rilevanza). Ecco dunque che la costruzione di una nuova chiesa si pone come segno della volontà di rinascita.
La città conta meno di diecimila residenti stabili e la parrocchia di San Biagio Vescovo e Martire (una delle tre parrocchie del centro urbano) raccoglie oltre quattromila fedeli, in prevalenza famiglie con figli piccoli. Da tempo si attendeva una chiesa grande a sufficienza per accogliere tutti i fedeli – tra i quali vi sono anche alcuni immigrati di tradizione ortodossa.
La chiesa attualmente disponibile, costruita all'inizio del XX secolo, da molti anni ormai risulta eccessivamente piccola. Ma a poche centinaia di metri dal vecchio edificio di culto si trova un centro salesiano, dotato tra l'altro di biblioteca, cinema e campi di calcio, accanto a un terreno attualmente libero affacciato sulla via Matteotti. Nel complesso dei Salesiani si trovano tutti i servizi per le attività parrocchiali, e ora sul terreno libero potrà essere edificata la nuova chiesa: così che l'insieme si configurerà come centro parrocchiale completo in tutte le sue parti.
Il dialogo interno alla parrocchia volto a definire le caratteristiche auspicate per il nuovo edificio di culto è cominciato nel 2018 ed è consistito in incontri e discussioni, nella distribuzione di questionari e in presentazioni intese a puntualizzare il senso dei luoghi liturgici e della presenza fisica della chiesa-edificio nella città contemporanea: è stato quindi non solo un percorso inteso a raccogliere opinioni, bensì un vero e proprio dialogo formativo.
Da tali consultazioni è emerso un articolato e dettagliato Documento Preliminare alla Progettazione (DPP), in cui si indica la necessità di erigere una nuova chiesa capace di ospitare circa 350 fedeli, dotata di alcuni spazi accessori (ufficio del parroco, archivio, sala polivalente), capace di porsi come segno nella città e di integrarsi e raccordarsi con gli spazi del centro salesiano. Come è scritto nel DPP: “Il completamento del complesso parrocchiale mediante la realizzazione della nuova chiesa … e la qualificazione della sua immagine contribuiranno a valorizzarne il ruolo di polarità sociale e aggregativa che già oggi ricopre per la Comunità, mancando nella città e in quelle limitrofe luoghi destinati a questi scopi. Entro l’articolata e complessa situazione sociale dell’ambito geografico in cui si trova Locri, inoltre, tale auspicio assume un ulteriore significato, caricando il complesso di una valenza civile quale luogo collettivo di integrazione sociale e di accoglienza, di apprendimento dei valori di educazione al vivere insieme e alla legalità come testimoniato dagli accordi di collaborazione stipulati tra l’Amministrazione comunale e la Parrocchia”.
Il DPP tra l'altro evidenzia la necessità che il nuovo edificio comunichi alle persone che lì saranno bene accolte, che vi sia un sagrato di almeno 200 mq per metà porticato, che sia dotato di un parcheggio ben separato e che la trama di camminamenti e luoghi di passaggio al suo intorno sia studiata in modo tale da rendere a unitarietà i diversi edifici – nuovi e già esistenti – che insieme comporranno il complesso parrocchiale. Il documento inoltre richiede che la nuova chiesa sia ben riconoscibile, sia a livello di prossimità emergendo nel contesto ma senza stonare con esso, sia a livello territoriale, così da essere ben visibile sin da lontano per chi percorre viale Matteotti.
La chiesa sarà dedicata al San Giovanni Bosco Padre e Maestro dei Giovani e, come spiega l'architetto Giorgio Metastasio, responsabile dell'Ufficio Beni Culturali e Edilizia di Culto della Diocesi, «con la sua realizzazione si aprirà il secondo polo più importante per la vita religiosa della città, insieme col polo che include l'Episcopio e il Seminario vescovile accanto alla Cattedrale, nel centro storico della città».
Sulla base del DPP, a fine gennaio 2019 il Vescovo, S.E. Mons. Francesco Oliva, ha diramato l'avviso di manifestazione di interesse volto a invitare gruppi di progettazione a proporre la loro candidatura. Ben 141 gruppi hanno risposto presentando le proprie credenziali: ne sono stati selezionati 13 provenienti un po' da tutta Italia e, tra questi, dieci hanno seguito l'iter informativo e presentato un progetto entro la scadenza, stabilita per il 18 luglio.
La giuria (composta da esponenti della Diocesi, della Parrocchia, dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, da un rappresentante dell'Ordine degli Architetti e da altri esperti di arte, architettura e ingegneria) ha esaminato gli elaborati nei giorni 27 e 28 agosto 2019, e la proclamazione del vincitore (il gruppo guidato dall'architetto Filippo Pambianco, di Forlì-Cesena) è avvenuta il 3 settembre 2019. Sono inoltre stati indicati altri due progetti meritevoli di menzione: quello del gruppo guidato dall'architetto Francesco Gatti e quello del gruppo guidato dall'architetto Francesco Lipari, entrambi di Roma.
Il sito
L'area sulla quale sorgerà la nuova chiesa si trova tra viale G. Matteotti (che sul lato ovest corre parallelo alla litoranea), la via Don Vittorio (lato nord), la via Oliverio (lato sud). A est sullo stesso lotto si erge il complesso salesiano coi suoi campi sportivi, tra la via Don Vittorio e via Cristoforo Colombo (la litoranea) e, a lato di questo (su via Oliverio), si trovano l'ufficio del Giudice di Pace e altre palazzine residenziali.
Il mare quindi non è lontano e vicina è anche la campagna: l'abitato di Locri termina un paio di isolati più a sud. L'attuale chiesa parrocchiale di San Biagio si trova a circa mezzo chilometro più a nord, anch'essa prossima al mare, e la Cattedrale si trova circa un chilometro più a nord, nel centro città.
Il progetto vincitore
Il gruppo guidato dall'architetto Filippo Pambianco (Cavejastudio) di Forlì, è stato dichiarato vincitore grazie a un progetto che esprime chiarezza di significato, un misurato rapporto con l'intorno urbano (in cui si distingue nettamente ma senza perdersi in proclami retorici), armonia nelle proposte artistiche, appropriatezza nelle disposizioni dei poli liturgici.
Lo si può descrivere così, immaginandolo già realizzato: provenendo dal centro città lungo viale Matteotti si vede il marciapiedi allargarsi e presentare una serie di aiole circolari, allineate davanti a una siepe e a un filare alberato che funge da quinta dietro alla quale si trova il parcheggio.
La siepe è contenuta da un muretto lineare che termina, in prossimità della chiesa, con una stele che sale concava – come concavo è il palmo della mano aperto nella preghiera – reggendo un concerto di campane.
La chiesa si presenta composta da due volumi sovrapposti: un tamburo a pianta ellittica di colore chiaro si eleva sopra una base dilatata orizzontalmente e definita da muri in pietra. Il volume di base nasce da una forma parallelepipeda il cui lato verso viale Matteotti è tagliato ad ansa: così questo lato, che costituisce la facciata principale, accoglie come in un abbraccio la parte scoperta del sagrato. V'è poi la parte coperta del sagrato: il muro che regge la copertura piana del volume orizzontale non lo chiude in tutto il suo perimetro, ma sulla sinistra della facciata si interrompe, lasciando aperto un ampio spazio. Qui si dilata l'altra porzione del sagrato, in uno spazio reso intimo dal piano orizzontale che lo sovrasta e che poco più avanti è tagliato da un'apertura circolare attraverso la quale si vede il cielo (la “corte delle famiglie”). In questo spazio coperto stanno altri due volumi a base rettangolare: in uno si trova l'ufficio del parroco e l'archivio, nell'altro la sala polivalente.
Nel sagrato coperto si intrecciano diversi percorsi: l'accesso al parcheggio (che si trova a nord), l'ingresso secondario della chiesa, il camminamento che s'inoltra (a est) verso i campi sportivi e l'edificio esistente.
Entrando nella chiesa si nota come il tamburo ellittico definisca in alto lo spazio dell'assemblea celebrante: entro la proiezione del suo perimetro sono disposti i banchi che hanno andamento curvilineo e si rivolgono alla pedana circolare al cui centro campeggia l'altare. Su questa, l'ambone si eleva da una seconda, più piccola e alta pedana circolare che (sulla sinistra per chi guarda dall'assemblea) si protende in avanti, mentre la sede del presidente è in posizione diametralmente opposta.
La parete interna del tamburo ellittico presenta un'ondulazione continua, atta a “rompere” il suono ed evitare riverberi e sopra la pedana dell'altare si apre un ampio lucernario circolare. Tutti i poli liturgici hanno un lucernario dedicato, e quello dell'altare è il maggiore: l'intensità della luce naturale sottolinea i rapporti gerarchici tra i diversi poli.
La parete perimetrale del volume orizzontale più basso, è in pietra e ha un andamento sinuoso, così da generare anse in cui trovano posto gli altri luoghi liturgici. La custodia eucaristica sta su una stele in prossimità della sede del presidente e accanto all'accesso alla sala riservata all'adorazione eucaristica; il battistero si trova alla destra dell'ingresso principale, ed è dotato di catino per celebrare tramite aspersione, posto su una colonnina che si eleva su di un piano ribassato ove il sacramento può essere celebrato per immersione; due ambienti per la riconciliazione sono posti accanto al battistero. Anche gli spazi per il coro, e per le statue della Vergine e del Santo titolare sono poste nelle altre anse lungo la parete perimetrale.
Rilevante è che, per quanto lo spazio all'interno della chiesa sia totalmente aperto, il fatto di nascere dall'intersezione dei due volumi (quello più basto dilatato orizzontalmente e quello verticale a tamburo ellittico) permette di distinguere nettamente l'ambito dedicato all'assemblea che si riunisce per la celebrazione eucaristica, pur senza senza separarlo dalle altre polarità a questo collegate.
I progetti segnalati
La distribuzione planimetrica dei due progetti che hanno meritato la “menzione” segue la stessa logica su cui si imposta il progetto vincitore: provenendo dal centro su viale Matteotti si incontra prima il parcheggio, quindi il sagrato che si apre davanti alla chiesa e sulla sinistra del volume di questa si inoltra il percorso che conduce agli impianti esistenti dei Salesiani.
Progetto Gatti
Il volume della chiesa immaginato dal gruppo guidato dall'architetto Francesco Gatti (studio 3Gatti) si eleva quadrangolare con lati concavi verso l'esterno e, reciprocamente, convessi verso l'interno. Su due lati, verso la facciata su viale Matteotti e sulla sinistra di questa, si dilata una copertura piana retta da porzioni di muro e aperta superiormente da diversi varchi quadrangolari.
Si genera così uno spazio per il sagrato parzialmente coperto, e più oltre, sul lato sinistro della chiesa e sotto la medesima copertura, trovano posto l'ufficio del parroco e gli altri locali richiesti dal DPP. All'interno, la chiesa presenta uno spazio circolare in cui trova posto l'assemblea davanti alla pedana dell'altare, mentre negli spicchi tra il cerchio centrale e gli angoli formati dalle pareti ad andamento convesso si dispongono gli altri poli liturgici.
Progetto Lipari
Un manto di copertura morbidamente disteso tra sei cuspidi che lo reggono e lo elevano: il progetto del gruppo guidato dall'architetto Francesco Lipari (OFL Architecture) si sviluppa come un grande organismo.
Il manto, che si prolunga a sinistra sopra i locali accessori ubicati verso il retro, riunisce sotto di sé tutto l'insieme prospettando all'esterno un'immagine unitaria, mentre all'interno gli spazi sono ben differenziati.
La maggiore delle cuspidi regge la croce e segnala il luogo dell'altare, le altre cuspidi individuano gli altri poli liturgici.
All'interno, l'aula si dispone secondo una pianta che ricorda un po' una stella a sei punte, e l'assemblea è raccolta in quattro settori convergenti verso l'altare. La struttura lignea che regge la copertura rimane a vista e la sua inconsueta forma contribuisce a definire un ambiente acustico adeguato.
Gli altri partecipanti
Il progetto del gruppo coordinato dall'ingegnere Luca Chiappetta individua nella forma dell'ellisse la struttura caratterizzante che, prolungandosi sopra una base porticata rettangolare, sale per culminare nella cella campanaria posta nella zona sopra l'altare.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Cherubino Gambardella suggerisce ampi spazi porticati raccolti attorno a un volume emergente con facciate a tralicci e coperture a tagli diagonali che ricordano un poco le architetture nordiche.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Giuseppe Luciano fonda un impianto basilicale in cui la nitida successione di campanile, portico, nartece, si completa nella zona presbiterale con una lunga presa di luce che rivisita l'abside come alta curvatura orizzontale.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Francesco Mammola ricerca semplicità ed efficacia tipicamente mediterranee: superfici esterne bianche, pareti traforate, copertura a volte ripetute in diversa positura, campiture colorate negli interni.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Antonella Mari propone un nastro che scende dal campanile a nord-est del lotto e si distende lungo il lato sul viale, per riproporsi in positure orizzontali o verticali di varia sinuosità, dando continuità agli spazi esterni e interni.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Davide Olivieri disegna una massa tagliata da superfici di via inclinazione, la cui compattezza è esaltata da un'ampia fascia di base in pietra che continua nel campanile, col quale si trova in rapporto biunivoco.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Francesco Purini rivisita il tema del quadriportico sul fronte della chiesa, e la semplice geometria di quest'ultima diviene complessa e articolata dalla presenza di “cannoni di luce” che vi penetrano dall'alto.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Annaluce Somma si incardina su uno slanciato campanile a base triangolare da cui origina la copertura ad arco ribassato che abbraccia il sagrato e si ripropone all'interno per inquadrare la pedana dell'altare.
Leonardo Servadio