La parrocchia del Santo Spirito è stata eretta nel 1986 e interessa un territorio assai vasto: 70 chilometri quadrati che si estendono sul susseguirsi di colline nella vasta conca di Benevento, dove fiorente è l’agricoltura. Al momento della sua formazione contava 3000 abitanti e oggi il loro numero è aumentato sino a quasi 5000. La chiesa cui fa riferimento, situata in località Pezzapiana nella periferia nord della città, in prossimità della campagna, è risultata subito eccessivamente piccola oltre che priva di strutture di servizio: l’aula liturgica ha settanta posti a sedere, non ha sagrestia né canonica, né vi sono aule per il catechismo.
Molti parrocchiani che abitano in nuclei sparsi hanno difficoltà a raggiungerla: per consentire a tutti loro di partecipare alle celebrazioni eucaristiche, nei giorni festivi queste si svolgono non solo nella chiesa parrocchiale ma anche in diverse cappelle private. Alcune attività pastorali sono ospitate in un vecchio edificio scolastico concesso in comodato gratuito dal Comune ma distante cinque chilometri dalla sede. Altre attività e funzioni avvengono grazie alla collaborazione con le parrocchie confinanti: per esempio nelle strutture di Santa Maria in Costantinopoli, ubicata in una zona più centrale di Benevento, si celebrano matrimoni, funerali, cresime e le attività catechistiche per i figli di famiglie che abitano vicine a questa pur appartenendo al territorio del Santo Spirito. Notevole è anche che tra le parrocchie limitrofe vi sia quella di Santa Maria degli Angeli in Pietrelcina il luogo natale di s. Pio.
La preparazione e il concorso
Il nuovo complesso parrocchiale dovrà essere dotato di una chiesa grande a sufficienza per consentire a un numero adeguato di fedeli la partecipazione alle celebrazioni; necessita inoltre di strutture che permettano di assolvere funzioni assistenziali, educative, culturali. Il processo per realizzarlo è cominciato con l’acquisto di un appezzamento di terreno non lontano dalla sede parrocchiale, al di là della strada statale che corre tangenziale alla città.
Il primo passo per preparare il concorso è consistito, d’intesa tra la Diocesi, la Parrocchia e l’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, nel dar luogo a diverse attività partecipative. Queste hanno coinvolto i parrocchiani in modo differenziato e mirato a seconda delle diverse fasce di età: i più piccoli sulla tematica La comprensione del luogo: la chiesa che vorrei, i ragazzi più grandi sulla questione La chiesa, progetto di Dio sugli uomini e gli adulti su Analisi dei poli liturgici, dell’architettura, del programma iconografico. Le idee maturate nel corso di questo processo sono state raccolte attraverso questionari e sono state illustrate nell’incontro intitolato "La dimora di Dio con gli uomini. La comunità sogna e costruisce lo spazio celebrativo" nel settembre 2021. A tale incontro, presieduto dall’Arcivescovo, S.E. Mons. Felice Accrocca, hanno partecipato il Parroco, Don Maurizio Sperandeo, Don Valerio Pennasso, all’epoca Direttore dell’Ufficio BB.CC.EE. della CEI, e l’Ing. Marco Riso, lo specialista incaricato di animare le attività comunitarie per preparare il concorso.
All’inizio di febbraio 2023 il Responsabile Unico del Progetto (RUP), Ing. Francesco Mario Olivieri, ha ricapitolato i risultati della fase preparatoria nel Documento Preliminare alla Progettazione (DPP). Vi emergono, tra l’altro, le seguenti richieste per il nuovo complesso: che si armonizzi con l’ambiente circostante in particolare favorendo il rapporto visivo con la città; che possa permanere per oltre un secolo senza grande dispendio per la manutenzione; che utilizzi le fonti rinnovabili per almeno la metà del fabbisogno; che abbia un campanile staccato dalla chiesa; che disponga di un’aula liturgica capace ospitare almeno 200 sedute, studiata in modo tale da permettere la propagazione della voce anche senza amplificazione e dotata di un sistema di illuminazione atto a generare “un’atmosfera raccolta e soffusa” pur lasciando bene in vista i poli liturgici; che il progetto artistico sia fondato sulla figuratività e includa un’opera che rappresenti l’Effusione dello Spirito Santo, l’Immagine della Vergine Maria del Rosario e le 12 croci della dedicazione; che la realizzazione avvenga per lotti in successione: prima la parte dedicata al ministero pastorale, quindi la chiesa e il campanile, infine la canonica.
Il sito
Il terreno destinato alla nuova edificazione si trova a poche centinaia di metri dall’attuale chiesa parrocchiale e vi si accede dalla via dei Liguri Bebiani che si inoltra nella campagna a nord della città.
Ha forma rettangolare (dimensioni di circa 45,00 per 110,00 metri) e supera un dislivello di oltre 3 metri: la parte bassa è verso sud, cioè verso il centro urbano. Sui lati nord e sud il lotto confina con altri appezzamenti agricoli, e agricolo è anche il terreno dall’altro lato della strada, verso ovest. Verso est è delimitato da una porzione di terreno che s’inoltra verso il binario ferroviario.
Le fasi del concorso
L’avviso della manifestazione d’interesse, pubblicato il 16 febbraio del 2023, richiedeva che i gruppi di lavoro interessati proponessero la loro candidatura entro il 16 marzo. Dei 53 presentatisi, 13 sono stati ammessi. Sono i gruppi coordinati da: Architetto Manuela Antoniciello (dalla Campania); Architetto Marco Castelletti (Lombardia); Architetto Christian Ciucciarelli (Lazio); Architetto Alberto Cusumano (Sicilia); Architetto Michele De Lucchi (Lombardia); Architetto Carlo Ferrari (Veneto); Architetto Francesco Lipari (Sicilia); Architetto Francesco Polci (Toscana); Ingegnere Alessandro Rainone (Campania); Ingegnere Rocco Rosi (Basilicata); Architetto Beniamino Severivino (Campania); Architetto Ada Toni (Puglia); Architetto Amata Verdino (Campania).
Solo 12 hanno presentato i loro elaborati entro la data stabilita e la Giuria, nominata dal Vescovo, si è riunita per esaminarli nei giorni 5 e 6 ottobre 2023. Presieduta dal Vicario Mons Francesco Iampietro, è stata composta da: Don Sergio Rossetti (esperto tecnico diocesano), Don Antonio Malfi (esperto dell’Ufficio liturgico diocesano), Don Mario Ladanza (esperto della Commissione d’arte Sacra), Don Maurizio Sperandeo (parroco della parrocchia del Santo Spirito), Don Luca Franceschini (direttore dell’Ufficio Nazionale BB.CC.EE. della CEI), Arch. Giuseppe Giccone (esperto di architettura per il tema a concorso), Arch. Angelo Verderosa (esperto di architettura esterno al territorio diocesano), Arch. Don Pasquale Imperato (esperto di architettura per la Consulta regionale CEC), Ing. Antonietta Caporaso (esperto di ingegneria), Don Nunzio Falcicchio (esperto d’arte contemporanea).
Vincitore è risultato il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Marco Castelletti e composto anche da: Arch. Monica Mazzolati, Arch. Antonio Troisi, esperto in Liturgia Gianfranco Venturi, Artista Albano Poli, con i collaboratori Arch. Giuseppe Piovaccari, Arch. Jennifer Simona Porro e Arch. Ermanno Yasser Cairo. Queste le motivazioni: l'impianto architettonico risolve il dislivello orografico individuando un’articolazione di volumi riconoscibili con l'aula liturgica al centro e al termine del percorso d'ingresso. L'utilizzo del doppio livello, per i locali di ministero pastorale e per la casa canonica, contiene il consumo di suolo; l'articolazione in volumi autonomi rispetta quanto richiesto dal bando nel merito della cantierabilità in tre lotti funzionali e consecutivi. Il progetto rende ben visibile l'immagine di un’assemblea riunita per celebrare i divini misteri e architettonicamente descrive molto bene il mistero di chiesa-popolo di Dio. Lo spazio liturgico distingue, in modo armonico, i poli liturgici evidenziando il significato escatologico della parte absidale. La simbologia della luce, che richiama lo Spirito Santo, è ben evidente. La proposta artistica, semplice e nobile, risponde con chiarezza ai desideri emersi durante i laboratori parrocchiali e, ben integrata all'interno dell'architettura, offre luminosità e suscita riflessione.
Sono state assegnate inoltre due menzioni. Una al progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Michele De Lucchi e composto anche da: Ing. Tommaso Pagnacco, Ing. Giovanni Cardinale, Ing. Matteo Gestri, esperto in Liturgia Goffredo Boselli, Artista Ugo Riva, per l'apprezzabile ricerca simbolica condotta sul riutilizzo della terra di scavo, sulla particolare fondazione dell'aula liturgica su 12 pietre, sui principi di bioarchitettura impiegati e sulla forza espressiva del video predisposto. La seconda menzione è andata al progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Francesco Lipari e composto anche dall'esperto in Liturgia Sergio Catalano e dagli artisti Michele Canzoneri e Salvatore Rizzuti, per lo studio architettonico sullo spazio complessivo del lotto parrocchiale condotto con particolare attenzione al contesto rurale, ai materiali locali e al paesaggio. La sensibilità dimostrata nell'organizzazione degli esterni si ripropone all'interno dell'aula liturgica in cui la spazialità avvolgente dell'architettura, l'impianto liturgico e le opere artistiche dialogano in maniera coerente richiamando le necessarie dimensioni ecclesiologiche e mistagogiche.
Il progetto vincitore
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Marco Castelletti dispone il sagrato in posizione centrale nel lotto, abbracciato a nord dall’ansa formata dal muro di contenimento del terreno. Tale ansa, sul fronte della quale si allineano le stazioni della Via Crucis, unisce tra loro due corpi di fabbrica il primo dei quali, verso il lato ovest del lotto, contiene il salone parrocchiale e al livello superiore i locali del ministero pastorale; il secondo, verso est, più grande ed elevato, è il volume della chiesa. Entrambi hanno pianta ellittica e i loro assi maggiori sono tra loro angolati così da fronteggiarsi pur mentre guardano verso sud, in direzione della città. Questa disposizione permette di fare del sagrato uno spazio intimo e protetto rispetto alla strada. A sud del sagrato un edificio a pianta circolare ospita su due livelli la canonica e a sinistra della facciata della chiesa si eleva il campanile, ben visibile da tutto l’interno.
Un vialetto in forma ricurva facilita l’afflusso e il deflusso dei veicoli che trovano subito il parcheggio sul lato sud del lotto. Sul lato nord invece, al livello superiore è posto il campo per le attività sportive e per i giochi.
La forma ellittica e circolare dei diversi volumi e l’andamento sinuoso dei percorsi che li attorniano e li collegano dà un senso di raccolta fluidità all’insieme: c’è un pacato dinamismo che riconduce e si risolve nello spazio del sagrato. E qui il porticato a sbalzo che accompagna l’ansa del muro accentua la sensazione di intimità che permette di fare di questo spazio anche un luogo dove sia possibile celebrare all’aperto.
Il portale della chiesa è segnato sul lato dalla croce che con autorevolezza lo annuncia mentre accompagna lo sguardo a posarsi sulla superficie esterna del volume che nella porzione verso sud è intessuta da un motivo ricorrente a ottagoni entro i quali occhieggiano aperture circolari attraversate da croci.
Grazie a questo sommarsi di portale, croce e motivi ornamentali, la parete dell’elevato tamburo, pur nella continuità della sua curvatura acquista il carattere evidente della facciata che dà un chiaro orientamento al volume e sottolinea la liminalità della soglia.
Il medesimo motivo derivante dal ripetuto accostamento di ottagoni si ritrova all’interno e così anche qui, pur nella continuità dell’andamento ellittico della parete, si ravvisa il luogo della controfacciata, segnata da una serie di trafori che richiamano la figura del rosone, elemento architettonico e artistico consueto nelle basiliche di antica tradizione. Un’identica soluzione si trova nell’ansa absidale; anche qui il ricamo parietale ricorda il rosone, soffonde pacata luminosità, rimanda al significato di quel disegno geometrico nella simbologia cristiana: l’ottavo giorno, che supera il tempo terreno e indica la resurrezione nella vita eterna.
L’insieme di forme e volumi ad andamento curvilineo conferisce unitarietà al nuovo centro parrocchiale. E così anche la scelta di realizzare i rivestimenti delle pareti in tufo, un materiale diffuso nella zona, che permette di conferire familiarità alla nuova edificazione pur nella modernità e nell’eccezionalità del suo linguaggio architettonico.
Primo progetto segnalato
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall’Arch. Michele De Lucchi sceglie di privilegiare la giacitura della chiesa e dello spazio previo sulla direzione ovest-est che richiama l’antica tradizione ma risulta angolata dispetto a quella del lotto, poiché la sua porzione verso la strada si trova più a sud di quella sul lato verso la ferrovia.
Un evidente richiamo alla tradizione è dato anche dalla copertura a due falde della chiesa e della canonica, mentre in linea con i tempi è il loro disegno: volumi puri, quasi forme geometriche astratte. Particolare e caratterizzante è la soluzione che risolve l’ingresso alla chiesa: un vuoto circolare buca verticalmente il volume e definisce un abbraccio aperto verso il cielo.
All’interno della chiesa un simile luogo a base circolare è definito dalla parete absidale che avvolge la pedana dell’altare: in questo modo si genera una bipolarità entro la quale si protende lo spazio della celebrazione. Tale bipolarità è ulteriormente accentuata dalla presenza nelle due facciate di un identico trattamento a trafori che gradua la luminosità interna. I locali del ministero pastorale sono interrati nella parte più elevata del lotto e il materiale ricavato dallo scavo è usato per comporre i muri in terra cruda.
È un approccio fondato sulla sostenibilità ambientale e sul legame col sito che si ravvisa anche nella proposta di sopraelevare la chiesa su dodici grossi massi.
Secondo progetto segnalato
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Francesco Lipari pone nella metà del lato su strada l’accesso principale al sagrato. L’entrata carrabile è situata nella parte bassa dal lotto e nella parte alta si trova il passaggio riservato alla casa canonica. Il sagrato, che nella parte elevata dispone di un’ampia gradonata sopra la quale si eleva il campanile, è definito da una parete perimetrale in pietra che continua abbracciando tutte le parti del complesso. Il volume della chiesa si eleva su una base circolare: una forma che richiama quella della parte absidale della cattedrale beneventana.
Così la chiesa prospetta direttamente sulla strada oltre che sul panorama urbano a sud, mentre dietro di essa di dispongono, tra loro ben distinti, i volumi del salone, quindi del ministero pastorale e, a una quota più elevata, della canonica, tutti dotati di coperture a prato; ancora più avanti si apre il terreno per il gioco. Si forma così un piano sul quale si allineano i diversi edifici del complesso, a una quota più elevata di due-tre metri rispetto al livello inferiore lungo il quale anzitutto si trova il passo carrabile che conduce al parcheggio sottostante al sagrato e quindi corre lungo tutto il lato sud del lotto.
All’interno della chiesa una parete che cala dall’alto e rimane aperta nella parte bassa individua lo spazio dell’aula e lo distingue dagli ambiti laterali in cui si trovano il coro da un lato e la cappella eucaristica dall’altro.
Gli altri progetti
Leonardo Servadio