Paradigmatico della situazione della Valle Padana e dei suoi recenti sviluppi, il paese di Tribiano, ubicato in provincia di Milano ma nel territorio della Diocesi di Lodi, è di antica fondazione romana. La campagna in cui si trova è ubertosa anche grazie alla presenza di copiosi corsi d’acqua, e la storia del paese è legata all’attività agricola il cui legato storico resta testimoniato da tre antiche cascine nonché dal canale irriguo chiamato Addetta, che attraversa il nucleo abitato. Ma Tribiano è anche un crocevia tra Milano e Crema, a sudest del capoluogo lombardo e tale situazione lo ha portato dopo il secondo dopoguerra ad acquisire anche una cospicua presenza industriale. Infine, negli anni più recenti l’abitato è divenuto luogo di residenza privilegiato per chi desidera vivere in un ambiente agreste dal quale si possono raggiungere con facilità le città vicine: a conseguenza di tali condizioni il numero di residenti, in precedenza sempre restato sotto i mille abitanti, è notevolmente cresciuto. Un rapido sviluppo immobiliare è avvenuto dai primi anni Novanta così che oggi numerose sono le nuove villette e i piccoli condomini, e la popolazione si attesta attorno ai 3600 abitanti, molti dei quali appartenenti a famiglie relativamente giovani e di ceto medio-alto. Il numero dei residenti potrebbe aumentare ancora, ma non molto: il paese fa parte del Parco Agricolo Sud Milano e si desidera tutelarne le caratteristiche rurali, evitando un’eccessiva urbanizzazione.
La chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia Martiri, è stata eretta nei primi decenni del secolo XVII e si trova accanto a una delle cascine storiche: le sue dimensioni sono proporzionate alla piccola comunità del passato e risulta insufficiente per le necessità attuali. Da tempo i fedeli, che si ritrovano nelle solennità a celebrare nella Biblioteca comunale, sentono il bisogno di un’aula liturgica più ampia, capace di contenere circa 350 persone. Inoltre, anche a causa della carenza di servizi pubblici, pressante è la necessità di nuovi spazi per le attività sociali, culturali e educative. “La frequentazione delle iniziative della parrocchia è costante e numerosa” riferisce il Documento Preliminare alla Progettazione (DPP) e gli eventi riservati ai più piccoli coinvolgono sino a circa 250 bambini. Si segnala inoltre che molti cittadini, anche se non la frequentano, desiderano che la chiesa con le sue pertinenze contribuisca a meglio definire il volto del centro urbano, ch’è imperniato sulla piazza del municipio intitolata a Giovanni Paolo II.
Ecco che, d’intesa con l’Amministrazione civile, la nuova aula liturgica è intesa a comparire autorevolmente sulla piazza e a stabilire un raccordo diretto tra questa e l’antica chiesetta la quale, col suo campanile e la sua iconica presenza, resterà quale cuore storico della parrocchia. In questo modo il paese acquisirà una struttura urbana migliore e condivisa, nella lunga prospettiva che lega il passato alla storia futura.
Il sito
La facciata della chiesa attuale compare in fondo a piazza Sesone che si distende oblunga costeggiata a sinistra (lato ovest) dalla cascina Castellini, da tempo dismessa.
Tra la cascina e la chiesa si apre un cortile abbracciato su tre lati da edifici in cui si trovano la canonica e alcune strutture del ministero pastorale (un salone di ridotte dimensioni e qualche aula). Il terreno retrostante la cascina è definito verso sud e verso ovest dall’ansa formata dalla via Molino D’Arese, e verso nord dal vecchio fienile, al di là del quale si trovano il parcheggio del Municipio e la Piazza Giovanni Paolo II sulla quale insistono due vecchi silos agricoli, destinati a restare come testimonianza storica.
La preparazione del concorso
Il concorso per la nuova aula liturgica è stato preparato nel corso del XIV Sinodo della Chiesa di Lodi dal titolo “Terra, persone, cose: il Vangelo per tutti”. Questo è stato indetto nel gennaio 2020, aperto nell’ottobre 2021, chiuso nel marzo 2022: “Il Sinodo diocesano – ricorda il DPP – è cominciato a cavallo della pandemia e per questo motivo la riflessione sull’essere Chiesa di Dio in Lodi si è interrogata su come l’esperienza drammatica del Covid-19 possa essere germoglio di nuova socialità e spiritualità tra memoria e futuro”.
All’inizio del cammino di preparazione c’è stato l’incontro, avvenuto il 26 febbraio 2021, della comunità locale col Vescovo, S.E. Monsignor Maurizio Malvestiti. Questi ha spiegato: «L’architettura della chiesa potrà dare dignità a un centro che è cresciuto troppo in fretta, senza riferimenti identitari e aggregativi chiari». Con riferimento alla propria esperienza nella Congregazione per le Chiese Orientali (nelle quali vige la tendenza a riproporre forme artistiche e architettoniche antiche), il Vescovo ha notato come sia importante riferirsi a soluzioni «chiare e semplici» senza tuttavia scadere in «una adesione troppo letterale a una contemporaneità che è subito vecchia».
Tale problematica è stata ripresa da molti nel corso del dialogo imbastito nei mesi successivi, tanto che in coda al Documento di Sintesi si evidenzia come la comunità richieda enfaticamente “una chiesa che sembri una chiesa” e che privilegi l’assetto di tipo basilicale, con un volume di altezza considerevole, con copertura a capanna, con elementi quali portici e nartece o pronao atti a renderne significativi i prospetti esterni oltre che a mostrarne l’apertura all’accoglienza, evitando forme rigidamente ortogonali.
Gli incontri sono avvenuti con tutte le persone interessate (gli “stakeholders”): dai bambini agli anziani, dai membri del Consiglio parrocchiale agli esponenti delle diverse associazioni, dalla Soprintendenza all’Amministrazione comunale.
Per esempio, nella primavera 2021 hanno avuto luogo dei laboratori intesi a rendere familiare ai bambini la figura di San Giuseppe, cui la nuova aula liturgica sarà dedicata. E con alcuni studenti delle medie inferiori s’è svolta una riflessione sull’architettura delle chiese contemporanee, intesa a comprendere che cosa faccia sì che queste possano essere identificate per tali.
Il sindaco Roberto Gabriele e altri esponenti della Giunta hanno presentato i progetti di sviluppo urbanistico tra l’altro notando che, grazie alla nuova aula liturgica, la Piazza Giovanni Paolo II troverà nuova vita e una sua porzione potrà essere modificata per integrare il sagrato.
L’Arch. Antonella Ranaldi, Soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, ha evidenziato come la nuova aula vada concepita come una cerniera tra i diversi ambiti di cui si comporrà il complesso, rispettando l’asse del fienile “che riprende quello della centuriazione storica”.
Il Parroco, Don Flaminio Fonte, ha seguito tutte le fasi del percorso preparatorio e ha ribadito che la chiesa esistente servirà come cappella feriale: le rimarrà il titolo di parrocchiale e il Sacramento del Battesimo potrà continuare essere lì amministrato.
A conclusione di tale percorso, nel settembre 2021 è stato redatto il Documento di Sintesi a cura degli architetti Davide Fusari e Francesca Daprà.
Il DPP è stato redatto nel maggio del 2023, in vista del lancio del concorso, dal Responsabile del procedimento Ing. Renato Sambusida.
Le finalità del concorso sono così riassumibili: realizzare la nuova aula liturgica con i relativi spazi di servizio; realizzare nuovi uffici, un salone parrocchiale e i locali del ministero pastorale in sostituzione di quelli esistenti; realizzare spazi aperti di connessione che consentano attività oratoriali e che mettano in relazione le diverse parti del complesso con gli spazi pubblici. Oltre a edificare il nuovo corpo dell’aula liturgica, occorrerà ricostruire il volume della cascina in disuso, mantenendo tuttavia come testimonianza storica il piccolo campanile a vela che si eleva sopra il suo tetto. Si segnala inoltre che la parrocchia dispone di una Via Crucis composta da 14 tele a olio della fine del Settecento che non trova posto nella piccola chiesa esistente ma dovrà trovarlo nel nuovo edificio di culto, ove si collocherà anche un organo a canne.
Le fasi del concorso
La Diocesi di Lodi ha pubblicato l'avviso di manifestazione di interesse il 5 maggio 2023. Tra le 87 candidature pervenute la commissione nominata dal Vescovo ha selezionato 14 gruppi di progettazione, rispettivamente coordinati da (in ordine alfabetico): Arch. Alessandro Bellini (della Lombardia); Arch. Jacopo Benedetti (Lazio); Arch. Cristina Calì (Sicilia); Arch. Giorgio Comoglio (Piemonte); Ing. Luigi Giovanni Corona (Sardegna); Arch. Michele De Lucchi (Lombardia); Arch. Calogero Giglia (Sicilia); Arch. Andrea Grottaroli, (Piemonte); Arch. Giancarlo Leone (Lombardia); Arch. Davide Olivieri (Liguria); Arch. Saverio Vittorio Oreglia d'Isola (Piemonte); Arch. Roberto Paoli (Trentino Alto Adige); Arch. Sandro Pittini (Friuli Venezia Giulia); Arch. Simone Sfriso (Veneto).
Il 7 luglio 2023 i gruppi selezionati hanno partecipato al sopralluogo e a un incontro informativo nel quale sono intervenuti Don Luca Franceschini, direttore Ufficio Nazionale BCE, Don Anselmo Morandi, direttore Ufficio Liturgico della diocesi di Lodi, Arch. Francesca Daprà, coanimatore del percorso partecipativo, Ing. Renato Sambusida, Responsabile del procedimento, Arch. Giuseppe Giccone, collaboratore Ufficio Nazionale BCE.
La Giuria del concorso, riunitasi nei giorni 30 novembre e 1 dicembre 2023, ha dichiarato vincitore l’elaborato presentato dal gruppo coordinato dall’Arch. Saverio Oreglia d’Isola e composto anche da: Arch. Aimaro Oreglia d’Isola, Arch. Michele Battaglia, Arch. Flavio Bruna, Arch. Andrea Bondonio, Arch. Stefano Peyretti, esperto in Liturgia Rev Prof. Paolo Tomatis, Artista Hilario Oreglia d’Isola, e dai collaboratori Arch. Paolo Giorda, Arch. Paolo Coffa, Ing. Alessandro Balboni, Ing. Federico Bertolino. Questa la motivazione: “Per l'inserimento e la riconoscibilità nel contesto urbano, sia dal punto di vista distributivo che materico. Il progetto mette a sistema spazi urbani ed edifici preesistenti coordinandoli organicamente con le nuove funzioni richieste. Le forme architettoniche proposte riescono a dialogare in modo armonico con le linee e con i volumi della chiesa storica, riattivando in chiave contemporanea i medesimi legami visivi e identitari. L'interno della chiesa, con la sua spazialità unitaria, riesce a favorire la dimensione comunitaria, familiare e avvolgente dell'assemblea, interpretando in maniera coerente le dimensioni ecclesiologiche ed escatologiche richieste per l'aula liturgica”.
La Giuria ha inoltre segnalato i progetti presentati dai gruppi coordinati dall’Arch. Sandro Pittini (composto anche da: Arch. Paolo Conforti e Arch. Samuele Ossola, esperto in Liturgia Don Francesco Gandioli, Artisti Paolo Orlando e Fabio Nones e dai consulenti Letizia Allegretti e Stefano Tremolada) e dall’Ing. Luigi Giovanni Corona (composto anche da: Arch. Daniela Valente, Arch. Giovanni Emanuele Corona, esperto in Liturgia Don Pietro Ventura, Artisti Mario Gaspa e Francesco Farina).
Il progetto vincitore
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Saverio Oreglia d’Isola riprende le linee della cascina lombarda.
L’aula si presenta a pianta circolare e si pone tra due porticati lineari, entrambi dotati di copertura monofalda, disposti lungo l’area di sedime dell’attuale fienile. Sul lato occidentale un altro braccio li unisce formando un triportico: qui si trova il sagrato che continua nello slargo antistante, aperto verso Piazza Giovanni Paolo II.
Il cilindro dell’aula liturgica si raccorda ai porticati laterali tramite quattro volumi perimetrali che ospitano l’organo, il tabernacolo, il battistero e la cappella della Vergine, e l’insieme così composto è raccolto sotto una copertura a due falde che si unisce a quelle dei porticati laterali. In questo modo l’aula liturgica, pur essendo a pianta centrale, insieme con gli altri elementi da cui è attorniata assume le sembianze di un’architettura a sviluppo basilicale.
Il doppio porticato parallelo, prolungandosi verso oriente, col suo lato settentrionale si raccorda alla casa canonica e col lato meridionale si congiunge all’edificio da erigersi in sostituzione della cascina abbandonata, dove sarà ospitato il salone parrocchiale al piano terra, mentre al livello superiore si disporranno le aule per il catechismo.
La relazione di progetto descrive così l’intervento: “I fronti della nuova chiesa, con impianto circolare, fuoriescono dalle superfici laterizie con la purezza della forma e della materia, come volumi assoluti che si innalzano. Tutti gli spazi, nuovi ed esistenti, risultano collegati tra loro, sempre al coperto, tutti convergenti nella nuova aula, baricentrica rispetto al complesso. Sul nuovo sagrato, posto in continuità con la piazza esistente e chiaramente riconoscibile dai materiali e dal disegno della pavimentazione, i due porticati si incontrano alleggerendosi in un esile triportico monofalda, uno spazio protetto tale da favorire l’adunarsi della comunità e la continuità dell’azione liturgica tra interno ed esterno. I volumi coperti disegnano un sistema di corti interne e nuovi chiostri che si raccordano fino alla chiesa seicentesca inglobandone il cortile laterale. La chiesa storica diviene così parte integrante dell’intero complesso. In corrispondenza del primo cortile interno, il porticato di collegamento accoglie uno spazio esterno protetto per le attività parrocchiali estive, direttamente accessibile, al coperto, dai locali di ministero pastorale posti all’interno del volume recuperato del cascinale storico”.
Il sistema di porticati, oltre a permettere il raccordo tra tutte le parti del complesso, ne garantisce la trasparenza: i passaggi tra gli spazi esterni e gli spazi interni al complesso parrocchiale avviene attraverso soglie nettamente demarcate ma sempre liberamente transitabili. Così che quanto attiene al centro parrocchiale resta definito con chiarezza ma allo stesso tempo risulta inserito perfettamente nell’articolarsi degli spazi urbani. I rivestimenti in mattoni, la profusione di porticati aperti ma coperti e di pareti trattate a traforo (“treillage”) sovrapponendo i mattoni con andamento alternato, accentua la complessiva trasparenza delle costruzioni, senza peraltro scalfire il senso di protezione che offrono.
Sul fronte verso il sagrato il portale è un grande arco e il portone è anch’esso realizzato a traforo. Traforati sono pure i volumi che si accostano al perimetro dell’aula liturgica per ospitare l’organo, il tabernacolo, il fonte battesimale e la cappella dalla Madonna, così come l’arco in posizione absidale dietro l’altare. I trafori riecheggiano un poco il modo in cui la luce filtra dalle vetrate istoriate, e danno unitarietà a tutte le nuove parti del complesso
La copertura a doppia falda, vista dall’interno dell’aula accentua di questa la direzionalità assiale che dall’ingresso riconduce all’altare.
I poli liturgici sono proposti con un disegno lineare, che parla un linguaggio domestico. Ma la loro fattura è raffinata e prevede l’uso della pietra arenaria e del legno di cedro, cui si accosta l’ottone lucido là dove, come nel tabernacolo, è importante trovare note di simbolico splendore.
Progetto segnalato
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Sandro Pittini prende le mosse dalla disposizione in forma di croce dei camminamenti coperti. Il braccio corto di questi si distende tra la piazza Giovanni Paolo II a nord e, a sud, l’ingresso laterale al giardino di pertinenza parrocchiale, mediando la leggera differenza di quota tramite alcuni gradini. Il portico che lo copre, in coincidenza col lato sud della facciata dell’aula si eleva disegnando un ampio portale la cui strombatura sul lato destro invita a seguire l’altro braccio della croce, che costeggia il lato meridionale dell’aula per giungere sino alla corte aperta tra la chiesa seicentesca e il nuovo edificio posto a sostituzione della cascina.
Imponente è la facciata dell’aula liturgica, caratterizzata da una scansione ritmica a pilastrini allineati su tre ordini sovrapposti che si eleva sopra la base dell’edificio. L’interno dell’aula è inondato dalla luce che proviene non solo dalle vetrate della facciata ma anche da un’alta finestra posta sopra la copertura e rivolta verso sud così da inondare di luce la pedana dell’altare lungo tutto l’arco della giornata.
C’è un ricercato contrasto tra la presentazione esterna, organizzata secondo linee diritte, e lo spazio interno. Quest’ultimo, com’è scritto nella relazione di progetto, “è caratterizzato dalla presenza di una superficie lignea fluida che, come un panneggio, riveste tutta la dura struttura muraria in laterizio. Il panneggio in travicelli di larice sbiancato fissa l’istante in cui è mosso da un soffio di vento (il vento impetuoso, il santo Spirito della Pentecoste)”.
Progetto segnalato
Il progetto del gruppo coordinato dall’Ing. Luigi Giovanni Corona propone una chiesa con copertura a due falde di lunghezza differente: maggiore quella verso nord, cioè verso la piazza Giovanni Paolo II e il Municipio, minore quella sull’altro lato.
La porzione di sinistra della copertura sopravanza sul fronte, come a proteggerlo. La parete dell’ingresso invece arretra e nella bianca specchiatura risalta la croce di color oro: col suo chiarore si distingue nettamente dal manto in mattoni che riveste le altre parti della facciata. Questa a destra, in coincidenza con la posizione del battistero, si rigonfia in un volume cilindrico che richiama la forma dei due silos della vicina piazza Giovanni Paolo II.
Il prato del giardino è attraversato da diversi camminamenti tra i quali risalta quello coperto che riconduce al nuovo edificio del salone parrocchiale e dei locali del ministero pastorale.
L’aula liturgica ha una disposizione di tipo basilicale e le costolature che la reggono sono evidenziate in colore bianco sia all’esterno, sia all’interno, così da ritmare la progressione dello spazio dalla porta d’entrata verso la pedana dell’altare.
Gli altri progetti
Leonardo Servadio