UFFICIO NAZIONALE PER I BENI CULTURALI ECCLESIASTICI E L'EDILIZIA DI CULTO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lo splendore di una tradizione rinnovata ma non interrotta

Il racconto del concorso di idee per l’adeguamento liturgico della Cattedrale di Santa Maria Assunta in Asti
28 Agosto 2023

Adagiata sulle colline tra le Langhe e il Monferrato, note in tutto il mondo per i vini che vi si producono, Asti ebbe il suo periodo di massimo splendore nel basso Medio Evo, tra i secoli XII e XIII. In quel tempo era un centro di cruciale importanza commerciale, i suoi mercanti e banchieri operavano in tutto il continente ed edificarono le tante torri e caseforti (le tipiche residenze signorili fortificate) che caratterizzano il panorama urbano. Anche le feste tradizionali della città risalgono a quell’epoca di splendore e tra queste spicca il Palio, corsa di cavalli che si svolge nelle strade del centro storico e dimostra il permanere di una lunga tradizione di cultura popolare.

 

Festa del Palio, sbandieratori sulla piazza della Cattedrale. Foto tratta dal Documento Preliminare alla Progettazione (DPP)

 

Ma la testimonianza più chiara della rilevanza che ebbe Asti nel Medio Evo è data dalla cattedrale di Santa Maria Assunta: era allora ed è tuttora la più grande del Piemonte.

 

Vista aerea della cattedrale e dell’area circostante. Foto tratta dal DPP

 

La cattedrale e la sua storia

Le origini del complesso episcopale si collocano nella prima metà del secolo V, e sino al secolo XII esso si componeva delle basiliche di Santa Maria e di San Giovanni (anche qui, come in diverse altre diocesi, vigeva l’uso della “doppia cattedrale”) nonché del battistero che sorgeva sullo spiazzo aperto tra i due corpi di fabbrica paralleli tra loro.

 

Vista aerea della cattedrale. È orientata sull’asse est-ovest. Lungo il lato sud si apre la piazza che ne precede l’ingresso. A nord della cattedrale si trova lo spiazzo con i resti del battistero e, oltre a questo, la chiesa di San Giovanni. Foto tratta dal DPP

 

Nell’edificio di quest’ultima chiesa in anni recenti è stato collocato il museo diocesano, mentre del battistero antico restano solo le fondazioni ottagonali.

La cattedrale attuale, sorta probabilmente sul sedime della basilica di Santa Maria, è il risultato di tre ricostruzioni succedutesi nell’arco di settecento anni ed è stata realizzata in cotto e tufo nel secolo XIV secondo lo stile gotico. Nei secoli XVII-XVIII diversi interventi hanno apportato trasformazioni ispirate al clima del barocco e della Controriforma.

La facciata a salienti è a due ordini e l’ordine inferiore ospita tre portali con ghimberghe, ma di questi solo quello centrale è ancora aperto: gli altri sono stati murati nel 1711 per consentire la decorazione ad affresco della controfacciata, a opera di Francesco Fabbrica, per ricordare la consacrazione, celebrata nel 1095, della precedente cattedrale romanica.

 

Vista da sudovest. Lungo il lato sud risalta il Portico Pelletta. Foto tratta dal DPP

 

L'ingresso dei fedeli avviene usualmente attraverso il portale aperto lungo il fianco meridionale, che è stato realizzato in gotico fiorito nei primi due decenni del Trecento ed è noto come Portico Pelletta, dal nome del nobile che nel secolo successivo ne finanziò ulteriori ornamentazioni.

Il campanile, romanico a base quadrata, risale al 1266 ed è una delle torri più alte della città.

La cattedrale è a croce latina e presenta all'interno tre navate intervallate da pilastri a fascio quadrilobati i cui capitelli nella navata centrale espongono lo stemma del vescovo Arnaldo de Rosette: a lui con molta probabilità si deve l’avvio della ricostruzione, nell'anno 1327.

 

Vista interna verso il presbiterio e l'abside. Foto di Alessandro Vecchi - Opera propria CC BY-SA 3.0 commons.wikimedia.org

 

All’intersezione tra navata centrale e transetto si eleva il tiburio ottagonale. Il presbiterio ha forma allungata e si restringe verso l’abside pentagonale, segnata da cinque alte finestre. Alcuni anni fa sul presbiterio superiore è stato riportato alla luce un mosaico pavimentale policromo databile tra il XII e il XIII secolo.

Le ragioni del concorso

Il presbiterio superiore, così come risulta dopo il suo ampliamento avvento nel ‘700, si dilunga nell’abside a una quota di 112 cm più elevata rispetto al pavimento dell’aula liturgica. Il presbiterio inferiore si trova a quota 60 cm: un livello intermedio rispetto al pavimento dell’aula.

Con l’adeguamento liturgico postconciliare, avvenuto nel 1984, il presbiterio inferiore è stato ampliato in avanti, verso l’assemblea, fino occupare una parte dello spazio sottostante il tiburio, e la parte mediana della balaustra è stata rimossa. Inoltre la sua pavimentazione è stata un poco sopraelevata al fine di rendere più evidente la cattedra e le sedute dei canonici. Anche l’altare e l’ambone, realizzati riutilizzando antichi pannelli di legno decorati a intarsio e intaglio, si elevano sopra due pedane a loro dedicate.

 

Vista frontale del presbiterio attuale. Foto tratta dalla Tavola 1 del progetto Corradino

Tuttavia il rapporto tra il presbiterio inferiore e lo spazio dell’assemblea non è risultato pienamente soddisfacente; mentre il presbiterio superiore, dove non si è trovata una sistemazione adeguata per l’importante mosaico pavimentale, è rimasto inagibile.

Com’è scritto nel Documento Preliminare alla Progettazione dell’adeguamento liturgico: “L’area presbiterale risulta compressa, con alle spalle un grande spazio attualmente non praticabile e scollegato rispetto alle celebrazioni in corso.  La sensazione è quella di una cattedrale dove nelle celebrazioni più solenni non si riesce a dare il giusto posto a tutte le presenze ministeriali”.

 

Vista del presbiterio attuale verso il coro. Foto tratta dal DPP

Diversi altri punti critici hanno suggerito che fosse necessario cercare una sistemazione migliore per l’area presbiterale e per tutto lo spazio interno: se i canonici trovano posto accanto alla cattedra, il resto del clero concelebrante nelle occasioni solenni deve disporsi nelle cappelle ai lati del presbiterio ma fuori di esso; l’ambone sembra essere troppo a ridosso dell’altare; il coro è ubicato in una posizione parzialmente nascosta presso il lato settentrionale del presbiterio;  la cappella del Santissimo Sacramento non risulta immediatamente individuata come tale e non dispone di uno spazio adatto all’adorazione personale, anche perché si trova in una zona di passaggio verso la sacristia e la cappella feriale; i confessionali non sono bene individuati e appaiono scollegati e distanti dagli altri poli liturgici.

 

Cappella del SS Sacramento vista dal presbiterio attuale. Foto tratta dal DPP

 

I confessionali disposti lungo il lato meridionale e presso la controfacciata. Foto tratta dal DPP

Le grandi dimensioni della cattedrale e il fatto che l’ingresso avvenga in prevalenza dalla porta che si apre sul fianco meridionale, e non da quella sulla facciata principale, richiedono che si ponga una particolare cura nel rendere facilmente e immediatamente visibili i diversi poli liturgici.

 

La pianta della cattedrale attuale. Foto tratta dal DPP


I passi preliminari

La decisione di partecipare al bando proposto dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto e dall’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale italiana è stata presa dalla Commissione Diocesana di Arte Sacra nel febbraio del 2019. Conseguentemente è stato costituito un gruppo di lavoro, composto dal Direttore dell’Ufficio BCE diocesano, dal Direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, dal Parroco della parrocchia cattedrale, da una storica dell’arte e da un architetto. Tale gruppo ha elaborato uno studio di fattibilità che, dopo essere stato discusso con i responsabili per la Liturgia e per i Beni culturali ecclesiastici regionali, è stato inviato all’Ufficio Nazionale BCE.

Una volta che la partecipazione al bando nazionale è stata accettata, la Diocesi sin dai primi mesi del 2020 ha aperto un percorso informativo e formativo, e il Consiglio Pastorale e il Consiglio Presbiterale hanno dato vita a diverse iniziative atte a coinvolgere i fedeli.

Queste si sono ispirate alle riflessioni sull’attività pastorale proposte dal Vescovo, S.E. Mons. Marco Prastaro, che tra l’altro nel 2020 scriveva: “Una Chiesa-comunità viva, fraternità attraente e capace di annunciare il Vangelo, sorge solo come frutto di una ricerca comune e di un cammino corale di discernimento che richiede partecipazione, condivisione e corresponsabilità da parte di tutti i credenti” (Da: “Una Chiesa che celebra. Indicazioni e proposte per l’anno pastorale 202-2021”).

Per focalizzare al meglio il cammino di adeguamento liturgico della cattedrale è stato distribuito un questionario, reso disponibile anche nel sito diocesano, atto a stimolare riflessioni individuali e di gruppo partendo dalla realtà delle chiese locali.

Il 9 dicembre 2020 si è svolto un corso sull’adeguamento liturgico della cattedrale che ha coinvolto diversi esperti di ambito liturgico, teologico, storico artistico e ha visto anche la partecipazione dell’Ordine degli Architetti PPC.

Le indicazioni trasmesse ai progettisti partecipanti al Concorso sono emerse da questo intenso percorso di incontri e di approfondimento, per il quale è stato anche allacciato un un ampio e proficuo dialogo con la Soprintendenza Archeologica e delle Belle Arti.

 

Le richieste poste dalla Diocesi

Queste alcune delle richieste per l’adeguamento dello spazio liturgico della cattedrale: il presbiterio va ripensato in modo tale da consentire un agevole svolgimento dei riti e da mettere in evidenza i poli eminenti di altare, ambone, cattedra e sede del presidente non vescovo; vi siano sedute mobili per sei ministranti e si trovi una migliore collocazione per il coro e per chi lo dirige; nella cappella del Santissimo Sacramento si proponga come migliorare il raccoglimento e la preghiera dei fedeli pur mantenendo il passaggio verso la cappella feriale, la sagrestia e la cappella dalla Madonna; per il luogo della riconciliazione si elabori una sistemazione che lo individui meglio e lo integri nel complesso dell’organismo architettonico e liturgico.

 

Il concorso

Il bando del “Concorso di idee per l’adeguamento liturgico della Cattedrale di Santa Maria Assunta in Asti” è stato pubblicato nel sito della diocesi il 28 marzo 2022.

Dei diversi gruppi presentatisi, sei sono stati ammessi alla fase finale del concorso.

Esperito l’iter concorsuale, nel sito della Diocesi è stata data notizia dei risultati il 6 dicembre 2022.

Vincitore è risultato il progetto presentato dal gruppo di lavoro coordinato dall’architetto Andrea Vaccari di cui fanno parte anche l’architetto Carlo Bergamaschi, l’artista Luca Cavalca, il liturgista Don Giorgio Santi e i consulenti Angela Araldi e Eugenio Cinollo. Questa la motivazione: “per la capacità di disporre in maniera armonica i luoghi liturgici nella nuova spazialità proposta che, pur ampliando l’area presbiterale esistente, è rispettosa dell’assetto architettonico e del palinsesto storico artistico della Cattedrale; per l’intento di interpretare in chiave contemporanea i poli liturgici con soluzioni innovative e con un linguaggio artistico coerente”.

La Giuria ha deciso di assegnare una menzione anche al gruppo coordinato dall’architetto Germana Corradino di cui fanno parte anche l’architetto Andrea Garbiero, l’architetto Giulia Grande, l’artista Armando Marrocco, il liturgista Don Enrico Triminì. Questa la motivazione: “per la sensibilità dimostrata nella scelta dei materiali e delle cromie rispetto all'inserimento del progetto nell'esistente”.

Il progetto vincitore

Il progetto formulato dal gruppo coordinato dall’architetto Andrea Vaccari prevede di dilatare il presbiterio fino a occupare tutta l’area inclusa tra i pilastri del tiburio. L’altare viene collocato al centro di questa, in modo tale da essere ben visibile dall’assemblea riunita nelle navate.

 

Progetto Vaccari. Vista frontale del presbiterio

 

Il piano del presbiterio è previsto sopraelevato di tre gradini rispetto alla pavimentazione dell’aula: un gradino più basso rispetto al presbiterio esistente ma alla stessa quota delle absidi laterali, e vengono eliminati anche i gradini che ora sopraelevano la cattedra e le sedute dei canonici. Così si eliminano le differenze di quota, che divengono anche barriere architettoniche, e si facilitano i movimenti dei ministri. Tali movimenti sono ulteriormente agevolati grazie al disegno sulla pavimentazione di tracce incavate tramite una lavorazione a bisellatura della pavimentazione.

Il rapporto visivo tra aula e presbiterio diviene più immediato e luminoso: il piano del presbiterio è in marmo di bardiglio il cui colore grigio chiaro riflette la luce meglio di come avviene con la pavimentazione attuale e su di esso i poli liturgici si stagliano anche grazie alla loro differenza cromatica.

 

ProgettoVaccari. Vista del presbiterio da nordovest. Le tracce sulla pavimentazione e le differenze di trattamento della superficie (lucido-opaco) contribuiscono a individuare percorsi e luoghi. Il rettangolo in prossimità dei gradini su lato sinistro segna la posizione dove viene collocata la seduta amovibile del presidente non vescovo.

 

L’altare è un parallelepipedo in marmo bianco venato di grigio e dello stesso materiale sono composti la cattedra, collocata arretrata e in prossimità del pilastro di nord-est, e l’ambone che poggia sui tre gradini del presbiterio vicino al pilastro di sud-ovest.

Coi loro accenti di modernità, le linee nette e precise sono segni distintivi del nuovo presbiterio e dei nuovi luoghi liturgici nel vasto spazio storico della Cattedrale.

Il chiarore delle superfici amplia le prospettiva verso l’antico altare barocco, che in tal modo risulta più evidente, il che consente anche di esaltare la percezione della profondità che lega tra loro le epoche lungo le quali si dipana il divenire nella tradizione dello spazio liturgico.

 

Progetto Vaccari. La pianta del presbiterio (1 la croce, 2 l’altare, 3 l’ambone, 4 la cattedra, 5 la sede amovibile del presidente non vescovo).

 

L’altare sui prospetti presenta gocce di bronzo dorato incastonate: sono come grani di luce salvifica, espressione della grazia che cala dall’alto e incontra l’anelito di ascesi rappresentato dal diffondersi di affossamenti incavati che rendono la superficie vibrante di accenti chiaroscurali.

 

 

Progetto Vaccari. L’elaborazione artistica delle superfici

 

Si configura così un movimento discendente, espressione della grazia divina, e un movimento ascendente, manifestazione della speranza umana: là dove queste due dinamiche si incontrano, il colore rosso del sangue e del fuoco rappresenta la presenza di Gesù Cristo e dello Spirito. Come è spiegato nelle tavole di progetto: “perché sono il sangue di Cristo e il dono dello Spirito che operano la salvezza”.

 

Progetto Vaccari. L’altare

 

Lo stesso sistema di segni artistici è riproposto anche sui marmi bianchi di ambone e cattedra così come sulla croce che campeggia in alto. In questo modo l’elaborazione cromatico-artistica non solo genera continuità tra i diversi poli liturgici, ma anche permette un dialogo, pur nelle marcate differenze stilistiche, con le ornamentazioni di stampo barocco diffuse sulle superfici di pilastri, colonne, pareti e volte della Cattedrale.

 

Progetto Vaccari. La cattedra, affiancata da sue sedute per i diaconi.

 

Progetto Vaccari. L’ambone e il cero pasquale.

Progetto Vaccari. La sede del presidente non vescovo.

 

La sede del presidente non vescovo è prevista amovibile e in legno.

Il coro viene collocato nella navata, in prossimità dell’ambone.

La situazione della custodia del Santissimo Sacramento viene risolta con la collocazione di inginocchiatoi a semicerchio che abbracciano la cappella in modo tale da conferirle un tono di intimità.

La penitenzieria viene individuata allineando una fila di sedute tra i primi due pilastri della navata, di fronte ai confessionali esistenti: in questo modo si definisce uno spazio dedicato sulla sinistra dell’ingresso della cattedrale.

 

Progetto Vaccari. La sedute definiscono lo spazio della penitenzieria. La croce e il leggio in controfacciata. Sulla destra si nota lo spazio del battistero.

 

Anche lo spazio del battistero viene risolto grazie alla disposizione di sedute al suo intorno.

 

Progetto Vaccari. La pianta

 

Nel complesso, l’assetto dei poli liturgici è studiato in modo tale da esaltare la loro singolarità e da favorire una visione globale dello spazio.

 

Il progetto segnalato

Il progetto segnalato, presentato dal gruppo coordinato all’architetto Germana Corradino, propone di far avanzare la pedana presbiterale sino alla linea che unisce i due pilastri occidentali (verso l’assemblea) e di disporre i poli liturgici in modo non dissimile da quanto indicato dal progetto vincitore (altare al centro del presbiterio, cattedra arretrata e prossima al lato settentrionale, ambone avanzato e prossimo al lato meridionale). Differente è la collocazione della sede del presidente non vescovo: accanto al pilastro di sud est del presbiterio.

 

Progetto Corradino. Vista frontale dell’area presbiterale

Progetto Corradino. Disegno del presbiterio e delle pedane sopraelevate che lo collegano alla cappella del SS Sacramento (a destra) e su cui (a sinistra) si dispone il coro. La fascia centrale della pavimentazione in piastrelle grigie e gialle continua ai lati nei gradini in marmo rosso.

 

Il rapporto di prossimità tra il presbiterio, la cappella del Santissimo Sacramento e il coro viene evidenziato collocando una pedana sopraelevata di un gradino che li raccorda tra loro.

Altare, ambone e cattedra sono pensati in pietra leccese e sulle loro superfici sono incavati segni e tracce in bronzo dorato che nell’altare rappresentano “pietre angolari” e nello schienale della cattedra richiamano la Trinità attraverso la figura del triangolo.

 

“a” e “b” [due foto da tenere vicine tra loro]  Progetto Corradino. I prospetti di altare e ambone, il modello della cattedra.
 

Progetto Corradino. Conformazione delle diverse aree dell’intervento

 

Per evidenziare il collegamento tra penitenzieria e fonte battesimale, si propone di realizzare due pedane tra loro simili, entrambe dotate un profilo avvolgente incentrato sui primi due pilastri della navata.

Gli altri progetti

 

 

Progetto Burza. La pianta del presbiterio

Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall’architetto Giorgio Burza e composto anche dall’ingegnere Roberto Burza, dal liturgista Giuseppe Trotta, dagli artisti Giovanni Raffa, Laura Renzi e Luca Santanicchia e dai consulenti Giovanni Burza e Luigi Zito prevede di conformare il presbiterio secondo un disegno ottagonale, posto entro il quadrilatero definito dai pilastri del tiburio e sollevato di soli 15 centimetri rispetto al pavimento della navata. Questa soluzione consente all’assemblea di raccogliersi secondo linee convergenti in prossimità dell’area presbiterale.

 

 

Progetto Cosentino. Vista frontale del presbiterio

Il progetto elaborato dal gruppo coordinato dall’architetto Giuseppe Cosentino e composto anche dall’architetto Martina Calcinai, dal liturgista Don Enrico Grassini e  dell’artista Alberto Inglesi immagina una cattedra sopraelevata e posta sull’asse centrale dietro all’altare, che resta ubicato nel mezzo dello spazio tra i pilastri del tiburio. L’altare viene concepito come una composizione di elementi sovrapposti, di “pietre diverse per qualità e forma che si uniscono organicamente in un’unica struttura”.

 

Progetto Negroni. Vista del presbiterio verso le navate

Il progetto proposto dal gruppo coordinato dall’architetto Silvia Negroni e composto anche dall’architetto Emanuele Gambuti, dal liturgista Carmen Rossomando e dell’artista José Augusto de Oliveira Godoy sceglie di mantenere l’esistente pedana presbiterale mentre i poli liturgici sono tutti riprogettati. L’altare è pensato di forma quadrata e composto da dodici blocchi “su cui sono incastonate altrettante pietre, evocazione simbolica della dimensione ecclesiologica, aggregante, propria della cattedrale e richiamo alla Gerusalemme celeste”.

 

 

Progetto Novelli. Vista frontale del presbiterio.

Il progetto composto dal gruppo coordinato dall’architetto Ferruccio Francesco Pio Novelli e composto anche dal liturgista Jesmond Manicaro e dall’artista Claude Busuttil ha disegnato, su una pedana presbiterale dilatata in tutto lo spazio tra i pilastri del tiburio, luoghi liturgici di taglio marcatamente contemporaneo.
"L’importanza dell’altare e il suo significato vengono sottolineati dall’essere l'unico polo con un corpo tridimensionale, mentre gli altri elementi sono delle superfici che racchiudono uno spazio".

 

Leonardo Servadio