Le basi per preparare i concorsi nazionali relativi alle cattedrali
«L'adeguamento liturgico della cattedrale è un atto ecclesiale e culturale, e può essere una preziosa occasione di coinvolgimento dell'intera comunità diocesana nell'elaborazione di un piano pastorale condiviso. Per questo le ultime disposizioni approvate nell'Assemblea generale della CEI (maggio 2018) e il loro regolamento applicativo prevedono che l'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto e l'Ufficio Liturgico Nazionale pubblichino un "Bando Nazionale per l'adeguamento liturgico delle cattedrali"»: questo l'annuncio con cui nel dicembre 2018 si è resa nota l'apertura di una nuova iniziativa concorsuale a livello nazionale rivolta, appunto, all'adeguamento liturgico delle cattedrali.
Ha fatto seguito nel 2019 una prima fase durante la quale si sono svolti incontri a carattere formativo nella quale sono state coinvolte 63 diocesi con la partecipazione, oltre che degli Uffici nazionali BCE e Liturgico, anche della Scuola Beato Angelico di Milano.
Questi incontri si sono tenuti a Milano, Firenze, Parma e Roma e sono stati propedeutici a una seconda fase, di carattere operativo, per accedere alla quale, alle Diocesi interessate si richiedeva di presentare un'elaborata documentazione: una lettera di manifestazione di interesse, uno studio di fattibilità che mostrasse la necessità dell'intervento prospettato per la propria Cattedrale e due relazioni che evidenziassero il coinvolgimento nel processo di adeguamento dei vari organismi diocesani preposti.
Si sono presentate alla seconda fase 14 diocesi e nel giugno 2019 tra queste il Comitato incaricato di valutarne le proposte (composto dai Direttori dei due Uffici nazionali, Liturgico e BCE, don Franco Magnani e don Valerio Pennasso, da due architetti specialisti, Giorgio Della Longa e Stefano Mavilio, dallo storico dell'arte Maria Teresa Rizzo, da due liturgisti, mons. Angelo Lameri e don Pietro Angelo Muroni, e dell'ecclesiologo don Dario Vitali) ne ha selezionate 6: Asti, Cremona, Belluno-Feltre, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Sessa Aurunca, Acerenza.
Di queste, la Diocesi di Cremona è stata la prima a concludere l'iter previsto dal Bando: nel giugno 2020 ha indetto un concorso in due fasi di selezione progressiva e aperto a gruppi di progettazione che, come di consueto per queste iniziative assunte d'intesa con la Conferenza Episcopale Italiana, dovevano includere uno o più architetti e/o ingegneri, uno o più artisti e un esperto in liturgia. Nel luglio 2021 è stato individuato il progetto di adeguamento ritenuto più consono.
I passi preliminari
Il 18 giugno 2020 nel Duomo di Cremona, e con trasmissione online, si è svolto il convegno “Spazi per celebrare. Adeguamento liturgico della Cattedrale”: è stata un'iniziativa di grande rilievo, volta ad attivare un ampio dialogo inteso ad accompagnare il concorso di architettura. A quell'incontro hanno preso parte Gabriele Barucca, della Soprintendenza di Cremona, Lodi e Mantova; don Andrea Foglia, esperto in storia della Chiesa locale (che tra l'altro ha ricordato: «Quando fu costruita l’attuale Cattedrale, il presbiterio fu realizzato in corrispondenza con l'antico battistero: l’area dove era iniziata la prima irradiazione cristiana in città è venuta a trovarsi nel cuore del nuovo edificio»); lo storico dell'arte Antonio Paolucci (è stato presente con una relazione registrata sull'importanza degli straordinari affreschi distesi lungo le pareti della navata maggiore); don Daniele Pizzi, responsabile dell'ufficio liturgico diocesano (ha spiegato perché è necessario l'adeguamento: «Occorre ritornare alla radice stessa del popolo di Dio, all’assemblea... gli spazi dell’Eucarestia non possono essere del solo prete: occorre che il sacerdozio battesimale quasi “esploda” nelle dimensioni degli spazi che abita»); don Valerio Pennasso, direttore dell'Ufficio nazionale BCE (ha mostrato come l'opera «non è questione legata solamente all’adeguamento architettonico ma va a toccare i momenti importanti della vita della comunità... Riappropriarsi del significato delle azioni e dei gesti è indispensabile, perché la Cattedrale si raccordi con la città e con tutte le sue espressioni culturali»); don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici (ha tra l'altro evidenziato che «Il coinvolgimento della comunità è necessario perché il cammino possa essere il più sinodale possibile... adeguare architettonicamente una Cattedrale significa toccare la carne viva della Chiesa e accedere al cuore della sua vita»); il vescovo Antonio Napolioni nel concludere il convegno, e nel sottolineare come egli sia impegnato ad accompagnare tutta l'opera di adeguamento, ha anche ricordato i diversi motivi che lo rendono urgente, tra i quali l'evidente provvisorietà di alcuni aspetti della sistemazione attuale dello spazio presbiterale, che necessita invece di una più stabile e approfonditamente pensata organizzazione.
Il dialogo è proseguito coinvolgendo anzitutto i diversi responsabili che nella Diocesi della Cattedrale si occupano. Il Consiglio presbiterale diocesano e il Consiglio della Cattedrale, compatibilmente con le condizioni imposte dalla pandemia hanno svolto incontri intesi a individuare le linee guida su cui incardinare il DPP. Lo stesso ha fatto il Capitolo, composto dai 15 Canonici responsabili delle liturgie che si svolgono nella Cattedrale. Rilevanti sono stati anche i contributi dati dall'Ufficio per la Pastorale giovanile. Gli incontri hanno rivisto e approfondito tematiche attinenti alle modalità di svolgimento della liturgia nella cattedrale e al ruolo che essa ricopre nel contesto della città e del più vasto territorio regionale, tenendo conto, come ha ricordato don Gaiardi, che il Torrazzo, il campanile della cattedrale, è considerato da tutti come il simbolo della città.
Poiché l'adeguamento della Cattedrale diviene l'elemento cardine, nonché il termine di confronto, per la concezione e la gestione dello spazio liturgico in tutte le chiese della Diocesi, si sono svolti colloqui con i Consigli parrocchiali di tutte e cinque le zone pastorali in cui è suddiviso il territorio. In queste occasioni tra l'altro sono stati distribuiti questionari per raccogliere informazioni su come sono stati condotti gli adeguamenti posti in essere nelle varie chiese e su come i fedeli guardassero all'opera da compire nel Duomo.
Del procedere di questi dialoghi si è dato conto, sia nelle informazioni presentate nel sito web della Diocesi, sia nella rubrica settimanale “Giorno del Signore” curata da TeleRadio Cremona Cittanova e trasmessa dai canali televisivi Cremona 1, Studio 1 e TelePace.
Il lungo impegno preparatorio è stato infine raccolto dagli esperti delle Diocesi nella formulazione del Documento Preliminare di Progettazione (DPP).
La condizioni e le richieste poste dalla Diocesi
Nel riassumere le condizioni e le tradizioni della Diocesi, il DPP si riferisce alle caratteristiche fondamentali della città, nota nel mondo per la sua storica scuola di liuteria (Stardivari, Amati, Guarneri del Gesù...) ancor oggi viva e testimoniata tra l'altro dal Museo del Violino, ma non solo: “il noto critico d’arte Philippe Daverio ha voluto leggere nella parte alta della facciata principale della Cattedrale le due volute cinquecentesche che chiudono il timpano come un richiamo alla forma della chiave di violino”.
In città è intensa la collaborazione con le Autorità civili, tra l'altro nel progetto “Why not?” per il rilancio del turismo in tutta la provincia (il cui territorio coincide approssimativamente con quello della Diocesi) e ha come riferimento centrale la Cattedrale e la sua piazza, dominata dal Torrazzo, il campanile che, non sovrastato da altri più recenti edifici, è ben visibile anche dalla campagna.
Oltre all'Istituto di Liuteria, diverse altre istituzioni di istruzione superiore si sono sviluppate nei decenni recenti: le sedi distaccate del Politecnico di Milano, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e delle Università degli Studi di Pavia e di Brescia. Tutto questo richiede in particolare alla Cattedrale la capacità di rivolgersi, non solo a tutte le componenti del tessuto sociale, ma anche ai giovani che affluiscono per seguire i loro studi e ai tanti visitatori desiderosi di conoscere i pregi storici e artistici della città.
La costruzione del Duomo è cominciata nel 1107 e si è protratta nei secoli successivi. Tra le sue caratteristiche salienti vi sono gli affreschi della navata maggiore che, eseguiti da vari artisti nei primi decenni del XVI secolo, costituiscono una delle più importanti testimonianze della cultura figurativa lombarda dell'epoca.
Illustrando l'evoluzione degli spazi prossimi al cuore liturgico del Duomo, tra l'altro il DPP segnala che “i lavori secenteschi della cripta hanno trasformato in maniera evidente la zona presbiterale che ancora oggi si mostra su due livelli differenti: una più orientale che è posta a un livello più alto ed è uno spazio riservato al Vescovo e al Capitolo della Cattedrale durante le celebrazioni. Un secondo livello intermedio, detto piazzetta senatoria o piazza dei laici, destinato alle autorità che assistevano alle celebrazioni in ottemperanza alle disposizioni date da Carlo Borromeo nella visita apostolica 1575... Restava così una netta separazione fra area dei celebranti e zona del popolo con uno spazio privilegiato per le personalità eminenti del laicato”. Successivamente, negli anni '30 del Settecento, l'artista e architetto Giovan Battista Zaist realizzò il nuovo altare maggiore di taglio barocco, integrandovi la mensa cinquecentesca. Il più recente intervento precedente al Concilio è stata la collocazione nel 1939 di una cattedra lignea in forma di trono.
La sistemazione liturgica attuale è il risultato di una serie di interventi compiuti in tre fasi a partire dalla fine degli anni Sessanta del '900 e nell'osservarla è bene tener presente che la Cattedrale funge anche da sede parrocchiale (è parte dell'Unità Pastorale che include anche le chiese di S. Imerio e S. Pietro) e ospita a volte concerti e cantate sacre.
In una prima fase, durata fino alla metà degli anni '90, i poli liturgici sono stati collocati al piano del presbiterio antico. Al centro è stato posto l’altare rivolto al popolo, costituito da un assito in legno con cavalletti. L’ambone era un leggio in legno con aquila reggilibro accostato alla balaustra di sinistra. Cattedra a trono in cornu evangelii, arcibanco in cornu epistolae per il presbitero presidente, speculare alla cattedra, e posti per diaconi e ministri sono rimasti quelli precedenti il Concilio. La piazzetta senatoria rimaneva occupata dai banchi per i seminaristi ed erano usati saltuariamente anche dalle scholae cantorum.
Una seconda fase, nella seconda metà degli anni '90 ha visto l’allargarsi del presbiterio alla piazzetta senatoria. Si decise allora di collocare una nuova cattedra sulla predella dell’altare antico, al livello superiore, così che il presbiterio superiore è diventato anche il luogo dei concelebranti. E nella piazzetta senatoria è stata collocata una grande predella, rivestita di moquette verde, sulla quale sono stati collocati un altare mobile e un ambone, entrambi in legno. Il sedile episcopale della cattedra-trono vi è stato collocato come sede del presbitero presidente. Anche le credenze sono state spostate, dal presbiterio superiore alla piazzetta senatoria e collocate sotto le cantorie.
Per la terza fase, quella oggi in essere, l’architetto Tino Grisi ha studiato una collocazione dei poli liturgici atta a eliminare la predella rettangolare ove altare, ambone e sede del presbitero erano sullo stesso livello. Il presbiterio antico è rimasto il luogo della cattedra e dei concelebranti, ma la cattedra è stata collocata al livello del pavimento.
L’altare, nella piazzetta senatoria, è stato elevato su tre gradini e il leggio ligneo è stato collocato su una tribuna aggettante verso la navata. La sede mobile del presidente non vescovo è stata collocata sul lato destro della piazzetta, senza peraltro trovare una sistemazione ottimale. Usando gli inginocchiatoi che stavano ai lati del presbiterio si è realizzato un coro canonicale provvisorio ai due lati della piazzetta.
Tra le informazioni e raccomandazioni per la nuova sistemazione dello spazio liturgico (dal DPP):
“La sperimentazione degli ultimi anni – verificata dagli organismi diocesani riuniti – ha trovato equilibrata l’attuale collocazione dei luoghi celebrativi. Nuove proposte progettuali potranno suggerire una migliore celebrabilità degli spazi e dei poli liturgici da realizzare...
“L’attuale collocazione della sede mobile, dietro alla cancellata della piazzetta senatoria, non è soddisfacente: utilizza la cattedra degli anni’30, ha un leggio e microfono di servizio ingombranti ed è a ridosso della cancellata. Ripensare la sua collocazione (stabile o meglio mobile) e la sua forma deve permettere di usarla in diversi modi, eventualmente anche unita alla presidenza del Capitolo quando questo si riunisce in assenza del vescovo, per le messe feriali e la liturgia delle ore”.
Per il Capitolo “si chiede di progettare 16 stalli con sedute separate... Gli stalli, collocati ai lati del nuovo altare, potranno essere adibiti anche a sedute per i concelebranti durante le messe feriali e festive e uno di essi (in qualche modo differenziato) potrebbe fungere, sia da stallo del Presidente del Capitolo, sia da sede del presbitero quando non presiede il Vescovo.
“Si pensi, attorno alla cattedra, allo spazio per la collocazione di sedili mobili per due diaconi assistenti, e per circa un'ottantina di concelebranti... Serve anche pensare, sui due lati sotto le cantorie, a dimensioni, materiale e forma di due credenze...
Andranno ripensate le sedute per i ministranti (accoliti) lungo le pareti laterali del presbiterio antico, in modo che creino posto a una decina di ministri per lato. È auspicabile il riutilizzo delle sedute attuali opportunamente ripensate. Stesso numero di posti andrà ricavato dietro l’eventuale nuovo coro canonicale e ai lati delle credenze sui due lati della piazzetta senatoria, sotto le cantorie (...)
Tra gli arredi dell’altare andranno progettati i portacero da collocare sulla, o nei pressi della, nuova mensa per le celebrazioni feriali e domenicali.
Non è necessario progettare il luogo della custodia eucaristica, avendo già la Cattedrale la cappella destinata a questo scopo”.
Non si richiedono modifiche all’impianto di illuminazione, che è recente.
Il concorso
La prima fase del concorso si è conclusa il 31 ottobre 2020: dei 62 gruppi di progettazione che avevano presentato la propria candidatura entro il termine previsto (5 gennaio 2020), ben 51 sono stati ammessi a proporre un elaborato, consistente in una tavola che riassumesse la propria idea progettuale, entro il termine dell'11 febbraio 2021.
Tali lavori, inviati in forma anonima, sono stati in una prima fase vagliati il 15 febbraio dalla Giuria così composta: mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, presidente della Giuria; don Gianluca Gaiardi; mons. Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale di Cremona; don Antonio Bandirali, parroco della Cattedrale di Cremona; don Daniele Piazzi; don Valerio Pennasso; don Pier Angelo Muroni, esperto di liturgia rappresentante dell’Ufficio liturgico nazionale della CEI; Alessandro Campera, architetto della consulta regionale Beni culturali ecclesiastici; Giuseppe Giccone, esperto di architettura per il tema a concorso; dott. Gabriele Barucca; arch. Laura Balboni, funzionaria della Soprintendenza MIBAC di Cremona, Lodi e Mantova; madre Isabella Vecchio, nominata dal Consiglio pastorale diocesano; don Gianni Cavagnoli, liturgista nominato dal Consiglio presbiterale diocesano.
Sette sono stati i progetti ritenuti idonei, individuati con i numeri: 03, 05, 13, 30, 31, 32 e 34.
Si è aperta quindi la seconda fase del concorso: i selezionati sono stati invitati dal soggetto terzo custode della segretezza dell'associazione tra numero assegnato e nomi degli autori, a un sopralluogo per un approfondimento delle tematiche così da poter perfezionare le loro proposte.
Il termine per la consegna degli elaborati definitivi, più approfonditamente studiati e consistenti in due tavole in cui fosse con maggiore dettaglio illustrato il progetto e con specifiche indicazioni sulla scelta dei materiali, è stato fissato per il 22 giugno.
La Giuria preposta all'esame dei progetti partecipanti alla fase finale del concorso è stata nominata l'8 marzo 2021 e si è riunita nei giorni 28 e 29 giugno presso l'episcopio. Una volta compiuta la selezione, un notaio è stato incaricato di svelare i nomi dei responsabili dei progetti.
La vittoria è andata al gruppo coordinato dall'architetto Massimiliano Valdinoci, composto anche dai progettisti Maicher Biagini, Annalisa Petrilli, Francesco Zambon e Carla Zito, dal liturgista Goffredo Boselli, dall'artista Gianmaria Potenza e dalla consulente Francesca Flores D'Arcais.
È stata inoltre assegnata una menzione al gruppo coordinato dall'architetto Giuseppe Cosentino e composto anche dalla progettista Martina Calcinai, dal liturgista don Antonio De Grandis e dall'artista Lavinia Antichi.
Successivamente il gruppo vincitore rielaborerà in tutti i dettagli il progetto esecutivo, d'intesa con i responsabili della Diocesi e della Soprintendenza.
Il progetto vincitore
Il progetto presentato dal gruppo coordinato da Massimiliano Valdinoci mantiene la dislocazione spaziale attuale dei poli liturgici ma rende più diafano, chiaro e libero lo spazio attorno all'altare in questo modo ottenendo, tra l'altro, l'effetto di renderlo visivamente più vicino al popolo.
Risulta evidente come si ricerca una più facile visibilità dei cromatismi dei marmi pavimentali e degli apparati scultorei presenti nell'area presbiterale, in modo tale che questa si percepisce come più vicina allo spazio dell'assemblea.
L'ambone viene ubicato dove si trova quello attuale, ma è in marmo chiaro: come l'altare, come i tre gradini che mediano il dislivello tra pavimentazione dell'aula e prima porzione presbiterale, come la pedana dell'altare e come la pedana su cui è posta la cattedra, nella porzione superiore del presbiterio. In questo modo tutti i poli liturgici si presentano tra loro coordinati.
L'altare presenta un paliotto dalle tonalità auree brune in cui si evidenzia una trama di linee che, intersecandosi, danno luogo a campi di diversa variazione chiaroscurale. Due pannelli di simile disegno sono inseriti nella facce laterali, talché i loro prolungamenti sul piano della mensa compongono la figura di una croce.
Le trame disegnate sui pannelli verticali non derivano da incroci ortogonali: vi sono leggeri scarti negli orientamenti delle linee, e queste variazioni trasfigurano quella che sulle prime può apparire come una regolarità cartesiana vincolata dalla rigidità di rapporti geometrici, risutando invece in un'elaborata e dinamica plasticità, che rimanda alla logica del vivente.
Questo motivo ornamentale è ripresentato negli altri luoghi ed elementi liturgici: su ambone e portacero vi sono simili pannelli in cui la densità della trama e le dimensioni sono proporzionali alle misure dell'oggetto le cui superfici animano. Un disegno non dissimile riveste la cattedra, eccetto che qui il motivo ornamentale si distende su tutte le superfici: frontali, laterali, superiori, e la densità delle linee e delle composizioni derivanti dai loro incroci è particolarmente fitta, insistente, pervasiva.
Se la cattedra preesistente si ispirava alla figura del trono, questa nuova mostra una forma che ricorda quella della poltrona: ma la collocazione elevata, le grandi dimensioni e l'unicità della sua presenza la trasportano idealmente su un piano differente. Posta com'è sul livello alto del presbitero, tra l'altare antico e quello nuovo – come peraltro è la cattedra attuale – è uno dei poli caratterizzanti l'asse centrale della navata e tale condizione è esaltata dalla luce che, incidendo sulle sue superfici, la rende brillante, da qualsiasi angolo la si osservi.
Sulla destra dell'altare (per chi guarda dallo spazio dell'assemblea), e a questo rivolta, la sede del presidente non vescovo appare cospicua per dimensioni e fattura: è elevata su una pedana ed è in legno massiccio, come le due file di tre sedute per i concelebranti. Queste sono disposte nelle nicchie laterali del presbiterio, accanto alle due credenze, in modo tale da lasciare libero lo spazio attorno all'altare.
Ai lati nella parte superiore del presbiterio, tre file di stalli si rivolgono verso il luogo della cattedra e dell'antico altare addossato. Il loro disegno, razionale, moderno, regolare come quello delle altre sedute del presidente e degli accoliti, tanto si distacca dall'ambiente storico della cattedrale quanto contribuisce a definire il nuovo adeguamento: bensì come figlio del nostro tempo, ma non gravoso e tanto meno ingombrante, nello splendore dello spazio esistente e delle numerose opere artistiche da cui è abitato.
Tanto l'organizzazione architettonica ottiene visibilità dei poli liturgici – e grazie a questa anche prossimità con lo spazio dell'assemblea – quanto la loro elaborazione si esprime con un linguaggio contemporaneo non invasivo verso il patrimonio storico-artistico esistente.
In prospettiva, il disegno degli stalli potrà essere ripreso nelle panche da disporsi nella navata: e, anche in questa, tali nuove presenze saranno importanti ma discrete, e contribuiranno a definire un ordine capace di dimostrare la piena appartenenza dello spazio liturgico al nostro tempo, pur senza renderne difficile la fruizione.
Il progetto segnalato
Il progetto presentato dal gruppo coordinato da Giuseppe Cosentino evidenzia la continuità dimensionale tra il nuovo intervento e le preesistenze storiche. Sul piano artistico la scelta ricade sulla semplicità e linearità degli elementi, sulle cui superfici l'eloquenza è demandata a soluzioni ispirate alle composizioni geometriche care al neoplasticismo.
Si prevedono due sedute laterali accanto alla cattedra, mentre gli stalli per gli accoliti al primo livello del presbiterio sono avanzati verso l'altare e nella parte destra (per chi guarda dall'assemblea) si allineano con la sede del presidente non vescovo.
L'ambone mantiene la stessa posizione di quello esistente, ma viene leggermente ruotato in modo tale da rivolgersi verso l'asse centrale dello spazio assembleare.
Nel complesso il progetto unisce alla linearità, ben espressiva del tempo presente, un tono di austerità, ravvisabile nelle cromie prescelte e nella disposizione rigorosamente ortogonale delle linee che caratterizzano i poli liturgici e gli altri elementi di nuova fattura.
Gli altri progetti
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall'architetto Germana Corradino e composto anche dall'architetto Enrico Attilio Scaramellini, dall'arch. Andrea Garbiero, dall'artista Armando Marrocco e dal liturgista don Enrico Trimin immagina di collocare una cattedra dall'alto schienale e una sede del presidente che si rivolge diagonalmente verso il popolo e verso l'altare.
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall'architetto Edoardo Cresci e composto anche dall'arch. Matteo Capecci, dall'artista Francesco Basini Gazzi e dal liturgista don Giacomo Granzotto propone un disegno di forte simmetria e decisi cromatismi, e prolunga gli scalini, che mediano la differenza di livello tra presbiterio e navata, in una penisola ospitante l'ambone.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Felice De Silva e composto anche dall'arch. Manuela Antoniciello, dall'artista Egidio Iovanna e dal liturgista don Marco Valentini immagina una pedana d'altare che appare sollevata sul piano del presbiterio, così come quella dell'ambone, una cattedra marmorea e una sede del presidente posta sul fondo e sul lato della piazzetta senatoria.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Silvia Negroni e composto anche dall'arch. Tommaso Ferracuti, dall'arch. Emanuele Gambuti, dall'arch. Francesco Montruccoli, dall'artista José Augusto De Oliveira Godoy e dalla liturgista Carmen Rossomando presenta una pedana d'altare rotonda e dispone le sedute di Capitolo, accoliti e concelebranti in modo tale da esaltare tale forma.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Sandro Pittini e composto anche dall'artista Elena Ortica e dal liturgista mons. Guido Genero, disloca l'ambone, dotato di un pannello a bassorilievo, sulla destra del presbiterio (per chi guarda dall'assemblea) e la sede del presidente sul lato sinistro. L'altare presenta una mensa più ampia della base, alla quale si raccorda con una svasatura.
Leonardo Servadio