UFFICIO NAZIONALE PER I BENI CULTURALI ECCLESIASTICI E L'EDILIZIA DI CULTO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Formazione universitaria e beni culturali ecclesiastici

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2 Luglio 1998

del nostro Paese. La facoltà di Lette re dell?Università Cattolica del Sacro Cuore a Brescia è cosciente di fornire in questo modo un servizio alle diocesi italiane, una integrazione necessaria alle tabelle curricolari ministeriali, pur nel rispetto delle discipline fissate dal legislatore, e insieme un maggio sbocco professionale ai giovani che sceglieranno questa strada.
CONCLUSIONI OPERATIVE * Informazione del corso con specificità di operatore beni culturali ecclesiastici ai vescovi italiani e ai responsabili diocesani dei settori di arte sacra e conservazione patrimonio ecclesiastico. * Costo scuola: per facilitare la frequenza di studenti abitanti in regioni lontane istituzione di dieci borse di studio C.E.I. per sostenere la residenzialità a Brescia. * Verifica biennale congiunta di Università Cattolica e C.E.I. tra docenti e Consulta nazionale C.E.I. con valutazione della collaborazione e del lavoro svolto e risultati ottenuti.

L?Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, ha recentemente istituito il Diploma Universitario in operatore dei beni culturali. Allo scopo di individuare le modalità più adatte a sensibilizzare il curriculum formativo dei futuri operatori anche nei riguardi dei beni culturali ecclesiastici, a Brescia, nella prima settimana di settembre del 1997, si è tenuto un seminario di studio, il cui documento finale viene ora riportato in forma integrale.

DOCUMENTO FINALE DEL SEMINARIO UNIVERSITÀ CATTOLICA-C.E.I.
"LA FORMAZIONE DELL?OPERATORE DEI BENI CULTURALI ECCLESIASTICI"
BRESCIA, 2-4 SETTEMBRE 1997

Il Diploma Universitario in operatore dei beni culturali istituito dall?Università Cattolica del Sacro Cuore a Brescia riguarda solo tre indirizzi: storico-artistico, documentalistico, archivistico con rigoroso numero chiuso di iscritti. Due di questi indirizzi storico artistico e archivistico (il documentalistico riguarda la capacità di gestire sistemi aziendali e istituzionali operanti oggi e pertanto non è qui preso in considerazione) sono stati scelti dalla Facoltà di Lettere per fornire ai loro iscritti, al di là della preparazione professionale richiesta dalla legge e dalle tabelle curricolari istitutive, una specifica qualificazione di operatore di beni culturali ecclesiastici. Si tratta di figure professionali intermedie, non direttive ma operative, che oltre alle finalità previste dalla legge, siano in grado di assolvere ad un compito di formazione e sensibilizzazione di persone con minore qualificazione in materia di beni culturali ecclesiastici, quali parroci, laici impegnati, perché abbiano a conoscere e quindi tutelare il patrimonio delle chiese nel nostro paese, o meglio il bene culturale ecclesiastico. Si impone una chiarificazione del concetto di beni culturali ecclesiastici. Sono realtà, come ha ben definito la relazione del mons. Garlato, che possiedono in modo inscindibile sia l?aspetto storico artistico, sia l?asp etto religioso e sacrale, o se si vuole sono documenti di fede e cultura, di storia della civiltà, ma anche e soprattutto della Chiesa, sono documenti di arte e insieme di religione voluti nel passato da committenti ecclesiastici o da comunità o associazioni religiose e realizzati dall?artista secondo precise disposizioni connesse ai testi sacri e a funzioni liturgiche di catechesi. Si tratta di una finalità ulteriore rispetto a quanto la legge istitutiva richiede: conoscere, tutelare, valorizzare e conservare il bene culturale ecclesiastico in quanto rappresenta un momento dell?evoluzione del senso religioso dell?uomo e un aspetto della coscienza che la Chiesa ha di se stessa e del suo comunicare il messaggio di salvezza agli uomini; un modo specifico di come è stato vissuto il sacro entro la struttura e le istituzioni ecclesiastiche cattoliche. Oltre dunque alle conoscenza generali e particolari, riprese dalla normativa ministeriale, quali conoscenze specifiche sono richieste per un operatore qualificato nel settore dei beni culturali ecclesiastici? I. In primo luogo una formazione mentale che sappia unificare, o meglio non scinda tra oggetto culturale e artistico e documentazione archivistica, tra opera e archivio, inteso come luogo che può testimoniare la nascita dell?oggetto, la finalità per cui fu voluto, l?uso che ne è stato fatto e i vari interventi che ha subito. Certo l?oggetto artistico e culturale va conosciuto anche in sé e le relazioni specifiche dei colleghi potranno ampiamente illustrarlo. Così come l?archivio, oltre ad essere strumento è anche un fine oggetto di studio in sé e così dicasi per la biblioteca. Da qui deriva una necessità di permeabilità tra i due indirizzi archivistico e storico-artistico, da ottenere attraverso brevi seminari che informino, anche con esempi concreti, come si possa passare dall?archivio all?opera oppure dall?opera al documento di archivio. II. Conoscenza e tutela attraverso inventariazione di oggetti, libri, car te, pergamene, utilizzando programmi informatici specifici ministeriali e regionali: schede di sovrintendenze, schede relative alla biblioteconomia, schede di documenti d?archivio e pergamene; schedature di biblioteche, piccoli archivi. Ma per lo specifico ecclesiastico e per l?uso pastorale e religioso degli oggetti, libri, pergamene, documenti cartacei, sarà necessario che, oltre a quanto è presente nella scheda degli enti statali o regionali specifici, vi siano dei campi attivi che possano ospitare annotazioni che tengano conto anche della dimensione religiosa, dell?uso pastorale o di catechesi dell?oggetto, del libro, del quadro, dell?indumento, che servirà a rendere le comunità ecclesiastiche più coscienti del loro patrimonio culturale e più disposte a difenderlo, a rispettarlo e a divulgarlo. III. Proprio per il settore della divulgazione sarà necessario istituire, soprattutto in contatto con gli specialisti in informatica e scienza della comunicazione, dei seminari su come sia possibile offrire una corretta conoscenza certo storica, o artistica, ma anche religiosa, non solo ai fedeli di una diocesi, parrocchia o comunità ecclesiale, bensì ai cittadini, ai turisti, ai visitatori che provengono da culture e da fedi diverse. Ad esempio, una chiesa che esista su un territorio da trecento, quattrocento, cinquecento anni, che è il caso normale per molte parrocchie d?Italia, è insieme luogo di culto e museo, o meglio luogo di formazione didattica vivo in quanto calato nella realtà che lo ha prodotto, e aperto a tutti, da cui apprendiamo attraverso i quadri, le statue, le decorazioni, l?arredo sacro, non solo la cultura artistica delle varie epoche, ma come ivi è stata vissuta la fede e la religione, come ciascuna età ha aggiunto le proprie pratiche devozionali, ha espresso le proprie speranze e ha esorcizzato le proprie paure rivolgendosi a Dio, alla Vergine, ai santi con modi e linguaggi espressivi diversi, da quello colto a quello popolare. E? dunque espressio ne di storia nel pieno senso del termine, luogo in cui la città, il paese, la comunità ecclesiale, ritrova coscienza, attraverso il messaggio degli oggetti religiosi, di tutto il loro divenire religioso e di civiltà. Ma tale acquisizione di coscienza storica è giusto che sia fatta conoscere al visitatore estraneo, a cui la sola comunicazione artistica non sa offrire tutto ciò. Proprio per queste ragioni chi dovrà trattare nel campo di beni culturali ecclesiastici avrà bisogno di specifiche competenze di settore che l?Università Cattolica pensa di fornire attraverso moduli e seminari che integrino, senza formalmente modificare, la tabella ministeriale XIII quater istitutiva del Diploma Universitario. 1. Conoscenze teologiche, già presenti nel curriculum richiesto agli studenti che si iscrivono in Cattolica 2. Conoscenze specifiche di diritto canonico e ecclesiastico da ottenere attraverso un modulo nella disciplina di legislazione dei beni culturali, finalizzata alla conoscenza dei documenti che regolano il rapporto tra Stato e Chiesa in riguardo ai beni ecclesiastici con particolare riferimento al testo dell?Intesa stilato dalla commissione paritetica per l?attuazione del l?accordo 18 febbraio 1984 e alle carte di Intesa tra le conferenze episcopali delle province ecclesiastiche e alcuni enti autonomi regionali. 3. Conoscenze specifiche di Storia della Chiesa da ottenere attraverso un modulo entro le rispettive discipline di storia medievale, moderna o contemporanea per acquisire la coscienza delle diverse strutture ecclesiastiche in cui al popolo dei fedeli la Chiesa ha trasmesso il suo messaggio di salvezza, ma anche per essere informati sugli scopi che la Chiesa si è proposta nel corso dei secoli e dei mezzi e strumenti utilizzati per la pastorale. 4. Conoscenze specifiche di storia della liturgia da raggiungere con un modulo entro l?insegnamento di Lingua latina medievale, finalizzate a comprendere l?esistenza, il nome e la funzione degli oggetti liturgic i, il loro uso ecclesiale e il loro significato simbolico. 5. Conoscenze di iconografia e iconologia come modulo entro gli insegnamenti di Storia dell?Arte. 6. Conoscenze di corretti e efficaci sistemi di comunicazione al fine di trasmettere nei vari gradi intermedi dei fedeli, dei cittadini e di tutti i fruitori le finalità religiose dell?oggetto liturgico o del bene ecclesiastico; serve a far conoscere l?importanza degli archivi ecclesiastici per la storia religiosa e civile delle campagne e delle città, oppure l?apporto indispensabile delle biblioteche religiose per la elaborazione culturale dei molti periodi storici, sino al nostro secolo e alla nostra cultura, che "non può non dirsi cristiana", come ebbe a scrivere un grande laico. Questa parte sarà da realizzare attraverso seminari o moduli in collaborazione con le discipline informatiche.
E veniamo brevemente al problema della conservazione. Per attuare tale finalità è in primo luogo necessaria la realizzazione di un costante rapporto tra l?operatore e le realtà diocesane specifiche dei vari settori. L?operatore è un professionista che oltre a formare altri (a livelli meno specifici) informa i responsabili diocesani sullo stato degli oggetti di culto, dei fondi archivistici, delle biblioteche ecclesiastiche locali, che necessitano di essere invantariate, salvaguardate e restaurate. Come competente professionista saprà consigliare le istituzioni ecclesiastiche di base e quelle diocesane sulla necessità e priorità degli interventi per la stesura dei programmi che le specifiche commissioni diocesane e delle province metropolitiche dovranno trattare, come prevede il documento d?Intesa, con le sovrintendenze. Proprio per questi servizi offerti l?operatore dei beni culturali dovrà essere pagato come professionista per le sue prestazioni professionali che vanno a vantaggio della Chiesa, della conoscenza e salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale