Una cattedrale relativamente nuova. La diocesi di Acireale è stata istituita nel 1844 ma a conseguenza dei disordini relativi ai moti risorgimentali è stata inaugurata solo nel 1872: cominciarono in quel periodo le opere per trasformare in sede vescovile la chiesa della Beata Vergine Maria Annunziata, di epoca barocca, attorno alla quale era cresciuta la città. Dopo l’adeguamento maturato nel periodo postconciliare, con l’occasione del centocinquantesimo anniversario della diocesi s’è sentita la necessità di un complessivo ripensamento dello spazio liturgico. Al riguardo ha scritto il vescovo S.E. Mons Antonino Raspanti, nella lettera di apertura dell’anno pastorale 2021-2022: «...l’adattamento liturgico della cattedrale ha una forte valenza ecclesiale, perché la ridistribuzione degli spazi e degli elementi simbolici celebrativi si fonda ed esprime la consapevolezza del vissuto ecclesiale dei fedeli che in un periodo storico determinato lì si radunano per elevare le lodi alla santa Trinità».
La cattedrale e la sua storia
Disposta come da tradizione sulla direzione est-ovest, la Cattedrale si rivolge con la facciata principale al centro storico della città e, oltre questo, verso il profilo dell’imponente massa dell’Etna all’orizzonte nell’entroterra. Come spiega il Documento Preliminare alla Progettazione (DPP) “si trova nel cuore della città, sul piano simbolico, su quello amministrativo e della struttura urbana” là dove si incontrano corso Savoia e corso Umberto. Al suo fianco sud si apre la piazza del Duomo, sul lato opposto della quale prospetta il Municipio.
Acireale, di cui risalta la lontana origine greca, sorge sull’altipiano lavico che si rovescia nello Ionio dando vita allo splendido panorama per il quale è ovunque nota. Nel secolo XIV era un piccolo borgo sulla via Regia che correva lungo la costa, raccolto attorno alla cappella dedicata all’Annunziata. Quando nel secolo successivo l’abitato acquisì maggiore rilevanza, fu costruita una chiesa dotata di un campanile che, dominando il mare da cui potevano giungere scorribande piratesche, fungeva anche da torre di guardia. Nella prima metà del secolo XVI la città si estese, fu eretta a Comune dall’imperatore Carlo V e la chiesa andò acquisendo maggiore importanza: nel corso degli anni assunse l’aspetto della basilica, fu disposto un transetto, furono realizzate tre absidi, si elevò la cupola su un tamburo ottagonale. Nel 1668 fu collocato il portale della facciata principale, in marmo bianco scolpito da Placido Blandamonte, sovrastato dalla figurazione dell’Annunciazione affiancata dalle statue delle sante Venera e Tecla. Alla fine del secolo successivo fu completato il portale meridionale verso piazza Duomo.
Dopo l’erezione a Cattedrale è stata rivista la facciata principale e all’interno sono state rifatte le volte delle navate nonché la pavimentazione, e nel transetto è stata collocata una meridiana in marmi policromi progettata dall’astronomo danese Cristiano Federico Peters e realizzata da Carlo Calì.
L’edificio è giunto alla forma attuale alla fine dell’800, quando una ristrutturazione generale vi ha impresso un carattere neogotico e ha dotato il prospetto principale del secondo campanile.
L’interno è ricco di affreschi barocchi di autori quali Antonio Catalano l’Antico, Giacinto Platania, Matteo Ragonisi e Pietro Paolo Vasta, mentre la volta della navata centrale è stata dipinta nei primi del ‘900 da Giuseppe Sciuti.
La parete nord del transetto precede l’accesso alla cappella del Santissimo Sacramento e reca figurazioni sul tema eucaristico. L’area presbiterale presenta episodi della vita di Maria affrescati ai primi del ‘700 dai fratelli Filocamo, autori pure dei dipinti della gloria di Maria nel catino absidale. Qui un tempo campeggiava la tela con l’Annunciazione, che segna il titolo della chiesa e ora è stata spostata nella cappella di San Clemente, a destra del presbiterio (lato sud). Chi si inoltra nella navata, prima di questa incontra lungo quel fianco la Reale Cappella di Santa Venera, che è la patrona della città. Costruita a fine ‘600 e affrescata da Antonio Filocamo, essa sporge all’esterno su piazza del Duomo.
Vi sono ospitate le reliquie della santa i cui festeggiamenti, che avvengono in luglio e a novembre, sono curati della Deputazione, un organismo laico i cui membri sono nominati dal sindaco della città, a testimonianza della sinergica intesa che sussiste tra la Chiesa locale e l’Amministrazione civile.
Le ragioni del concorso
Dopo che la chiesa di Maria Santissima Annunziata è divenuta sede vescovile, la cattedra è stata posta su un alto soglio vicino alla balaustra presso il lato nord del presbiterio ed è stato tamponato l’arco che alle sue spalle apriva verso la cappella del Santissimo Sacramento. Coerentemente è stato chiuso anche l’arco a questo prospiciente che sul lato sud apriva verso la cappella di San Clemente: in questa posizione sono stati collocati l’ambone e la sede del presidente non vescovo. Tali opere, realizzate nel corso degli anni, nel loro complesso hanno portato a una riduzione dell’ampiezza del presbiterio.
Un adeguamento liturgico postconciliare, sperimentato con l’inserimento di un nuovo altare ligneo su di una pedana posta di fronte alla scalinata con la cattedra al centro, non si è rivelato soddisfacente.
Invece la sistemazione attuale è ritenuta adeguata per quanto riguarda disposizione dei poli liturgici. Mantiene tuttavia il restringimento del presbiterio e presenta qualche difficoltà per i movimenti dei celebranti, si richiede quindi un più ampio ripensamento inteso a «ricercare una maggiore spazialità sia nella superficie complessiva dell’area presbiterale rispetto all’esistente sia nell’articolazione dei singoli poli liturgici che dovranno essere studiati come dei veri e propri “luoghi”» (dal DPP).
I passi preliminari
Il processo inteso a stimolare un ampio coinvolgimento della diocesi è cominciato il 1 ottobre 2021 con una conferenza tenuta da S.E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, volta a focalizzare i valori simbolici dei diversi poli liturgici. Sono seguiti incontri formativi curati da diversi esperti su temi quali: l’idea di chiesa che è sede della cattedra in relazione al contesto urbano (Don Mario Camera), l’idea di presbiterio come spazio aperto che mostra il volto sinodale della chiesa (Don Alberto Giardina). Ne è seguita una consultazione della comunità diocesana svolta tramite questionario online. Nel febbraio 2022 si è aperto un confronto con la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali cui hanno partecipato il Vescovo S. E. Mons. Antonino Raspanti, il Vicario Generale Mons. Giovanni Mammino, il gruppo di lavoro delegato formato da Don A. Milone (responsabile dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della diocesi), Don R. Stagnitta, Don M. Fresta (parroco della Cattedrale), la Soprintendente D.ssa Irene Aprile, la D.ssa Carmela Cappa e altri funzionari della Soprintendenza.
Il percorso preparatorio all’adeguamento ha interessato, oltre agli organismi preposti (la Parrocchia, il Capitolo, i Canonici, la Deputazione) anche diversi studiosi. Per i temi liturgici sono stati coinvolti alcuni docenti della Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo, dello Studio Teologico “S. Paolo” di Catania e alcuni accademici pontifici; per gli aspetti storico artistici hanno partecipato anche alcuni specialisti delle Università di Catania, Napoli, Palermo. Ne è scaturita la pubblicazione di uno studio completo sulla Cattedrale.
Le richieste poste dalla Diocesi
Sulla base del processo formativo e consultivo è stato formulato il DPP in cui tra l’altro si ipotizzano possibilità quali l’utilizzo “degli spazi laterali alle attuali scalinate d’accesso al presbiterio per la collocazione di cattedra e ambone”, l’apertura degli archi sui lati del presbiterio, lo smontaggio del soglio della cattedra e l’eliminazione della balaustra purché se ne conservino gli elementi altrove.
La posizione del fonte battesimale, accanto all’ingresso principale, e dei confessionali, lungo le pareti laterali, è ritenuta adeguata e non si richiede che venga rivista.
Il concorso
Il bando di concorso, aperto a gruppi di progettazione coordinati “esclusivamente da un architetto” è stato pubblicato nel marzo 2023 ponendo come temine ultimo per la presentazione delle candidature il 14 aprile 2023. Si sono iscritti al concorso 42 gruppi di lavoro provenienti da tutta la nazione, di cui si sono riscontrate positivamente le condizioni di partecipazione di 35 gruppi. In prima fase concorsuale hanno presentato la propria idea di progetto 24 gruppi, di cui sono stati ammessi alla fase successiva solo 8 proposte.
I gruppi ritenuti idonei sono stati convocati il 5 settembre 2023 per l’incontro informativo che, introdotto dal Vescovo, ha visto tra gli altri gli interventi di Don Fabio Raimondi, incaricato regionale BCE, Don Roberto Strano, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, Ing. Aurora Cristaudo, responsabile del procedimento, e di Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio BCE e edilizia di culto della CEI.
L’esito del concorso è stato pubblicato il 21 dicembre 2023: vincitore è risultato il gruppo coordinato dall'Arch. Alessandro Braghieri e costituito anche da Don Giorgio Santi, liturgista; Luca Cavalca, artista; Arch. Valentina Ghedini, Arch. Giulia Bisagno, Arch. Alessandra Gargano, Arch. Trayana Kovacheva e Arch. Maria Carratino, consulenti e collaboratori. Questa la motivazione: "Per l'originale interpretazione in chiave simbolica del rapporto tra il tema teologico soggiacente all'intitolazione della Chiesa Cattedrale e la presenza della meridiana caratterizzante la pavimentazione dell'aula liturgica. Il progetto di adeguamento si inserisce nello storico palinsesto architettonico in maniera armonica valorizzando la continuità spaziale tra l'aula e il presbiterio con attenzione particolare agli aspetti di dettaglio che ben risolvono l'innesto tra il nuovo e l'esistente. L'impianto liturgico proposto è coerente con i dinamismi rituali e favorisce la partecipazione attiva dei fedeli. La qualità artistica della proposta mette in evidenza le specificità iconologiche delle eminenze dello spazio, interpretando in maniera plastica l'elemento della luce come fattore qualificante e determinante della materia dei poli liturgici".
La Giuria ha inoltre assegnato una menzione al progetto del gruppo coordinato dall'Arch. Laura Meloni e costituito anche da: Arch. Marco Mariani e Arch. Emanuela Restante, progettisti; Don Maurizio Mariani, liturgista; Caterina Magri e Federico Giampaolo, artisti. Questa la motivazione: "Armonia compositiva dei vari elementi e qualità artistica dei luoghi liturgici. Apprezzamento per la scelta delle lavorazioni e per il modo di accostare tra loro i materiali della pietra e dell'oro, nonché per le cromie proposte, coerenti con il contesto della Cattedrale".
Il progetto vincitore
La disposizione di due ellissi sovrapposte offre la visione geometrica entro la quale si concreta la possibilità di dilatare lo spazio della celebrazione. Lungo il loro perimetro si dispongono i nuovi poli liturgici: sul presbiterio l’altare in posizione predominante con la cattedra e la sede del presidente non vescovo ai due lati, mentre l’ambone si eleva sulla pavimentazione dell’aula ponendosi come momento di raccordo tra presbiterio e assemblea
Il progetto prevede la rimozione della balaustra marmorea del presbiterio per risistemarla in due porzioni nelle due cappelle laterali in funzione di mensola, la rimozione del soglio su cui sta la cattedra e l’eliminazione degli elementi che chiudono i due archi ai lati del presbiterio. In questo modo tutta l’area del presbiterio si apre alla luce e alla libertà dei movimenti e dei rapporti visivi, recuperando anche la possibilità di passaggio tra questa e le due cappelle, del Santissimo Sacramento e nord e di San Clemente a sud.
La scalinata del presbiterio oggi consta di due parti: i due gradini più bassi occupano tutta la distanza tra i due pilastri del transetto, i cinque gradini superiori si raccolgono nella parte mediana. Il progetto prevede l’ampliamento dei cinque gradini superiori, così che la scalinata in tutto il suo sviluppo occupi tutta la dimensione della navata centrale. L’operazione viene compiuta tagliando a metà i cinque gradini per spostarne lateralmente le due parti sino a lambire i pilastri del transetto. Con lo stesso materiale (marmo rosso) viene ricostruita la parte mediana.
Così si libera e si amplia la prospettiva tra navata e presbiterio, e questo di per sé sul piano visuale offre una sensazione di maggiore prossimità tra i due spazi. Si modifica l’effetto di accentramento sull’asse mediano che deriva dalla situazione attuale e il presbiterio risulta dilatato.
È una soluzione che aggiorna la sistemazione barocca ma senza cancellarla. Il nuovo altare viene ubicato in posizione avanzata sul presbiterio e risulta ben visibile quale protagonista nello spazio liturgico: non più punto di fuga, irraggiungibile nella lontananza dell’abside dove resta l’altare storico.
La stessa opera di taglio e spostamento sui lati dei gradini della scalinata si pone come segno che enuclea tutta questa trasformazione: dalla crisalide barocca nasce un luminoso e ampio spazio liturgico, coerente con i dettami conciliari e destinato a durare nel tempo.
A sua volta anche il rapporto con la luce, che a seguito dell’erezione della chiesa a cattedrale è stato esaltato dal rifacimento marmoreo delle pavimentazioni e dalla disposizione della meridiana, viene portato a un significativo rinnovamento grazie all’interpretazione artistica dei luoghi liturgici, studiati in rimarchevole coerenza con lo spazio architettonico.
Così come la meridiana è una traccia di marmo chiaro che attraversa obliquamente il transetto raccogliendo i raggi solari che spiovono dal fianco sud della chiesa, sulle superfici dei nuovi luoghi liturgici risaltano, incise, tracce diagonali che scendono da destra verso sinistra, seguendo lo stesso cammino della luce che irradia la chiesa dal lato sud.
L’altare è posto su una pedana (bema) di marmo chiaro leggermente rialzata che si dilunga sulla pavimentazione del presbiterio: resta evidenziato non dalla soprelevazione, ch’è minima, ma dalla differenza cromatica tra pedana e pavimentazione.
Tutti i nuovi elementi sono composti nello stesso materiale: il marmo chiaro (onice) e in questo modo restano tra loro ricongiunti ma differenziati rispetto alle condizioni esistenti.
La nuova croce che occupa lo spazio al di sopra dell’altare, anch’essa in marmo chiaro, reca le medesime incisioni che presentano le superfici dei luoghi liturgici.
Nel collegare tale soluzione artistica con la disposizione della meridiana e più in generale con la tematica della luce, la relazione di progetto spiega: “Riprendendo tanta parte della tradizione pittorica relativa all’annunciazione, un raggio di luce, visibilità dello Spirito Santo, trasforma il Kronos, rappresentato della meridiana, in Kairos, espresso dall’onice della croce che si incunea nell’altare, nell’ambone e nella cattedra; qui la luce immateriale prende forma concreta e trasforma la materia dei poli celebrativi, così come lo Spirito trasforma la materia sacramentale, rende viva ed efficace la Parola proclamata, dona il carisma della presidenza e realizza così hinc et nunc la presenza di Cristo nell’azione liturgica”.
Rispondendo alla richiesta avanzata dal DPP di eliminare ogni barriera architettonica, il progetto prevede anche la sostituzione degli scalini che precedono l’accesso sul fianco nord della basilica con una rampa.
Il progetto segnalato
Una nuova pedana in marmo grigio è prevista dilungarsi di fronte all’attuale scalinata presbiterale inoltrandosi nella navata così da generare un nuovo bema sopraelevato di soli due gradini sul pavimento dell’aula e vicino ai luoghi dell’assemblea nelle navate.
Vi campeggia l’altare, un blocco in pietra pece dal cui colorito, scuro come quello della pietra lavica, erompe con la brillantezza dell’oro la forma della croce. Come spiega la relazione di progetto, questa soluzione pone in evidenza “la relazione tra la forza e la maestosità delle manifestazioni vulcaniche e la potenza e la luce di Cristo che risorge dai morti. L’altare è terra squarciata dal fuoco che esce dalle tenebre così come il Cristo risorto, potenza della vita di Dio che vince la morte”.
La stessa soluzione, in pietra scura con tagli e fessure color oro, è riservata alla cattedra, che una pedana semicircolare pone in rilievo sul bema, e all’ambone, poggiato sul pavimento dell’aula in posizione diametralmente opposta alla cattedra.
Le sedute per il presidente non vescovo e per i concelebranti sono previste in legno chiaro.
Gli altri progetti
Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Manuela Antoniociello e composto anche da Don Marco Valentini, liturgista, Oliviero Rainaldi, artista, Arch. Felice De Silva e Geom. Salvatore Giugliano, collaboratori, prevede di ampliare la scalinata del presbiterio, di eliminare la balaustra e di collocare i nuovi luoghi liturgici nella medesima posizione di quelli attualmente esistenti, disponendo una pedana d’altare oblunga in marmo chiaro discretamente elevata sulla quota della pavimentazione attuale.
L’ambone viene inserito sulla scalinata così da mediare il rapporto tra presbiterio e navata e presenta sul fronte la figura di un angelo che regge il cero pasquale.
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Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Giuseppe Cosentino e composto anche da Arch. Martina Calcinai e Arch. Lavinia Antichi, progettiste, Don Antonio De Grandis, liturgista, e Ugo Riva, artista, mantiene la dislocazione simile a quella attuale dei luoghi liturgici ma, eliminata la balaustra, fa avanzare il presbiterio con una nuova piattaforma in marmo chiaro nella quale una duplice scalinata disposta a “V” pone in evidenza da un lato l’ambone e dell’altro la cattedra.
Una pedana sopreleva l’altare sopra la quota del pavimento presbiterale: questo, ch’è in pietra lavica scura, così come gli altri poli liturgici, si staglia sul marmo chiaro su cui poggia.
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Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Cristiano Ferrari e composto anche da Ing. Eugenio Artioli, progettista, Don Giuseppe La Giusa, liturgista, Michele Carafa e Massimiliano Ferragina, artisti, eliminate le balaustre, propone di mantenere la medesima ubicazione dei poli liturgici esistenti. Ma la gradinata presbiterale è ricostruita in modo tale da avanzare con andamento trilobato nella navata.
I poli liturgici in marmo chiaro sono elaborati con l’inserimnto di tagli di vari colori, dei quali è richiamato il significato simbolico: giallo (Luce dell’Annunciazione e della Resurrezione); rosso (Sacrifico Eucaristico); nero (territorio acitano) e blu (Grazia divina e riferimento mariano).
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Il progetto del gruppo coordinato dall’Arch. Anna Polisano e composto anche da Arch. Mario Mazzeo e Arch. Luciano Marino, progettisti, Don Pierangelo Scaravilli, liturgista, Giuseppe Lanzafame, artista, mantiene una disposizione dei poli liturgici simile a quella attuale e, eliminata la balaustra, propone una scalinata centrale. Sui due lati avanza il piano sopraelevato del presbiterio così da collocare cattedra e ambone più vicini all’assemblea.
L’altare, sollevato su di un singolo gradino, è concepito come un monolite in pietra lavica sui cui fronti sono scolpite figurazioni che rappresentano la moltitudine dei popoli uniti in un vorticoso movimento.
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Il gruppo coordinato dall’Arch. Valerio Poltrini e composto anche da Arch. Renato Righi, progettista, Don Norberto Valli, liturgista, Ellie Ivanova, artista, propone l’ampliamento della scalinata e, eliminata la balaustra, di collocare la cattedra sul lato sud del presbiterio. L’ambone è posto su una pedana poggiata sul pavimento della navata.
Scrive la relazione di progetto: “Nella disposizione dei poli si è evitata una facile assialità: le rotazioni e gli scostamenti tra i diversi elementi permettono di leggerli in sequenza, come episodi di un percorso che dal fonte battesimale, passando per il pulpito e l’ambone arriva all’altare”.
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Il gruppo coordinato dall’Arch. Graziano Testa e composto anche da Arch. Marialaura Calogero, progettista, Don Francesco M. Platania, liturgista, Matteo Pennisi, artista, Prof. Luigi Pellegrino, consulente, propone di far arretrare il presbiterio attuale eliminando la sua porzione anteriore e svuotandolo degli elementi che vi sono stati collocati dopo l’elevazione della basilica a cattedrale. E, rimossa la balaustra, di aprire una nuova pedana presbiterale sopraelevata di due gradini sulla pavimentazione tra i due pilastri del transetto.
Come spiega la relazione di progetto: “Fra gli stessi muri perimetrali e a parità di superficie la Cattedrale si arricchisce di una stanza, idealmente estratta dal terrapieno del presbiterio, come vi fosse già contenuta in attesa di emergere”.
Leonardo Servadio