Una chiesa neppure tanto attempata (è stata costruita tra il 1958 e il 1961) ma già inagibile, con attigui locali parrocchiali ancora più recenti (del 1970) ma anch'essi in pessime condizioni strutturali: il tutto “dovuto alla cattiva qualità dei materiali posti in opera e a un serio quadro fessurativo che compromettono la sicurezza dell’immobile” come recita il Documento preliminare alla progettazione (DPP). Tentare di riparare l'edificio comporterebbe costi superiori a quelli di una nuova costruzione: si sceglie quest'ultima opzione. Intraprendendo un percorso atto non solo a realizzare un nuovo centro parrocchiale adatto alle particolari condizioni del terreno, ma anche a garantire che questo sarà in grado di superare la sfida del tempo così da non generare nel futuro prevedibile altri disagi simili a quelli attuali.
La città e il territorio
Affacciato sul golfo di Castellammare, il Comune di Terrasini si trova una trentina di chilometri a ovest di Palermo, lungo la strada che dal capoluogo va verso Trapani, non lontano da Punta Raisi, dov'è ubicato l'aeroporto intitolato ai magistrati Falcone e Borsellino. Il paesaggio è caratterizzato a est dalla cerchia di bassi monti che abbracciano la conca in cui sorge l'abitato e, sull'altro lato, dal fronte marittimo lungo il quale si alternano spiagge, calette petrose e dirupi scoscesi.
Tra le attività economiche, oltre alla pesca, all'agricoltura e all'allevamento spicca l'artigianato, in particolare della ceramica. Il clima temperato e la varietà della costa sono ragione anche di una certa attività turistica e dal 2012 la popolazione, che supera i 15 mila residenti, appare in leggero aumento, anche perché v'è chi, pur lavorando a Palermo, ha deciso di stabilire qui la propria residenza.
Tra le emergenze architettoniche che testimoniano la ricchezza storica del luogo, oltre alla cattedrale di Maria SS. delle Grazie risalente alla fine del sec. XVIII, e a diversi palazzi nobiliari oggi acquisiti dal Comune come sedi amministrative o musei, spicca il sistema di torri di guardia costruite per sorvegliare il mare e lanciare l'allerta nel caso di incursioni piratesche; la più antica è quella di Capo Rama, eretta nel sec. XV.
La preparazione e il concorso
La popolazione residente nel territorio della parrocchia di Maria SS. del Rosario è di oltre settemila persone: circa la metà degli abitanti di Terrasini. Diversi sono i gruppi attivi al suo interno, a partire dal Cammino Neocatecumenale che qui conta oltre duecento aderenti; vi sono anche diversi catechisti ed educatori, un comitato preposto a organizzare le feste religiose, la Caritas e il Consiglio pastorale.
Ha contribuito al dialogo con la comunità parrocchiale un gruppo di lavoro del CLI Lab (il laboratorio del Convegno Liturgico Internazionale del Monastero di Bose) composto da giovani professionisti e studiosi di architettura, ingegneria, storia dell'arte, filosofia, liturgia: Luca Chiappetta, Rocco Rosi, Bartomeu Jané Areny, Giovanni Zaccaria, Sofia Novelli, Vittorio Pio Incampo. Sono state svolte presentazioni di carattere formativo e si sono aperti tavoli per approfondire temi di carattere architettonico progettuale: il rapporto tra lo spazio e la fede, l'accoglienza, l'illuminazione e la funzionalità, la liturgia, l'estetica e la bellezza. Una serie di articolate schede informative ha infine permesso di mettere a fuoco gli orientamenti prevalenti tra i parrocchiani.
Questo percorso si è tradotto anzitutto nella formulazione di un DPP articolato e preciso, atto a trasmettere in modo accurato ai partecipanti al concorso le direttrici sulle quali impostare le loro proposte progettuali.
Ne è emersa la richiesta di un edificio che sia sobrio, solido e sicuro sul piano strutturale, facilmente accessibile anche da chi ha limitazioni di carattere fisico, dotato di un'architettura capace di trasmettere una sensazione di pace, accoglienza, luminosità e calore, con un'aula liturgica conformata in modo avvolgente attorno al polo dell'altare, un salone parrocchiale e molte aule per il catechismo.
Tra i particolari del DPP risalta la richiesta di prevedere uno spazio nursery che consenta alle mamme con bambini piccoli di partecipare alle celebrazioni senza che i pianti di questi siano di disturbo. E tra le altre richieste segnaliamo queste: che il nuovo edificio sia ben caratterizzato in pianta così da essere riconoscibile dall'alto, dagli aerei che transitano a bassa quota in prossimità dell'aeroporto e dai vicini monti; che ci sia solo l'aula ecclesiale, senza cappella feriale; che l'apparato artistico sia elaborato in modo figurativo rifuggendo da espressioni astratte; che la progettazione della luce sia curata anche in relazione al suo significato simbolico; che lo spazio sia studiato sotto il profilo acustico così riducendo al minimo l'uso di apparati elettrici. Significativa della cura di dettaglio è la richiesta che nella chiesa siano presenti vere candele, intese come simbolo di quel che si sacrifica per dare luce: “la luce artificiale non dovrà svilire questo simbolo”.
La canonica, oggi ospitata nel complesso dei locali parrocchiali, sarà ubicata in altro edificio vicino, ma la sua realizzazione non è parte del concorso per il nuovo centro. Il suo spostamento consentirà di lasciare più ampi spazi agli altri servizi parrocchiali nel nuovo edificio, ma richiede pure che questo sia pensato in modo da favorire i collegamenti con quella che sarà la sua nuova ubicazione.
All'avviso diramato dall'Arcidiocesi al fine di ricevere la manifestazione di interesse da parte di gruppi di progetto, hanno risposto entro la scadenza prevista (26 aprile 2020), ben 142 gruppi provenienti un po' da tutta Italia. Ventuno di essi sono stati ritenuti idonei a partecipare al concorso.
L'incontro tra questi e i Committenti, svoltosi in modalità online il 16 luglio 2020, è stato presieduto dal vescovo, S.E.R. Michele Pennisi, e ha visto la partecipazione del direttore dell’Ufficio Nazionale BCE don Valerio Pennasso, dell'incaricato diocesano per l'edilizia di culto don Pietro Macaluso, del parroco don Giuseppe Ingrao e del responsabile del procedimento, arch. Maria Raffaella Segreto.
Dei gruppi selezionati solo 17 hanno presentato i propri elaborati e tra questi il 15 dicembre 2020 la Giuria ha scelto quale vincitore del Concorso il progetto del gruppo di lavoro coordinato da Davide Olivieri, dell'Ordine degli Architetti della provincia di Genova.
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare una menzione al gruppo coordinato da Andrea Maffei, dell'Ordine degli Architetti di Milano.
Il sito
Il lotto, di forma trapezoidale allungata, nel quale sorge il complesso parrocchiale da sostituire si trova entro un tessuto urbano composto da edifici di due o tre piani, tra le vie Matteotti (a est, ovvero a sinistra della chiesa attuale per chi la guarda di fronte) e Dante Alighieri (a ovest e sulla destra della chiesa).
Il corpo di fabbrica contenente le opere parrocchiali si trova sul retro della chiesa.
Caratteristica precipua del lotto è di estendersi su un duplice dislivello. Via Dante Alighieri si trova a una quota superiore rispetto all'altra via, per cui il corpo della chiesa sul lato destro si inserisce nel terreno, mentre sul lato sinistro emerge al di sopra della strada. Un altro dislivello di minore entità sussiste tra la parte nord del lotto, alla quota inferiore, dove sono ubicati oggi il sagrato e l'accesso principale alla chiesa, e il lato sud, a una quota maggiore, dove si trova il corpo dei servizi parrocchiali.
Il progetto vincitore
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall'arch. Davide Olivieri, composto anche dagli architetti Marco Alesi, Cristina Calì, Alberto Cusumano, dall'ing. Domenico Mancini, dal liturgista don Antonio De Grandis e dall'artista m° Flavio Senoner, prevede di ubicare l'ingresso principale della chiesa nella parte più alta del lotto e sul lato sud dell'edificio, con un'inversione di 180 gradi rispetto alla collocazione attuale, e di porre il corpo con i servizi parrocchiali nella stessa posizione da questi oggi occupata.
Così i due edifici, della chiesa e dei servizi parrocchiali, restano separati e tra di loro si apre il sagrato, mentre lo spazio libero a una quota più bassa (dove attualmente si trova il sagrato), funge da piazza dalla quale si accede al salone grande posto sotto il livello dell'aula ecclesiale.
Il salone parrocchiale, al livello più basso, rimane aperto verso via Matteotti e risulta seminterrato verso via Dante Alighieri.
La concezione formale dell'edificio chiesa riprende la figura della tenda, ma interpretata con solide superfici continue: infatti non vi sono finestre visibili al suo esterno e la luce entra nell'aula liturgica dalla grande vetrata a croce posta sopra il presbiterio e attraverso i suoi molteplici lucernari. Di questi, i due principali sono quello maggiore, sovrastante l'altare, e un altro, minore, sovrastante il battistero. Altre due file di lucernari accompagnano il fronte e il lato destro dell'aula ecclesiale lungo il quale stanno le effigi della Vergine e di san Pio.
All'esterno i due lucernari principali emergono spinti in alto da poderosi volumi tagliati in diedri che divengono elementi caratterizzanti la forma complessiva dell'edificio. Il lucernario del battistero funge anche da campanile e da sostegno alla croce.
Sui profili esterni, al di sotto della quota del sagrato, l'edificio presenta superfici rivestite in Pietra d'Aspra, il tufo calcareo tipico della zona: è lo zoccolo della nuova edificazione, la parte legata alla terra. Sopra di essa l'edificio presenta superfici più chiare, vicine alla luminosità del cielo.
Si può dire che la forma della chiesa sia conseguenza della ricerca della luce celeste e del modo in cui questa viene incanalata all'interno per porre in evidenza il principale luogo liturgico, l'altare, oltre alla tensione polare che, originando dal battistero posto alla destra dell'ingresso, a quello riconduce. Il battistero non è separato dall'aula ecclesiale ed è strutturato come una vasca circolare ribassata di due gradini, per la celebrazione per immersione. Da questa si eleva, su una colonna tortile, il catino per la celebrazione per aspersione.
La tensione polare attraversa in senso diagonale lo spazio a base rettangolare dell'aula ecclesiale e permette all'assemblea di disporsi in settori convergenti verso la pedana presbiterale, la cui pianta circolare invita l'assemblea a raccogliersi al suo intorno.
L'altare si presenta come una parallelepipedo composto da strati di marmo sovrapposti e alternati a strette fasce dorate, mentre l'ambone, la sede del presidente e le sedute degli accoliti sono composti dallo stesso materiale, ma hanno forme tendenzialmente circolari alla base, presentano superfici dirozzate, completate da porzioni dorate che contribuiscono a evidenziarne, tanto la singolarità, quanto il rapporto armonico con l'altare. Il tabernacolo è collocato in un ambito riservato sulla destra della parete di fondo così da favorire l'adorazione personale.
La doratura distingue lo sportello del tabernacolo e nell'ambone esalta il leggio.
L'organo e il coro sono disposti in prossimità del tabernacolo.
Per desiderio della comunità parrocchiale, si mantiene il crocifisso esistente che, accostato a una croce composta da lamelle lignee, è incastonato nell'alloggiamento della vetrata aperta sulla parete del lucernario soprastante l'altare.
Sacrestia e nursery sono poste dietro alla parete di fondo, con ampi passaggi dedicati rispettivamente sulla sinistra e sulla destra.
Il sagrato è pensato anche per la celebrazione all'aperto nei mesi estivi, durante i quali si prevede l'uso di tele ombreggianti.
Le aule per il catechismo si dispongono su due livelli nell'edificio dei servizi parrocchiali e anche l'ufficio del parroco.
Al livello più basso, accanto al salone parrocchiale, vi sono altri spazi di servizio quali la sede della Caritas e l'archivio.
È evidente come questa struttura architettonica non sorga prevalentemente da una ricerca formale, ma dall'impegno di accogliere, rivestire ed esprimere degnamente le diverse funzioni liturgiche, pastorali, comunitarie del centro parrocchiale.
Il progetto segnalato con menzione
Il progetto del gruppo coordinato dall'arch. Andrea Maffei, composto inoltre dall'ing Bruno Finzi, dal liturgista don Roberto Tagliaferri e dall'artista m° Domenico Paladino, propone una distribuzione spaziale simile a quella esistente: fronte principale della chiesa verso nord e edificio delle opere parrocchiali in continuità con quello. Il tutto entro un volume unico, dotato di copertura a due falde, e di superfici esterne chiare e traforate per favorire la circolazione dell'aria e della luce.
La parte posteriore del complesso parrocchiale, ove trovano posto su tre livelli il salone parrocchiale e gli altri spazi di servizio, si distingue dalla parte riservata alla chiesa grazie alla presenza di fenditure verticali sui due lati e perché nella porzione terminale si interrompe la copertura a due falde per dar luogo a una copertura piana a terrazzo.
Il fronte principale è caratterizzato da un alto e profondo portale a volta, il cui disegno è ripreso all'interno nella parete di fondo dove si staglia con aureo splendore al modo di un'abside entro la quale campeggia un mosaico con la figura della Vergine col Bambino. Il crocifisso è collocato sulla sinistra, in coincidenza con la custodia eucaristica.
Una fenditura continua separa all'interno la copertura dalle pareti, in tal modo comunicando leggerezza e aumentando il chiarore che su di esse scivola e che da esse trapela.
Il battistero è ubicato sulla sinistra dell'ingresso e la penitenzieria alla sua destra, nella profondità dello spazio definito dalle due pareti parallele che compongono il fronte principale della chiesa, conferendo importanza al luogo della soglia.
Gli altri partecipanti
Il gruppo di lavoro coordinato da Aldo Barbieri, dell'Ordine degli Ingegneri di Bologna, ha disegnato un edificio sollevato su un sistema di colonne che lascia un spazio libero al livello inferiore, protetto da una copertura avvolgente che diviene porticato-nartece d'ingresso nella parte superiore del complesso, con una chiesa dotata di una grande vetrata istoriata.
Il gruppo coordinato da Marco Castelletti, dell'Ordine degli Architetti di Como, ha preso lo spunto dalla figura della vela per dar luogo a un volume contraddistinto in facciata e in copertura da superfici concave imperniate attorno a una croce bene in evidenza sul fronte: come fosse l'albero maestro di una grande nave.
Il gruppo coordinato da Luca Chiappetta, dell'Ordine degli Ingegneri di Cosenza, si è ispirato al tema degli archi a sesto acuto, presenti nel portico di ingresso e nei fianchi esterni della chiesa mentre l'interno è caratterizzato da una serie di archi a tutto sesto i quali sul lato sinistro si dilatano generando una fuga che inquadra il tabernacolo.
Il gruppo coordinato dal Mattia Del Prete, dell'Ordine degli Architetti di Roma, recupera echi dell'architettura siculo normanna ma con disegno contemporaneo, con una copertura ottagonale sulla chiesa e alte cuspidi su campanile e battistero. L'aula liturgica è a pianta centrale con pareti perimetrali istoriate con illustrazioni iconiche.
Il gruppo coordinato da Nathalie Grenon, dell'Ordine degli Architetti di Siena, suggerisce morbidi movimenti a onda che nella copertura azzurra, che richiama il velo dell'Annunciata di Antonello da Messina, assommano le immagini del cielo e del mare. Con simile andamento anche la facciata s'incurva ad ansa, nel segno dell'accoglienza.
Il gruppo coordinato da Davide Marazzi, dell'Ordine degli Architetti di Milano, propone una chiesa composta da quattro volumi digradanti a cascata, a partire dalla parte più alta verso via Dante: gli scarti verticali così generati permettono di aprire finestrature atte a favorire la circolazione dell'aria e della luce.
Il gruppo coordinato da Tomaso Monestiroli, dell'Ordine degli Architetti di Milano, ha immaginato un edificio scandito da una serie di fenditure laterali atte a render luminosità entro la chiesa; sopra la pedana d'altare si eleva un alto volume svettante, a base ottagonale caratterizzato dal colore azzurro, che distingue anche il portale.
Il gruppo coordinato da Silvia Negroni, dell'Ordine degli Architetti di Roma, concepisce un'aula ecclesiale a “Communio Raum”, sviluppata a ellissi imperniata sulla bipolarità di ambone e sede, entro un volume che, protendendosi lateralmente verso un breve campanile, dà luogo a un porticato che copre l'ingresso.
Il gruppo coordinato da Michele Palazzotto, dell'Ordine degli Architetti di Palermo, ha scelto l'ogiva quale figura portante: questa in facciata si presenta come altissimo portico aperto all'accoglienza e all'interno definisce l'andamento della copertura e la sequenza che sui lati scandisce la progressione verso l'altare.
Il gruppo coordinato da Roberto Pupella, dell'Ordine degli Architetti di Palermo, ha studiato un edificio a pianta trapezoidale caratterizzato lungo via Dante da un volume emergente tagliato da una grande croce che resta in evidenza sul lato. Al suo interno si inserisce una chiesa di forma ellittica.
Il gruppo coordinato da Samuel Quagliotto, dell'Ordine degli Architetti di Latina, ha inseguito l'immagine della casa-chiesa per individuare spazi dal volto familiare in diversi spiazzi esterni e snodi interni in cui spiccano gli spigoli arrotondati e la grande aula celebrativa con una copertura intesa a far fluire aria e luce con plastica morbidezza.
Il gruppo coordinato da Giuliano Sammartino, dell'Ordine degli Architetti di Roma, presenta un edificio con la facciata principale contraddistinta da una grande croce in risalto il cui braccio orizzontale funge anche da pensilina sopra l'ingresso; all'interno la chiesa è disposta lungo l'asse minore, con l'altare incorniciato da un'alta parete dorata.
Il gruppo coordinato da Andrea Vaccari, dell'Ordine degli Architetti di Pavia, assume i dislivelli del terreno come occasione per proporre un sagrato articolato con scalinate e rampe e, dando particolare rilevanza al volume del battistero, raccoglie l'aula ecclesiale attorno all'asse minore così da esaltare la prossimità tra fedeli e altare.
Il gruppo coordinato da Angelo Verderosa, dell'Ordine degli Architetti di Avellino, presenta un volume dalla figura molto “mediterranea”, la cui copertura riproduce la pendenza longitudinale del terreno, con la facciata principale della chiesa nella parte più alta e, dall'altro lato, un imponente campanile elevato su più livelli.
Il gruppo coordinato da Marzia Zamboni, dell'Ordine degli Architetti di Reggio Emilia, propone un volume dalle superfici chiare che all'esterno si protende sdoppiandosi in alto sul lato verso via Dante quasi a sottolineare le differenze di quota del terreno, riprese anche all'interno attraverso profili longitudinali in evidenza sulla copertura.
Leonardo Servadio