Sono circa ottocento gli abitanti che vivono in alcuni piccoli agglomerati distanti tra loro poche centinaia di metri nel territorio della parrocchia che, fondata nel 1999, sulla Piana di Gioia Tauro ha il suo centro in Cannavà di Rizziconi. Gli altri nuclei che ne fanno parte sono Cirello, Cariati, Rotta, Gabellotta, Sandalli. La popolazione è giovane, vi sono molte famiglie con figli piccoli, ed è impegnata non solo nel tradizionale settore agricolo – che peraltro sta conoscendo un importante rilancio in questi anni – ma anche nel commercio e nel turismo. Purtroppo da tempo l'amministrazione comunale è assente, essendo stata ripetutamente sciolta per infiltrazioni mafiose, e questo rende ancor più rilevante l'attività della comunità, che non a caso si è già dotata di uno spazio aggregativo destinato ad accogliere le attività parrocchiali, in un edificio la cui pianta ha forma di “L”, ubicato su un terreno destinato ad “attrezzature pubbliche” nel borgo di Cannavà. Tale terreno si trova vicino alla corte attorno alla quale si raccolgono i due edifici delle famiglie Acton e Colonna, feudatari dell'epoca borbonica.
Su tale corte prospetta anche la piccola cappella gentilizia dedicata a Santa Teresa del Gesù Bambino che, costruita tra Sette e Ottocento, pur essendo di proprietà alla famiglia Acton, sinora è stata usata per le celebrazioni liturgiche. Tuttavia, dato il numero di coloro che partecipano alle celebrazioni, si rende necessaria una chiesa di dimensioni maggiori, e che sia sentita come pienamente appartenente della comunità.
Nelle consultazioni con la comunità in vista dello svolgimento del Concorso è stato coinvolto il CLI Lab, il Laboratorio interdisciplinare di liturgia e architettura organizzato dall'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto della CEI insieme col Monastero di Bose e rivolto a giovani architetti, liturgisti, artisti e filosofi provenienti da tutta Italia (v. https://bce.chiesacattolica.it/?s=cli+lab ). Uno dei gruppi di partecipanti al CLI Lab si è recato a Rizziconi e ha accompagnato diversi esponenti della comunità, in prevalenza giovani, in visite guidate alle chiese esistenti nel territorio: dallo studio dell'architettura e di queste e dell'arte in esse contenuta, sono emerse idee e proposte per il nuovo edificio di culto.
Il concorso
La Diocesi ha pubblicato nel novembre del 2018 l’ “avviso per manifestazione di interesse” inteso a dare avvio al concorso per la realizzazione della nuova chiesa. Tredici sono stati i gruppi selezionati e, alla fine dell'iter concorsuale, ne sono restati dieci. Il 24 luglio 2019 la Giuria, convocata dal Vescovo, S. E. Mons. Francesco Milito, si è riunita presso la Casa del Laicato a Gioia Tauro e ha individuato nel progetto presentato dal gruppo coordinato dall'architetto Maria Teresa Morano, dell’Ordine di Reggio Calabria, quello più confacente alle necessità della comunità. La Giuria ha anche deciso di assegnare il secondo premio al progetto presentato dal gruppo dell'architetto Patrizia Santaniello, di Avellino e il terzo premio al gruppo coordinato dall'architetto Jacopo Benedetti, di Roma. Tali decisioni sono state rese note tramite un comunicato pubblicato il 30 luglio 2019 dall'ingegner Paolo Martino, direttore dell'Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e l'Edilizia di Culto della Diocesi nonché Responsabile unico del procedimento (Rup).
Il sito
Gli edifici tipici della zona sono i cascinali agricoli, estesi in modo lineare lungo le strade. La nuova chiesa sarà ubicata sull'area nella quale si è insediato l'edificio dei servizi parrocchiali: un terreno che può essere raggiunto da est attraverso una strada pubblica. Per sottolineare la continuità con la storia del luogo, sarà dedicata ai due genitori di Santa Teresa del Gesù Bambino: i SS. Louis e Zelie Martin.
Il progetto vincitore
Il progetto presentato dal gruppo coordinato dall'architetto Maria Teresa Morano è impostato sulla continuità con gli edifici agricoli della zona, e i suoi autori descrivono in questo modo l'idea che lo ispira: “Come un artigiano intaglia i tasselli dei propri decori, così la nuova Chiesa deve inserirsi come tessera di mosaico, operando per affinità e integrazione”.
Ecco dunque che la nuova chiesa si presenta con un profilo simile a quello della cascina agricola, seppure disegnata con sensibilità tutta contemporanea. Il sagrato che la precede è costeggiato a nord dal parcheggio che si allinea lungo il lato del lotto e, a sud, dell'edificio già esistente dei servizi parrocchiali.
La copertura della nuova chiesa, a due falde, non risalta per dimensioni o per motivi formali: se non che la falda verso il parcheggio (a destra per chi guarda dal sagrato) è più inclinata e più lunga, così da raccordarsi al suolo e da porsi come protezione a fronte di quanto sta fuori dalla chiesa. Invece sull'altro lato la falda del tetto rimane elevata e apre il sottostante fianco della chiesa, definito da una serie di volumi di variata convessità, a un dialogo diretto con l'edificio di servizi parrocchiali.
Quest'ultimo viene perimetrato da un leggero traliccio atto a reggere piante rampicanti che decorano di verde l'area quadrangolare di sua pertinenza, nella quale si pone anche un campo di calcetto.
Ortogonale al volume della chiesa, e accanto alla zona presbiterale, si innesta un più basso edificio lineare che termina verso sud-sudovest col campanile. Questo edificio, in cui trovano posto la sacrestia, l'archivio e l'ufficio parrocchiale, si distingue per il suo porticato lungo il quale si allineano i pannelli in acciaio corten recanti le immagini che interpretano la Via Crucis.
Dunque la Via Crucis è esterna alla chiesa, e questo le permette di suggerire un diretto collegamento con la trama di percorsi che innerva il territorio parrocchiale: sia quelli seguiti dalle processioni nelle principali festività, sia quelli che uniscono i nuclei abitati disseminati sulla pianura circostante. Sono tutti percorsi che nella nuova chiesa trovano il loro luogo di arrivo e di ricongiungimento.
Un altro elemento di ricongiungimento è dato dalla parete destra (lato nord-nordest) della chiesa; questa infatti dall'interno si prolunga all'esterno, fin sotto la parte della copertura che a mo' di nartece precede la facciata. Su tale porzione esterna si vede, in rilievo bronzeo sull'intonaco bianco, una figura di Santa Teresa che, assunta in Cielo, diffonde tutto attorno le rose, i fiori che le erano cari e che raffigurano la grazia che promise di far piovere sulla Terra. All'interno la stessa parete, a tutta altezza e per tutta la lunghezza, definisce il lato destro dell'aula dove, al centro si trova un'altra figura in rilievo della santa, raccolta nell'orazione, entro uno spazio punteggiato da tante altre rose. La facciata è totalmente trasparente, per cui consente di apprezzare nella sua interezza questa parete dedicata a santa Teresa, mentre evidenzia l'immediatezza del rapporto tra esterno e interno.
La chiesa è commisurata alle dimensioni della comunità. Vi sono file di panche per un totale di centoventi sedute, raccolte in quattro settori divisi longitudinalmente dal camminamento assiale che conduce verso l'altare e trasversalmente da un altro camminamento che lo incrocia in posizione mediana. Quest'ultimo unisce la figura di Santa Teresa orante, che campeggia sulla parete di destra, con lo spazio dedicato ai suoi genitori, i Santi patroni, Louis e Zelie Martin, che si trova lungo il fianco di sinistra.
Questo fianco si compone di una serie di anse in cui i mattoni sono disposti in modo alternato così da lasciare filtrare la luce del giorno: la prima ansa ospita il battistero, seguono la penitenzieria, lo spazio dedicato ai genitori di santa Teresa, la custodia eucaristica e infine il coro.
Oltre che attraverso la trama di aperture nelle pareti svasate, la luce penetra all'interno della chiesa da diversi lucernari: ve n'è uno sopra ciascuno degli spazi che compongono il fianco sinistro, altri tagliano le falde del tetto in due serie di tre su ciascuna, e altri due lucernari longitudinali sono disposti, uno sopra la parete dedicata a Santa Teresa e l'altro sopra la parete di fondo, così da illuminare la pedana dell'altare. I soffitti interni sono elaborati con elementi lignei collocati in modo tale da diffondere al meglio la luce che spiove dall'alto e da disegnare un ambiente acustico favorevole.
Anche la croce, che domina sulla parete di fondo, è composta da una serie di aperture passanti che lasciano intravedere la luce solare: in questo modo, grazie allo splendore della luce si interpreta il desiderio di accostare, al ricordo del sacrificio di Cristo, anche quello della vittoria sul peccato e della resurrezione.
Il secondo classificato
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Patrizia Santaniello pone il campanile nel luogo in cui si accede al terreno su cui sorge il centro parrocchiale, mentre il complesso sagrato-chiesa è ubicato sul terreno attualmente libero a nord dell'edificio esistente dei servizi parrocchiali. La lunghezza del sagrato è sottolineata da un porticato che ne definisce il lato verso l'edificio esistente e, sull'altro lato, da un canale che s'inoltra dal campanile sino toccare lo spazio del battistero, posto subito sulla destra dell'ingresso principale alla chiesa.
L'aula liturgica è attraversata da due tensori: il primo è l'asse che dall'ingresso principale conduce verso l'altare e verso il crocifisso che domina la parete di fondo, il secondo è quello che incrocia il primo e, dall'ingresso feriale (nel fianco sud della chiesa) riconduce all'immagine di Santa Teresa che sta sulla parete laterale nord.
Lungo il primo asse sono ubicati, accanto all'ingresso, da un lato il battistero e dall'altro i luoghi della riconciliazione; l'assemblea si dispone su sedute mobili di fronte all'altare e ai lati di questo vi sono, a destra la schola cantorum e a sinistra un'altra parte dell'assemblea; dietro alla parete di fondo, sulla quale si apre uno spazio dedicato al Santissimo, vi sono la sagrestia, l'ufficio parrocchiale e altri spazi di servizio.
Lungo il secondo asse si incontra anzitutto l'ambone – una presenza cospicua, importante, monumentale – e più oltre l'altare, quindi la sede del presidente alle cui spalle sta una parete recante l'effige di Santa Teresa. Dietro a questa, si trova la Via Crucis.
Il terzo classificato
Il progetto del gruppo coordinato da Jacopo Benedetti ha preso le mosse dalla tracciatura di due percorsi ortogonali che dividono il terreno in quattro porzioni: un asse segna il percorso che si accosta al lato nord dell'edificio esistente; l'altro asse individua il percorso ortogonale al primo e passa a ovest dell'edificio esistente. Dei quattro settori risultanti, quello a sud-est è occupato dall'edificio esistente. Nell'incrocio tra i due percorsi è posto il battistero, che pertanto diviene il fulcro del nuovo complesso.
La chiesa è posta nel settore a nord-ovest, in posizione diametralmente opposta a quella del fabbricato esistente. Nel settore nord-est è ubicato il campo sportivo e nel settore sud-ovest un ampio sagrato, definito su due lati da un porticato e su un altro lato da un filare di alberi di arancio. Dal portico si accede alla chiesa attraverso un nartece e nell'aula, a base quadrata, l'altare è posto verso il lato nord.
Sulla destra dell'altare si trova la schola cantorum, preceduta dall'accesso alla sacrestia e, prima ancora, si trova la custodia eucaristica. Di fronte alla schola, sul lato opposto dell'aula, si trovano la sede del presidente e le sedute dei concelebranti, alla sinistra delle quali si apre una nicchia che ospita e incornicia l'ambone.
Cospicua nell'aula risulta la presenza del battistero, in posizione diametralmente opposta a quella della sede del presidente: una collocazione che mira a dar rilevanza ai percorsi processionali interni, che attraversano tutto lo spazio dell'aula.
Gli altri progetti
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Fiorenzo Barbieri prevede che l'edificio liturgico sia disposto sul lato nord del terreno, entro un volume parallelepipedo in cui risaltano due aperture zenitali sopra il battistero e l'altare.
Il progetto del gruppo coordinato da Elisabetta Fedele dà particolare rilevanza al campanile, e prevede per la chiesa un volume composto da piani che, intersecandosi con diverse angolature, dinamizzano l'insieme.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Renato Laganà propone una chiesa a base rettangolare con cinque rigonfiamenti semicircolari per i luoghi liturgici, dei quali il maggiore, sopra l'altare, origina un lucernario a semicono.
Il gruppo coordinato dall'architetto Jody Majoli propone una chiesa dal disegno lineare, dietro alla cui parete absidale si apre un “giardino segreto”, e, per individuare gli ambienti del lotto, aggiunge un sistema di “gabbie” che reggono piante rampicanti.
Il progetto coordinato dall'ingegner Francesco Nucera immagina una chiesa dalla geometria complessa, che sale da una pianta quadrilobata inserita in un recinto porticato per culminare con uno slanciato campanile, ad andamento iperbolico.
Il progetto del gruppo coordinato dall'architetto Emanuela Restante privilegia il percorso verso la cappella esistente e propone un semplice parallelepipedo che acquista vitalità e significato attraverso intagli dal carattere evocativo e suggestivo.
Il progetto del gruppo coordinato dall'ingegner Marco Riso prevede un'aula celebrativa sviluppata in larghezza e raccolta entro un volume con tetto piano caratterizzato da un attento studio delle aperture di luce, tra le quali risalta l'altissimo portale.
Leonardo Servadio